Noi, studenti e studentesse, ci siamo dati appuntamento venerdì 12 ottobre per scendere in piazza. Da poche settimane siamo tornati sui banchi di scuola e, come ogni anno, i problemi persistono e aumentano. Tuttavia nessuno sembra percepirli, sono stati normalizzati sfruttamento e repressione; cani e poliziotti davanti a scuola non fanno nemmeno scalpore; i tetti continuano a crollare mentre si investono ingenti somme in tornelli e badge elettronici.
Nemmeno i nuovi decreti del governo 5Stelle-Lega, in particolare il decreto ‘scuole sicure’ attuato dal ministro dell’Interno Salvini, sono argomento di dibattito per i corridoi delle nostre scuole. Tutto sembra in preda ad un torpore apatico e apolitico: domina la logica del ‘non possiamo farci niente’. Ma noi ci siamo! E vogliamo farci sentire! I problemi ci sono, li vediamo, li analizziamo e vogliamo risolverli. Perché come studenti esigiamo istruzione e non repressione: vogliamo partecipare attivamente, come soggetti e non come oggetti delle pessime riforme che ormai da troppo tempo seguono una logica di profitto e sfruttamento a discapito della valorizzazione degli spazi e del diritto allo studio per tutti e tutte.
Non vogliamo essere trattati come automi, perché, se dobbiamo agire, lo faremo con la nostra testa.
Per questo continuiamo a lanciare cortei, perché non ci stancheremo mai di far sentire la nostra voce: perché non siamo indifferenti, siamo partigiani!
A chi ci guarda con superficialità e ride del nostro impegno nella politica, come modo di essere coscienti e consapevoli della realtà circostante e della forza che possiamo avere uniti, noi rispondiamo:
- Ci sono ragazz* che nell’alternanza scuola-lavoro si infortunano senza essere tutelat* e lavorano senza essere pagat*;
- Ci sono scuole che ricevono fondi per badge, quando in altre crollano soffitti e non funzionano impianti;
- Ci sono distinzioni indecenti tra licei ed istituti che non consentono un accesso egualitario al diritto allo studio;
- Ci sono sezioni d’élite alle quali solo chi è ricco può accedere, mentre gli altri finiscono con l’essere reclusi in classi di serie B;
- Ci sono fondi stanziati per garantire alle scuole la ‘sicurezza’ dei poliziotti e dei cani antidroga, piuttosto che essere destinati a un’istruzione pubblica, laica, solidale.
Il mondo va avanti, ma nella direzione sbagliata: quello che emerge è il quadro di una scuola che, invece di unire, divide, che, invece di istruire, indottrina.
Noi non ci stiamo e invitiamo tutti ad aprire gli occhi su una realtà che dobbiamo contestare: per far sentire la nostra voce, per far valere le nostre idee.
DALLE SCUOLE ALLE STRADE,
CI HANNO TOLTO TROPPO, CI RIPRENDIAMO TUTTO
Rete dei Collettivi fiorentini
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