No Nutella, no Campari: tutta colpa dell’Europa!

La trattativa in corso nell’eurogruppo per il piano economico speciale per i paesi più duramente colpiti dalla pandemia da Covid 19 ha portato alla luce un aspetto dei trattati comunitari di cui non si parla spesso: l’esistenza di paesi come il Lussemburgo l’Irlanda e l’Olanda che applicano misure fiscali di grande vantaggio per grandi patrimoni e multinazionali.

E’ di questi giorni la notizia che la Campari, storica azienda italiana, ha portato la propria sede in Olanda, è solo l’ultima di molte aziende italiane, perfino di aziende partecipate dallo Stato italiano.

La fiera intransigenza del governo olandese contro ogni ipotesi di strumento comune di debito europeo, volto a tentare di attutire la catastrofe economica e sociale imminente, sembra dimenticare l’ammontare delle somme di fatto sottratte, attraverso il fiscal dumping, ai paesi più duramente colpiti dall’epidemia.

Qualche numero può aiutarci a meglio comprendere la portata della doppia morale economica olandese.

Il report del Tax Justice Network pubblicato quest’anno riporta i dati delle aziende americane dettagliando dove sono stati dichiarati costi e profitti nell’UE nel 2016 e 2017.

Invece di pagare le tasse nei paesi nei quali i profitti erano generati le aziende hanno preferito riparare in Olanda, si calcola che i mancati introiti per le casse pubbliche dei paesi UE siano intorno ai 44 miliardi di €.

Se è immediata la comprensione del perché le aziende scelgano di godere dei vantaggi fiscali del paradiso olandese, (possono arrivare ad aliquote inferiori al 5%) meno chiaro è come l’Unione Europea possa permettere che al proprio interno esistano paesi che propongono e perseguono una politica di competizione fiscale al ribasso nei confronti di altri paesi membri.

E ancora, perché mai la politica italiana non ha denunciato con forza questa situazione? Perfino Enel ed Eni, partecipate dallo Stato Italiano (Ministero dell’Economia!), hanno spostato le sedi di alcune consociate ad Amsterdam. Perché l’Italia non denuncia il trattato che permette questo “furto”?

Sempre secondo Tax Justice Network 1 miliardo e mezzo di € di imposte societarie su attivi generati in Italia volerebbe ogni anno nei Paesi Bassi.

Un miliardo e mezzo che potrebbe essere impiegato per mettere in sicurezza le nostre scuole, i nostri ponti, i nostri ospedali.

Se la politica sembra non accorgersi o interessarsi del tema forse potremmo tentare noi, dal basso, almeno a denunciare lo stato delle cose, magari boicottando le aziende che trasferiscono la propria sede nei paradisi fiscali.

Proviamo a far parlare di questo, diffondiamolo!

Le principali imprese sono :

Ferrero, in Lussemburgo

Campari, Eni, Enel, Mediaset, Cementir, del gruppo Caltagirone, Exor (FCA,  CNH Industrial, PartnerRe, la casa automobilistica Ferrari, Juventus, il settimanale The Economist, il gruppo editoriale GEDI, proprietario dei quotidiani la RepubblicaLa StampaIl Secolo XIX, il settimanale L’Espresso, una catena di quotidiani locali e varie radio), Prysmian, Saipem, Telecom Italia, Illy, Luxottica Group, in Olanda.

P.S. Exor SpA è il gruppo di investimenti della Fiat, l’ex IFI, non vi sfuggirà la doppia ironia della cosa: è la piu’ grande azienda italiana, storicamente diventata tale grazie al continuo ricorso a finanziamenti dello Stato Italiano, non certo all’abilità imprenditoriale di Gianni Agnelli!

Lo sappiamo, sarà dura rinunciare al Campari e alla Nutella, vendere il Van Gogh, ma quando il gioco si fa duro…

P.P.S.

Ovviamente il boicottaggio si estende anche ai prodotti importati dall’Olanda, in rete potete trovare liste complete, qui ci limitiamo ai marchi più diffusi: Heineken, Philips, TNT, Unilever (e sì, tocca anche rinunciare al Cornetto Algida) e ci auguriamo, soprattutto per voi, che stiate attenti alla provenienza della verdura e non accettiate di mangiare pomodori o peperoni coltivati nelle serre olandesi.

*Fiammetta Benati