La Corsica non è un’isola

Dieci anni di occupazione non si cancellano con un colpo di spugna. Quando Corsica fu occupata, nel novembre del 2012, tante cose erano profondamente diverse, ma tante cose sembrano simili, se non addirittura uguali. Anche allora una crisi di diversa natura aveva prodotti gli stessi effetti che stiamo vivendo oggi. Impoverimento, insicurezza, smarrimento esistenziale e miseria sociale. Un gruppo di ragazzi e ragazze, accomunate dalla capacità di immaginazione e dalla fiducia nella lotta, decise di organizzarsi per riprendersi un pezzo di quella vita che stava finendo bruciata nelle tasche degli speculatori.

Occupazione Viale Corsica 81 FirenzeIn questi dieci anni non c’è lotta di cui non ci siamo interessati, non c’è gruppo di oppressi che non abbiamo supportato, sempre scommettendo sul fortissimo senso di comunità che ci unisce, più che su una linea politica o su un’organizzazione strutturata. A giudicare da tutti quelli che sono venuti in piazza oggi, possiamo dire che la scommessa è stata vinta. Non vediamo motivi per cui dovremmo fermarci qui. Altri dieci anni di sfide ci aspettano. Lo sgombero di un posto che abbiamo tutti chiamato casa, molti pur senza averci vissuto un giorno, non può che lasciarci addosso una ferita molto dolorosa. Ma Corsica non era quelle mura. Corsica è tutte le persone che erano in piazza oggi.

Corsica è un’idea di città radicalmente diversa da quella che vorrebbero imporci con le ruspe e con i manganelli. Un’idea che oggi abbiamo provato a riaffermare. Altre Corsiche nasceranno, altre comunità disposte a non delegare la gestione della propria vita, ma a progettarla e organizzarla ogni giorno. Giorni come questo fanno crescere, fanno diventare adulti, ma ci ricordano anche che è giusto combattere per i sogni che abbiamo sin da bambini.
Pensavamo che la Corsica fosse un’isola, oggi abbiamo scoperto che è un intero continente.