Si pronuncia Social Hub, si legge ennesimo albergo

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Il primo febbraio è stato inaugurato a Firenze il nuovo Florence Social Hub Belfiore, seconda struttura del gruppo olandese di Charlie McGregor, dopo l’ex Student Hotel Lavagnini. La stampa ha in maggioranza sottolineato l’accessibilità e l’innovatività della formula ibrida che è la firma di queste strutture in tutta Europa. Quello che spesso si dimentica di specificare è che l’innovazione riguarda comunque un albergo, l’ennesimo a Firenze.

La innovativa formula ibrida che ha permesso e permette il successo imprenditoriale del gruppo risiede nell’offerta di una presunta ospitalità di tipo alberghiero “con tariffe contenute” per il mercato fiorentino, per le sistemazioni base, di affitti a lungo termine per studenti e dell’ampia disponibilità di spazi condivisi.

Andiamo a vedere.

Basta aprire il sito del nuovo TSH (divertente notare come nel cambio di nome, da The Student Hotel diventato francamente insostenibile, si sia mantenuto l’acronimo, inserendo un aspetto “Social” che risulta del tutto fuorviante). In realtà l’affitto più conveniente per studente è di 964 € al mese, mentre il costo medio è intorno ai 1300 €, una cifra improponibile per uno studente fuorisede italiano, forse accessibile per i tanti studenti e studentesse delle costosissime università americane con sedi in Firenze.

Per un lavoratore si arriverebbe a circa 1800€, molto più di uno stipendio medio!

Anche l’albergo non ha certo costi da ostello, perché di fatto è questo: un albergo, l’ennesimo.

Si parla di riqualificazione dell’area per la possibilità, bontà loro, anche per chi non risiede in albergo di frequentare, con un costo che si aggira intorno ai 100 € al mese, palestra e piscina.

E vogliamo parlare dei metri cubi di cemento che sono andati a appesantire un’area che avrebbe al contrario bisogno di spazi liberi per contrastare inquinamento dell’aria e del suolo? E’ questa la “riqualificazione” necessaria al quartiere? Una riqualificazione, tra l’altro, finanziata parzialmente con il PNRR per rinnovare ”le aree a favore della comunità locali e ampliando la disponibilità di alloggi per studenti” (www.Sace.it- Sace fa parte del gruppo CDP). Per quanto ci riguarda la risposta è certamente no.

In definitiva, come denunciato da più parti in questi giorni – dal Comitato Salviamo Firenze che da tempo si mobilita contro questo tipo di strutture, a studenti e lavoratori scesi in piazza il 1 febbraio – è sempre più insostenibile e insopportabile che la destinazione di ogni contenitore in città si trasformi in albergo o residence di lusso. Questo, contraddicendo le dichiarazioni della Sindaca circa la volontà di governare efficacemente il fenomeno dell’overtourismo, drogando il mercato immobiliare e rendendo sempre più difficile, se non impossibile, la vita delle persone residenti.

Dopo la desertificazione di servizi per residenti del centro Unesco, ormai ridisegnato a favore di turista, il proliferare di trasformazioni in strutture ricettive, a vario titolo, di gran parte del patrimonio abitativo, si continua con politiche che non fanno intravedere un’inversione di tendenza, e non basta certo l’annunciata campagna si eradicazione delle key box, dovuta alla meritoria denuncia del Comitato Salviamo Firenze; ancora una volta si indica la luna e ed è più comodo vedere il dito!

Firenze ha bisogno di una politica che cominci ad ascoltare e riconoscere le esigenze di chi ci vive, ci lavora e ci studia, e non di solo turismo vive questa città; servirebbe poi anche un occhio più attento alle condizioni di tutti i lavoratori del settore, perché è risaputa l’altissima percentuale di lavoro nero e grigio in tutto l’indotto.

Firenze ha bisogno di una seria politica abitativa, case popolari, affitti calmierati, spazi di aggregazione, aiuti al piccolo commercio a servizio della residenza e mille e mille altre proposte fatte negli ultimi venti o trent’anni a tutte le amministrazioni cittadine, e regolarmente fatte proprie, a parole, da ogni futuro/a sindaco/a in campagna elettorale, “riporteremo i residenti nel centro storico e in tutta Firenze”.

C’è forse in progetto la residenza onoraria a Charlie Mc Gregor, illuminato imprenditore scozzese per l’innovativa e riqualificante formula TSH? Lui potrebbe permetterselo!

 

 

 

 

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3 commenti su “Si pronuncia Social Hub, si legge ennesimo albergo”

  1. La cupola ed il Duomo sono grossi e difficilmente trasportabili. Consiglio all’ ennesima illuminata Giunta fiorentina di smontarli e venderli a pezzi.

