Scelte disarmanti. A Pisa il 14 giugno: Lotte e percorsi per un’Europa di pace

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L’occasione di confronto e crescita che si terrà il 14 giugno a Pisa, per iniziativa del Movimento No base né a Coltano né altrove vuole affrontare le dinamiche concrete del bellicismo imperante e delle sue ricadute sui territori, con l’aiuto di sette personalità competenti e politicamente impegnate, non solo italiane.

Sarà un momento nodale sia per trarne nuova motivazione interna alle lotte che il Movimento porta avanti già da diversi anni, sia per la coscienza sperabilmente duratura che contribuirà a far nascere nel pubblico presente.
La storia e le ragioni del Movimento No base sono efficacemente espresse da un recente articolo di Paolo Baldi
dove si sottolinea peraltro un fatto distintivo dell’operare dei No Base: la tendenza a far convergere istanze politiche, associative ed anche religiose piuttosto variegate in un unico flusso di opposizione alla militarizzazione dei territori e della vita sociale. In ciò si fa leva sulla spesso antica capacità critica ed emancipativa espressa da ciascuna delle realtà chiamate a dialogare e collaborare. In sostanza i No Base potrebbero riuscire ad essere autenticamente laici proprio nel far fronte comune con organismi sociali di radici e provenienze molto lontane fra loro e dalle loro, contro quello che definiremmo il ‘war new deal‘. Cioè il mostruoso atteggiamento bellicista ‘atlantico’ che ha sostituto rapidamente il green new deal, che per quanto incerto e spesso di facciata, era sicuramente meno dannoso.

Del resto già da tempo il grande scrittore Amitav Gosh, in chiusura di uno dei suoi illuminanti scritti di ispirazione ambientale (La grande cecità, Neri Pozza, 2017. pp. 191 e seguenti) ha indicato una buona strada e dei buoni compagni con cui schierarsi e lottare:
Mi piacerebbe credere che una grande ondata di movimenti laici di protesta in tutto il mondo possa farci uscire dal vicolo cieco e portare a cambiamenti decisivi. Ma il problema è il tempo. Il cambiamento climatico è un problema “contorto! e non “normale”, proprio perché l’orizzonte temporale per intraprendere un’azione efficace è molto ristretto (…) E’ difficile immaginare che dei movimenti popolari di protesta possano acquistare abbastanza slancio in un orizzonte temporale così ristretto: di solito ci vogliono anni, se non decenni. e mettere in piedi un movimento nell’attuale situazione è ancora piu difficile perchè gli apparati di sicurezza di tutto il mondo sono pronti a contrastarne l’attivismo [centratissima previsione di quanto accaduto in queste ore in Italia con la conversione in legge del “Decreto sicurezza”!! Ndr].
Se si vogliono fare significativi passi in avanti, se si vuole lottare contro la securitizzazione e la privatizzazione della crisi climatica, bisogna che in prima linea ci siano comunità e organizzazioni di massa già esistenti. E quelle in grado di mobilitare più persone sono le organizzazioni religiose. Inoltre le visioni religiose del mondo non sono soggette ai limiti che hanno reso il cambiamento climatico una sfida così impervia per le istituzioni governative: trascendono gli stati nazione e riconoscono le responsabilità intergenerazionali a lungo termine; non ricorrono a ragionamenti di tipo economicista e perciò sono in grado di immaginare un cambiamento non lineare – ovvero una catastrofe – in modi forse preclusi alla logica che guida gli stati-nazione. Ed è infine impossibile vedere una via d’uscita dall’attuale crisi senza accettare vincoli e limiti, e questo, mi pare, è intimamente collegato all’idea del sacro, comunque lo si voglia concepire.
Se i raggruppamenti religiosi di tutto il mondo uniranno i loro sforzi a quelli dei movimenti popolari, forse si potrà esercitare la pressione necessaria affinché il mondo si sposti verso una drastica riduzione delle emissioni senza venir meno a criteri di equità. Che molti attivisti si stiano già muovendo in questa direzione è per me un altro motivo di speranza.

