Odio su Facebook, quella doppia morale di Palazzo Vecchio che colpisce i più deboli

Sui discorsi di odio su internet è impressionante il doppiopesismo della giunta Nardella e degli amministratori cittadini del Partito Democratico. Prendiamo spunto dalla recente cronaca fiorentina.

Il 4 giugno apprendiamo dalla Nazione che Palazzo Vecchio è pronto a querelare per oltraggio e diffamazione a mezzo stampa cinque persone che hanno scritto commenti infamanti nei riguardi dei vigili e dell’amministrazione comunale. Ecco la reazione nei confronti della Polizia municipale dei cinque leoni da tastiera dopo aver scoperto che Firenze è la terza città italiana per incassi da multe stradali:

“Infami”; “Stronzi”; “Stronzi e zozzi”; “Pezzi di merda”; “Teste di cazzo”; “Bastardi infami”; “Inutili”.

Poche settimane prima, il 12 maggio, Repubblica ci ha invece raccontato come il presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi abbia accelerato le procedure di sgombero di alcuni rom – e raccolto il plauso a giochi fatti – dopo aver accolto le segnalazioni, inquietanti e razziste, pubblicate sul gruppo Facebook Sei di Coverciano se…. In quel caso gli epiteti avevano questo tenore:

“Cacciamo i ladri rom” (nessun furto compiuto da quella famiglia) ; “Gli zingari fanno prostituire i bambini!” (nessun bambino costretto a prostituirsi); “Stuprano e defecano ovunque” (nessuno stupro all’ordine del giorno); “Razza che gli piace fare come vogliono” (sic); “Potevi schiacciarla con la macchina” – nei confronti di una donna rom, con la seguente replica: “Avevo paura di sporcare la macchina!”.

Interrogato dalla giornalista Maria Cristina Carratù, Pierguidi risponde serafico:

“A occhio non mi sembra che il gruppo sia un focolaio di razzisti, e comunque queste sono le regole di Facebook”.

Nessun obbligo certo, ma neanche un moto di indignazione verso i razzisti da parte dell’amministratore Pd, nessuna censura e, naturalmente, nessuna denuncia alla magistratura. Neppure dopo l’uscita sul giornale.

Eppure la Costituzione italiana condanna ogni forma di razzismo “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione […] di razza […]. Ne discendono innumerevoli leggi a livello nazionale ma anche comunitario e internazionale, (L. 654/1975; D. Lgs. 215/2003 e D. Lgs. 216/2003 attuativi di direttive comunitarie; D. Lgs. 198/2006). In particolare con la legge n.654/75 chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico è punito con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro; chi commette o istiga atti di violenza o di provocazione alla violenza per gli stessi motivi, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

Ci rivolgiamo quindi al Sindaco Nardella – sempre che abbia finito di innaffiare i sagrati delle chiese per spazzare via le briciole di pane o di banchettare nel tunnel della Fortezza mentre il traffico sopra impazzisce a causa della chiusura del tunnel medesimo – per conoscere la linea della sua amministrazione in merito ai discorsi di odio sui social. Nel frattempo restiamo con la convinzione – ancora una volta – che la fazione politica oggi al potere in città è semplicemente forte coi deboli e invece liscia il pelo a chi esercita una pressione elettorale sulla pelle dei più deboli, immigrati su tutti.

La coesistenza tra democrazia formale e relazioni sociali sostanzialmente fasciste è molto pericolosa, e chi è razzista va fermato sempre. Il “nuovo colonialismo” non passa più per l’occupazione militare, ma per xenofobia, razzismo, discriminazione, esclusione sociale. Sindaco Nardella, tu da che parte stai?

perUnaltracittà