L’educazione sentimentale di Eugenio Nicitra

Parlare del movimento del ’77 attraverso un romanzo, anzi un noir non è cosa facile. Molti sono i testi che anche in modo approfondito ne parlano. Se prendiamo in considerazione quanto scritto da Recami, non possiamo non citare il “Volume I” de Gli autonomi: le storie, le lotte, le teorie. Perché questo riferimento? Perché Recami scrive di Firenze, di Firenze in quel periodo. E di Firenze in quel periodo se ne parla appunto nel sopra citato “Volume I”.

Quanto si espresse in Italia è sovente definito “l’anomalia italiana”. Da Milano a Roma a Bologna al Veneto, senza escludere Napoli, la Calabria e altrove, possiamo tranquillamente affermare, sicuramente senza sbagliare, che non ci fu località, grande o piccola, che non fosse attraversata dall’onda anomala. Recami ci porta quindi a Firenze ed accompagnati dalle 303 pagine incontriamo non solo eventi, ma anche luoghi divenuti simbolo come la famosa, per Firenze, Aula 8 di Lettere con le assemblee, o il Banana Moon lo spazio culturale che riusciva a tenere assieme una storia infinita di dinamiche giovanili, di scelte politiche ed esistenziali; una vera e propria ventata di aria nuova. In una città, non la sola, dove le lotte studentesche, spesso portate avanti da “studenti fuori sede”, imperversano e gli scontri tra i cosiddetti extraparlamentari di destra e di sinistra erano all’ordine del giorno alzando la tensione ed il conseguente livello di scontro.

Eugenio Licitra è proprio uno studente fuori sede, proviene da Ragusa e si iscrive al corso di laurea  di  Filosofia, anche se con il tempo dovrà prendere atto di non capirci assolutamente niente. Coabita con altri 3 studenti, una modalità che, se continua a esistere tutt’ora, a quei tempi assumeva connotati davvero di massa, specialmente in città caratterizzata dalla presenza di università attrattive per migliaia di studenti, città che divengono “la culla del sapere”. Coabitazione che si porta dietro usi e costumi conseguenti per il vivere in comune, ad esempio la cassa comune o il dividere la cucina e l’uso del telefono. Studenti che dividono i propri pensieri tra attrazioni affettive e la militanza politica che diviene una vera e propria gara nell’avere qualcuno che si trova sempre più a sinistra.

Leggere Operai e capitale di Tronti o preferire la compagnia di 2 ragazze calabresi. Studenti che si vivono i corridoi delle facoltà, nonostante queste abbiano sede in luoghi decisamente belli come la facoltà di Lettere e Filosofia in via Bolognese in un antico monastero, con il loro rapporto odio/amore verso la città per quanto riguarda l’aspetto umano, e verso il Partito Comunista per quanto riguarda l’aspetto politico, e che imparano l’arte, deleteria, “ del parlarsi addosso “. Almeno 3 dei 4 studenti che abitano in via IX Febbraio sono più attratti, grazie alle conoscenze di uno di loro, a truccare la Fiat 600 con le sospensioni rinforzate e l’assetto ribassato per sfidare la macchina simbolo degli anni ’70, l’Alfasud, che studiare Hegel o Sartre.

Quanto descritto si sviluppa tra un furto nel frigo di casa, allucchettato, e una ragazza improvvisamente catapultata nell’appartamento. Fanno da sfondo, come detto all’inizio, avvenimenti come l’omicidio di Francesco Lorusso da parte delle forze dell’ordine a Bologna ed i moti conseguenti e la cacciata di Luciano Lama, segretario della CGIL all’università di Roma, che si riflette sugli equilibri della casa cioè nei rapporti tra i 4 abitanti l’appartamento: Eugenio con le sue elucubrazioni mentali su Epicuro e l’importanza del caso, e Democrito e il determinismo; Loriano, Loris, l’esperto meccanico/truccatore/modificatore; il Saggio stalinista e studente di medicina bocciato all’esame di Anatomia Patologica; D, militante di Lotta Continua, iscritto ad Architettura, aggredito da non si sa bene chi.

Un romanzo che ci fa respirare l’aria di quel periodo tra Taxi Driver e Gramsci; tra il seminario sul giovane Marx Freud e Niki Lauda; tra Massimo Cacciari, Martin Scorsese, Alan Sorrenti, i Sex Pistols, senza che l’uno si sovrapponga all’altro. Questo è il contesto, questa l’aria frastagliata degli anni ’70 a Firenze senza rimpianti né esaltazioni, ma un’aria benefica, prima che si avveleni dal divenire città/vetrina.

Edoardo Todaro