Genova 2001, la politica migliore e il fallimento della sinistra istituzionale

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Genova 2001 per noi è stata, ed è ancora oggi, l’esplodere di energie vitali, l’aprirsi di orizzonti più vasti per la conquista di diritti, equità sociale e ambientale. E’ stata, ed è tuttora, l’espressione collettiva di una netta scelta di campo, l’emergere del sogno di un altro mondo possibile che si diffondeva contagioso, con una spinta forte a non delegare ad altri la lotta contro il sistema.

Una generazione di giovani che contrapponeva al progetto liberista nuovi modelli e altri ideali, un altermondialismo nato da analisi e lotte che dallo zapatismo passavano alla battaglia di Seattle e per il Forum sociale di Porto Alegre, tavoli di confronto dove si analizzano piattaforme alternative a quelle dei governi. Ma Genova 2001 è stata anche quello che Amnesty International ha definito “la più grave violazione dei diritti umani occorsa in una democrazia occidentale dal dopoguerra”; è stata la morte di Carlo Giuliani, un ragazzo, durante gli scontri di piazza, i pestaggi della polizia nelle strade e dentro la Diaz, le torture subite a Bolzaneto, i vertici politici che consentirono quella “macelleria messicana”.

Genova, in quel mese di luglio di 20 anni fa, ha messo in scena la consapevolezza del disastro a cui avrebbero portato le politiche neoliberiste della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale e dell’Organizzazione mondiale del commercio. Perché il Genoa Social Forum aveva centrato i temi che oggi compaiono, irrisolti, nel dibattito pubblico: il ruolo delle multinazionali, il peso del debito, le disuguaglianze sociali, la devastazione ambientale, l’erosione dei diritti, la riduzione degli spazi di agibilità sociale, la repressione. Genova è stata la conferma della distanza tra il movimento e la cosiddetta sinistra istituzionale che, priva di strumenti di analisi e sedotta dalle chimere del liberismo, non solo non ha fatto tesoro delle parole d’ordine che il movimento aveva individuato, ma le ha avversate, e infine le ha consegnate alla destra protezionista e antimondialista.

Grande, anche se non sorprendente, la responsabilità di quei partiti che, in teoria, avrebbero dovuto raccogliere la nuova visione e le nuove modalità e pratiche dal basso, per una alternativa al sistema a cui in teoria dicevano di contrapporsi. Invece, fin da subito è successo il contrario, a partire dal “restiamo a casa” di Fassino, segretario del più grande partito di una autodefinita “sinistra”, per proseguire con un appiattimento progressivo su posizioni conservatrici di destra. E allora, ripensando Genova 2001, cerchiamo di capire oggi da dove si può ripartire. Senza nessuna illusione su forze politiche e media di regime, sapendo il ruolo che controllo sociale e repressione hanno nel mantenimento dell’esistente, diffidando da protagonismi e velleitarismo, evitando cioè gli errori che nell’area di movimento sono stati commessi. In una parola, facciamo tesoro di quello che di prezioso ha significato.

Ornella De Zordo

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Ornella De Zordo

Ornella De Zordo, già docente di letteratura inglese all'Università di Firenze, e attiva per anni nei movimenti, è stata eletta due volte in Consiglio comunale - dal 2004 al 2014 - per la lista di cittadinanza 'perUnaltracittà', portando dentro il palazzo le istanze delle realtà insorgenti e delle vertenze antiliberiste attive sul territorio. Finito il secondo mandato di consigliera di opposizione ai sindaci Domenici e Renzi, prosegue con l'attività di perUnaltracittà trasformato in Laboratorio politico, della cui rivista on line La Città invisibile è direttrice editoriale.

1 commento su “Genova 2001, la politica migliore e il fallimento della sinistra istituzionale”

  1. Roberto Renzoni

    Bisogna ripartire, cara Ornella, e con tutta la cautela e prudenza possibili (e non per paura ma per tattica) alla rimessa in piedi di ciò che c’era ed è stato distrutto nel tempo e non solo qui ma anche altrove: una organizzazione politica o partito. Credo che il vostro “insieme”, pur con tutte le naturali differenze, sia vicino a questa idea: coraggio e avanti e nessuno spavento se l’evento sarà oltre la nostra esistenza…..

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