  2. Paolo Degli Antoni

    Riporto di seguito la sequenza degli eventi e degli atti attraverso i quali si è realizzata questa struttura, come da mio intervento al convegno nazionale a Bologna nel settembre 2019 “IL RITORNO DELLA NATURA SPONTANEA NELLE CITTA’: UN’OCCASIONE DI RIGENERAZIONE URBANA DAL BASSO”:
    Caratteristiche dell’area: cenni storici e inquadramento geografico e ambientale
    Col termine ex FIAT Belfiore-Marcello si intende un’area di circa 3 ettari di superficie a Firenze in posizione centrale, ovvero lungo i viali di circonvallazione (viale Belfiore), e in particolare dove sorgeva un vecchio stabilimento FIAT, una filiale di vendita che fu dismessa negli anni ’90. A seguito della chiusura l’area viene acquistata da un privato che, con l’intento di costruire un hotel di lusso la cui progettazione era stata affidata all’architetto Jean Nouvel nel 2002 tramite concorso privato, chiede al Comune un piano di recupero della struttura in cui i volumi demoliti vengono moltiplicati per percentuali di nuova edificazione molto elevati. In Consiglio Comunale tale progetto passa per un solo voto favorevole rispetto ai contrari e i cittadini manifestano da subito di non essere favorevoli al progetto. Nel 2004 infatti si costituisce il comitato Ex FIAT Belfiore-Marcello per formulare osservazioni al piano di recupero e inviare agli enti competenti i propri contributi per la valutazione ambientale e strategica sull’area. L’impresa di costruzione ha tuttavia il nulla osta per iniziare il cantiere nel 2006 causando, oltre le demolizioni, la formazione di uno scavo profondo 18 metri per la costruzione di un edificio di circa 10 piani, di cui 4 interrati e 6 fuori terra. Lo scavo tuttavia andrà ad intercettare la falda acquifera causando l’allagamento dell’area e rendendo necessarie idrovore. Successivamente, a causa della crisi edilizia del 2008 e a una serie di abusi edilizi da parte dell’impresa, i lavori si fermano sia per procedimento fallimentare che penale e l’impresa verrà condannata per abuso edilizio aggravato dal danneggiamento di beni soggetti a vincolo paesaggistico. Pertanto dalla fine del 2009, dopo avere lasciato una vera e propria voragine nel terreno, il cantiere risulta fermo e in stato di abbandono. Le pompe smettono di funzionare permettendo la formazione di un lago di acqua di falda trasparente dell’ampiezza di circa un ettaro e che copre la maggior parte dell’area mentre nelle zone meno profonde si insedia un canneto colonizzato da numerose specie di uccelli. Invece, la parte permanentemente emersa (di soli 1.300 mq) viene colonizzata molto fittamente e velocemente da specie arboree spontanee come Populus alba L., Populus nigra L., Salix alba L., Salix caprea L. determinando la formazione di un piccolo bosco a copertura quasi completa, senza lasciare spazio alle specie infestanti quali Ailanthus altissima Mill. e Robinia pseudoacacia L.
    Obiettivi e processi di cittadinanza attiva in risposta ai progetti di riqualificazione.
    Negli ultimi anni di abbandono i cittadini si sono attivati in vari modi per salvaguardare questa nuova area naturale insediatasi nel centro della città con manifestazioni e flashmob. L’area è stata anche candidata due volte come luogo del cuore FAI. Tuttavia nel 2017, tramite asta giudiziaria, la proprietà passa ad una società olandese (The Student Hotel) che per la riqualificazione dell’area utilizza un progetto ancora più impattante rispetto al quello di Jean Nouvel. Il progetto infatti prevede la costruzione di un maxi hotel per studenti, con 550 camere e servizi quali parcheggi, appartamenti e negozi. Contro tale progetto i cittadini e il comitato ex FIAT Belfiore-Marcello si sono dimostrati ancora una volta contrari. Il comitato quindi, vista la minaccia di scomparsa di questo ecosistema che si è formato negli ultimi 10 anni, ha chiesto ufficialmente alle Istituzioni che venga almeno salvaguardato il piccolo bosco a pioppeto-saliceto, classificato anche come habitat di pregio H027 del repertorio naturalistico toscano. Purtroppo, tale richiesta non è stata accolta dalle Istituzioni, le quali affermano che la formazione vegetale spontanea non può essere considerata di nessun pregio naturalistico, trattandosi di specie infestanti (SIC!), suggerendo tuttavia di proporre al Comune di piantare nuovi alberi nelle aree pubbliche limitrofe come forma di compensazione all’abbattimento, aggirando in questo modo il regolamento del verde comunale.

    1. Ornella De Zordo

      Grazie Paolo per questa scheda che ricostruisce le intricate vicende connesse alla trasformazione dell’area ex Fiat di viale Belfiore. Può ben essere definito un caso emblematico della pessima gestione urbanistica nella città di Firenze. Non certo l’unico, ma uno dei più significativi. Ce ne occuperemo ancora, riprendendo il filo dei ragionamenti fatti nei tuoi articoli e in quelli di Adriana Dadà, pubblicati su La Città invisibile.

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