E’ terra di depressione

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La Toscana, è la regione dove vivono più persone depresse in cura, in rapporto alla popolazione: 69,7 ogni 10mila residenti, nel 2017.  

La Toscana detiene pure il primato nazionale del ricorso a farmaci antidepressivi. I consumi più elevati di farmaci antidepressivi per l’ultimo anno di riferimento (2017) si sono registrati in Toscana, Liguria, PA di Bolzano e Umbria (rispettivamente, 61,5; 54,2; 53,6 e 52,5 DDD/1.000 ab die), mentre le regioni meridionali, con l’eccezione della Sardegna, presentano valori di consumo molto più bassi del valore nazionale (nello specifico: Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Molise). Il valore della Campania è di circa il 50% inferiore a quello della Toscana.  

Prima per disagio mentale in Italia

‘Se si usano come bussola i consumi di psicofarmaci si può tracciare una mappa del disagio mentale in Italia che vede la Toscana prima per depressione…’, scrive il Sole24ore, nel luglio 2019 

La causa sarà il lavoro, l’ambiente, le difficoltà da superare per accedere ai servizi sanitari, le abitudini di vita, sarà che si beve più alcol della media italiana, che si fuma di più della media nazionale (le donne),un mix di tutte queste o altro?    

La S. di Stendhal alla rovescia dei cittadini toscani

Si consolida purtroppo quel trend depressivo, cioè il peggioramento del benessere psicologico, di cui gìà avevamo scritto nel 2016 .

Un pesante cappotto nero avvolge i toscani, forse indotto anche da una ‘spaventosa mutazione antropologica rivolta verso una omologazione sul Brutto (inteso nel senso più lato) ha trovato paradossalmente in questa città [Firenze] rappresentante del Bello la sua più visibile epifania’, scriveva  profeticamente Antonio Tabucchi. ( A.Tabucchi, Gli zingari ed il Rinascimento, edizioniPiagge, Firenze 2019).

Le regioni più depresse sono le più ricche?

Al secondo posto, per le persone depresse in cura, cioè  persone che sono state curate (o sono ancora in cura per i sintomi della depressione) presso il servizio sanitario nazionale, c’è un’altra regione “ricca”, l’Emilia Romagna con 51,4. Al terzo posto una regione del Sud tra le più benestanti, la Puglia, con il 49,1. La Sardegna è invece la regione meno depressa con il 14,4, e così la Campania. Il numero di donne depresse è quasi doppio rispetto agli uomini, a livello nazionale: 48,3 ogni 10mila abitanti le prime e 29,2 i secondi. 

Il paradosso di Easterlin

Si  potrebbe dire che i soldi non fanno la felicità, visto che nelle regioni più ricche ci sono più persone in terapia per la depressione, oppure ipotizzare rifacendosi al cosiddetto ‘Paradosso di Easterlin’, che quelle regioni hanno superato il limite, oltre il quale all’aumento del reddito diminuisce la felicità, oppure che in quelle regioni le diagnosi sono più precise, e/o il Servizio Sanitario Nazionale residuo, funziona meglio..

Solidali e sempre più differenti

Al di là di quello che stanno a significare questi dati, che sono di non facile interpretazione, occorre reinventare nuove maniere di stare al mondo, nuove forme di socialità, per tirarsi fuori da questa depressogena economia neoliberista del profitto e della crescita perpetua, che ciascuno inconsapevolmente ha introiettato dentro di sé.

Disuguaglianze e depressione

I dati dell’epidemiologia sociale dicono che infelicità e depressione, sono concentrate in società caratterizzate da grandi disuguaglianze e da valori superficiali e competitivi. Ai valori di riferimento orientati verso denaro, status sociale, e potere sono associati un maggior rischio di depressione e un minor senso di autorealizzazione. Più egolatria più infelicità

No era depresiòn, era el capitalismo!

Il capitalismo riduce tutto allo stato di merda. Nella società neoliberista della solitudine, dell’incertezza esistenziale e della lotta di tutti contro tutti, si cominciano ad assumere farmaci già da minorenni.

Adolescenti toscani come gli anziani

Entrambi abusano di psicofarmaci. A dirlo è l’ultimo rapporto annuale Espad (European School Project on Alcool and Other Drugs), condotto dall’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), un progetto europeo di indagini sull’uso di alcol, droga, sostanze psicoattive e gioco d’azzardo, nelle scuole, tra gli studenti fra i 15 e i 19 anni curato per la parte italiana dall’Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa: 1 minorenne italiano su 10 (1 su 6 in Europa) ha utilizzato psicofarmaci (sonniferi,  antidepressivi, stimolanti), senza alcuna prescrizione medica. Anche in questa classifica negativa, seppur di poco gli studenti toscani superano la media italiana: l ’11, 7 % dei toscani, contro l’11,3% degli studenti italiani ha assunto almeno uno psicofarmaco, nel 2017.

