Helgoland di Carlo Rovelli

Le cose, le nubi, il cielo, le sensazioni, i pensieri, sono tutte entità vuote che nascono dall’incontro con altre cose. L’interdipendenza è l’argomento chiave, non ci sono essenze autonome, la realtà è costituita da una rete di relazioni. Anche l’io è l’insieme integrato dei nostri processi mentali, un processo non un’entità.

Di relazioni è fatto il nostro io, le nostre società, la nostra vita culturale, spirituale e politica, scrive Carlo Rovelli nel libro HelgolandNāgārjuna  suggerisce che la sostanza ultima, il punto di partenza… non c’è! […] La solidità del mondo fisico sembra essersi sciolta nell’aria…La realtà si è sfrangiata in un gioco di specchi. […] La tesi centrale del libro di Nāgārjuna è semplicemente che non ci sono cose che hanno esistenza in sè, indipendentemente da altro. […] Se nulla ha esistenza in sé, tutto esiste solo in dipendenza da qualcos’altro, in relazione a qualcosa d’altro. Il termine tecnico usato da Nāgārjuna per descrivere la mancanza di esistenza indipendente è ‘vacuità’ (śūnyatā): le cose sono ‘vuote’ nel senso che non hanno realtà autonoma, esistono grazie a, in funzione di, rispetto a, dalla prospettiva di qualcosa d’altro. […] Non c’è nessuna essenza ultima o misteriosa da comprendere, che sia l’essenza vera del nostro essere. ‘Io’ non è altro che l’insieme vasto e interconnesso dei fenomeni che lo costituiscono, ciascuno dipende da qualcosa d’altro. Secoli di speculazione occidentale sul soggetto e sulla coscienza svaniscono come brina nell’aria del mattino. […] Comprendere che non esistiamo come entità autonome ci aiuta a liberarci dall’attaccamento e dalla sofferenza. Proprio per la sua impermanenza, per l’assenza di ogni Assoluto, la vita ha senso ed è preziosa. […] A me come essere umano Nāgārjuna insegna la serenità, la leggerezza e la bellezza del mondo: non siamo che immagini di immagini. La realtà inclusi noi stessi, non è che un tenue e fragile velo, al di là del quale…non c’è nulla. […] L’idea di un mondo fatto di cose. Dobbiamo riconoscerla come un vecchio pregiudizio, un vecchio carretto che non ci serve più. […] Qualcosa della concretezza del mondo sembra dissolversi nell’aria, come nei colori iridescenti e violacei di un viaggio psichedelico.

In Helgoland si parla della teoria dei quanti che è l’allucinazione meglio in armonia col mondo. Osservare lo sciogliersi della sostanza, di quanto appariva solido come la roccia, ci rende più lieve, a me pare, la transitorietà e il fluire doce della vita […] Come Bogdanov: Fino all’ultimo, il coraggio di sperimentare, il coraggio di condividere, il sogno della fratellanza, per con-essere in divenire, vero Gil?

Carlo Rovelli, Helgoland, Adelphi, Milano, 2020-p.227, euro 15