Lucia Tozzi: “Una nuova energia politica che nasce dallo svelamento della realtà”

A dispetto delle beneducate leggi sulla trasparenza, conoscere i processi di trasformazione delle nostre città e dei nostri territori, o anche solo i più elementari dati sullo stato dei fatti è diventato sempre più difficile. Un insieme di fattori – l’uso distorto di leggi sulla privacy e di regolamenti disciplinari della Pubblica Amministrazione, la logica promozionale del marketing applicata alla politica, la decadenza dell’industria editoriale – ha reso sempre meno accessibili le notizie più banali, basiche, senza le quali l’intero processo del controllo democratico cade a pezzi.

Con i suoi 150 numeri prodotti in quasi sette anni, La Città invisibile ha creato un polo di informazione di rara intensità e completezza sui temi della mercificazione e turistificazione dei luoghi, del degrado del lavoro, dei nuovi poteri, del land grabbing, delle grandi opere e del loro impatto ambientale, entrando nel merito delle leggi e dei provvedimenti più oscuri.

Questo grazie alla competenza e alla passione politica degli autori e dei collaboratori, attivisti coltissimi, ma anche e soprattutto grazie a una forma di generosità che è sempre più rara anche nei circuiti più guerriglieri: l’informazione è diventata una merce così rara che pochissimi la condividono. Non solo i giornalisti – i quali, travolti dai compensi sempre più esigui e dalle restrizioni sempre più severe, tendono a capitalizzare ogni piccolo dato, fonte, sapere di cui sono entrati faticosamente in possesso – ma anche ricercatori, esperti, membri di associazioni, attivisti, occupanti, finiscono spesso per ostacolare, più che facilitare, la diffusione di conoscenza profonda. Nello spirito della “comunicazione”, persino le organizzazioni più radicali centellinano i loro saperi, ne mostrano al pubblico solo lo strato superficiale o le parti più convenienti, presi dal timore di esporsi a critiche o di essere “derubati” del proprio lavoro di ricerca spesso gratuito. Oppure spinti dal desiderio di farne qualcosa, di utilizzarlo per ottenere un lavoretto, una consulenza, una partecipazione a qualcosa, una candidatura.

Il contrario di quello che si trova su La Città invisibile, dove è palpabile l’unico grande desiderio di spiegare i meccanismi più complessi, di rendere leggibile al numero più esteso di persone il contenuto di piani, leggi, manovre, scatole finanziarie, l’architettura dei sistemi d’interesse, e la falsità di certe promesse e di certi ottimismi. E di trasformare tutto questo sapere in nuova energia politica collettiva.

*Lucia Tozzi