Senza contare che in Toscana è pure più alta la percentuale degli studenti che ha assunto almeno una sostanza illegale nel 2017 (‘canne’, nuove sostanze psicoattive (NSP),cocaina etc): in Italia la media è del 26%, in Toscana sale al 30%.

E’ evidente che molti dei nostri giovani, specie se toscani,  provano una inquietante mancanza di senso e di inadeguatezza nei confronti della vita.

La Toscana, gallina dalle uova d’oro per BigPharma

Negli ultimi dieci anni, dal 2006 al 2016, in Europa c’è stato il 32,5% di aumento di consumo di farmaci antidepressivi. In Italia la regione leader di questa classifica, come abbiamo già visto, è la Toscana, che ha avuto un aumento del 100% dal 2001 al 2010; in Europa la nazione leader è il Lussemburgo.

‘I farmaci antidepressivi cosiddetti inibitori selettivi del reuptake della serotonina hanno costituito a partire dagli anni Ottanta una vera e propria gallina dalle uova d’oro, per l’industria farmaceutica’, scrive lo psichiatra Benedetto Saraceno. (B.Saraceno, Sulla povertà della psichiatria, Derive Approdi, Roma 2017).

Ed il loro consumo è sempre in aumento:  nel 2018 continua a crescere il numero di dosi di farmaci antidepressivi assunti dagli italiani, con una spesa del 3,7% maggiore rispetto al 2017.

I farmaci antidepressivi sono così efficaci?

Le metanalisi [metodi statistici che prendono in considerazione i risultati di diversi studi clinici] dei farmaci antidepressivi mostrano benefici modesti rispetto ai trattamenti con placebo..’ (I.Kirsh et al, PLOS Medicine, 26.02.2008)

Potenza di fuoco del marketing

‘L’industria farmaceutica domina alcuni settori della medicina e impone scelte terapeutiche con la complicità dei prescrittori, inconsapevole a volte e consapevole altre.’ (B.Saraceno, op. cit)

BigPharma spende molto più per il marketing che per la ricerca: ‘Pfizer  a fronte di 11,4 bilioni di dollari spesi nel marketing ne ha spesi 4,8 di meno per la ricerca e AstraZeneca ha speso 4,3 bilioni in ricerca  ma 7,3 in marketing’ (B. Saraceno op.cit)

‘Quando i fumi depressivi si dissolvono e riprende a pulsare la tensione desiderante collettiva anche il cervello si mette a immaginare possibilità fino a ieri impensate. E diventa allora possibile riattivare il futuro che l’assolutismo capitalista ha distrutto.’ Franco Berardi Bifo.

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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4 commenti su “E’ terra di depressione”

  1. Roberto Renzoni

    Interessante che le due regioni “rosse” più appariscenti siano le più depresse. Son state deluse da Togliatti e poi, scendendo, da Renzi e prendon medicine per dimenticare? E come se ne esce? Arrabbiandosi di più e obbligando chi comanda a prenderli lui gli antidepressivi per poi levarsi di torno.

  2. massimo de micco

    Ma non potrebbe influire anche il fatto che in Toscana, essendoci centri attivi nella diagnosi e nella terapia, ci siano di più gli specialisti e i medici di base pronti a identificare i sintomi della depressione? Quando si ha una parola per indicare certe cose se ne vedono di più. Ricordiamoci degli indios che “non vedevano” le navi dei conquistadors, non avendo parole per parlarne…

    1. Ornella De Zordo

      Sulla ci indagherò meglio (non la vedo), quanto al libro che citi, no, non l’ho letto ma mi dice l’amico Gilberto P. che ne sa più di me: “L’autore è più che attendibile:
      “(…) Questa volta si tratta di Philippe Pignarre e di Isabelle Stengers. Philippe è un personaggio multiforme: trotskista della “Lega Comunista Rivoluzionaria” negli anni ’70, è stato direttore della comunicazione per i laboratori di Synthélabo, una delle più grosse case farmaceutiche francesi, nonché docente di medicinali psicotropi presso l’Università di Parigi VIII. Alla Synthélabo fonda l’istituto omonimo “per il progresso e la conoscenza” con il quale edita una collana indipendente e prestigiosa dal nome “Les empêcheurs de penser en rond”, non prima di aver avuto garanzie sulla completa autonomia editoriale della stessa. Quando la Synthélabo è stata acquisita da Sanofi formando il gruppo Sanofi-Synthélabo, Philippe viene licenziato. Insieme a Isabelle fonda allora una nuova casa editrice con lo stesso nome della collana appoggiandosi alle edizioni Seuil. Per sopraggiunti disaccordi, lascia la Seuil nel 2008 sbarcando alla Découverte dove pubblicherà con la dizione: Empècheurs de penser en ronde/La Decouverte. ”

      Da: https://www.perunaltracitta.org/2017/09/17/stregoneria-capitalista-pratiche-uscita-dal-sortilegio/

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