A Firenze un centro commerciale al posto del Duomo: “È vecchio”

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Notizie dal futuro. “Palazzo Vecchio è stato distrutto, la Basilica di Santa Maria Novella è stata distrutta, la Basilica di Santa Croce è stata distrutta, lo stadio Artemio Franchi è stato distrutto. E ora sono ancora lì, più belli di prima. Però se distruggere è un termine troppo forte, allora potrei usare demolire. Anzi, meglio: rifare. Ecco, rifarò il Duomo di Firenze”. Sta tutto in questa brutale dichiarazione di Gaddo Landi, il nuovo sindaco di Firenze, il destino della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, comunemente nota come Duomo di Firenze, ai cui lavori attesero, nel corso dei secoli, Arnolfo di Cambio, Giotto e Pippo Brunelleschi, con contributi di Donatello e Michelangelo (che scolpì per essa il David, poi collocato nella Piazza dei Priori, e ora davanti al McDonald’s di Piazza della Stazione, in modo da essere immediatamente accessibile ai turisti; e devo dire che il David non sfigura, con la parrucca rossa di Ronald McDonald, la clownesca mascotte creata negli anni 60 su cartoni del Vasari).

Ma come si può distruggere, demolire, rifare un capolavoro del gotico italiano, un monumento nazionale? Si può, perché un articolo di legge (votato da Pd, Italia Viva e Lega, con l’opposizione del M5S e il parere negativo del Mibact) ha spogliato i monumenti italiani delle tutele che li proteggevano grazie al Codice dei Beni culturali.

Cosa avverrà ora? L’idea che prende corpo nelle riunioni che si susseguono è di salvare il celeberrimo campanile di Giotto e la cupola del Brunelleschi, che verranno e spiantati e rimontati alle Cascine, dove il campanile sarà riservato ai paracadutisti della Scuola di Guerra Aerea e la cupola farà da terza pavoniera, mentre il corpo dell’edificio sarà destinato alle ruspe: è la stessa leggina a garantire “il rispetto dei soli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione”.

Il Consiglio superiore dei Beni culturali (massimo organo tecnico-scientifico del Mibact) ha stigmatizzato con forza questa ipocrisia, ricordando che “il valore testimoniale di un bene culturale difficilmente si può preservare estrapolandone alcuni elementi e distruggendo l’insieme. Si ricorda che tutta la letteratura specifica riconosce al Duomo di Firenze il merito di aver contribuito a formare la cultura del progetto in Italia e nel mondo, grazie alla definizione della forma architettonica complessiva, al calcolo ingegneristico e alla sperimentazione delle potenzialità turistiche del marmo”. Quando quella legge scellerata sarà portata davanti alla Corte costituzionale verrà, con ogni probabilità, cassata: ma –è la domanda –ciò accadrà prima o dopo che il capolavoro di Arnolfo di Cambio, Giotto e Pippo Brunelleschi sia fatto a brani, devastato, cancellato?

Il vero punto sono i 50.000 mq di negozi che il Comune di Firenze vuole costruire dove ora sorge il Duomo. Esatto: un’opera d’arte sarà sostituita da un nuovo clamoroso centro commerciale, alla faccia della retorica della bellezza sventolata ogni giorno dal sindaco. Nei giorni scorsi, l’avvocato di Marco Brunelleschi – pronipote di Pippo e presidente dell’associazione “Filippo Brunelleschi in quanto tale” – ha inviato una diffida al Comune di Firenze: “Tutte le modifiche all’Opera che ne alterino la percezione e che, conseguentemente, risultino di pregiudizio alla reputazione e alla stima sociale dei suoi artefici, saranno considerate ridicole”. Già 420 persone hanno firmato la petizione per salvare il Duomo lanciata su Change.org da un architetto cinese che ha dei cugini a Prato. La battaglia, culturale e legale, è appena cominciata.

di Daniele Luttazzi, pubblicato sul Fatto Quotidiano del 17 dicembre 2020

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