Amitav Gosh è troppo avveduto e colto per non sapere che teologia e prassi delle religioni monoteistiche ‘rivelate’ possono anche supportare spregiudicate e devastanti iniziative belliche di élite nazionali che vogliano portare a termine presunte – e/o pretestuose – missioni assegnate dal dio di turno, viste con simpatia anche da consistenti parti della popolazione. Il genocidio palestinese in atto sta atrocemente dimostrando che ciò è possibile anche oggi. Ma il suo invito a coinvolgere nelle lotte ambientali e socio-politiche gli ‘uomini di buona volontà’ che sono sinceramente attenti al portato progressivo dei loro credi religiosi, rimane valido. Pur nella grande cautela richiesta dalle varie situazioni e società, specie quando il precipitare delle situazioni belliche (da lui stesso considerate delle vere calamità ambientali, vedi La maledizione della noce moscata, Neri Pozza, 2022) porta le varie forze sociali e religiose di uno Stato a dibattere in modo postumo, forzato e viziato dagli eventi già in corso.

Come il Movimento No Base, molti altri movimenti antimilitaristi sparsi per l’Italia (ancora un poco troppo sparsi?) individuano nel capitalismo finanziario la radice dei problemi mondiali almeno dal secondo dopoguerra in poi. Le feroci conseguenze di tali problemi sono vissute giorno per giorno sui territori che vivono: pervasiva presenza delle strutture militari in uso o dismesse, difficoltà o impossibilità di controlli su procedure e strutture costruttive e manutentive, nonché sulle emissioni venefiche a carico delle matrici ambientali, opacità sul tipo e sull’utilizzo dei materiali prodotti o stivati in loco, creazione di enclave lavorative del tutto sottratte ai controlli sindacali causa l’importanza strategica, vera o presunta, dei vari siti… solo per dirne alcune. Su questo si veda anche l’articolo Avvelenare i pozzi. Guerre e ambiente.

Ma un ulteriore elemento critico presente in molti siti militari italiani, europei e mondiali è il forte legame almeno funzionale che la comunità insediata finisce con l’avere con gli insediamenti militari, specie se presenti in zona da lungo tempo. Pisa non si sottrae nemmeno a tale criticità, dato che l’economia cittadina – ma anche di area più vasta – riceve investimenti e insediamenti militari e fornisce servizi e manufatti civili o a doppio uso.
In tal senso è pregevole l’inchiesta che Atlante delle Guerre ha realizzato
poiché costituisce una ottima base di partenza – assieme all’ “Economia a mano armata” di Greenpeace – per individuare il reale indotto territoriale e produttivo della militarizzazione italiana vecchia e nuova. Iniziativa del resto complementare a quanto fanno Banca Etica, Fondazione Finanza Etica ed altri importanti organismi, contro la finanza bellica (Finanza Disarmata, Zero Armi, Banche Armate).

Tutto ciò può quindi servire egregiamente a giovani e meno giovani piuttosto ‘distratti’, per prendere coscienza delle contraddizioni su cui sono letteralmente seduti e da cui ricevono sostentamento in ogni senso… casomai in un futuro non molto lontano essi volessero prendere una buona volta ferma posizione in merito!

Ecco il lancio del Convegno SCELTE DISARMANTI: Lotte e Percorsi per un’Europa di Pace:

La logica di investimento in caserme verdi, aeroporti azzurri e porti blu, non riesce a mascherare l’opera di devastazione ambientale e sociale che la militarizzazione dei territori comporta. In un momento in cui sale la mobilitazione contro il riarmo globale, non solo per la questione delle spese militari, ma anche e soprattutto contro l’opera genocidiaria e devastante per l’ambiente e per le persone che i governi del mondo stanno portando avanti, riteniamo sia fondamentale approfondire le dinamiche che alimentano l’economia di guerra, ma soprattutto quali sono le possibili strade alternative che possiamo e dobbiamo scegliere

La retorica della cultura della difesa e della continua propaganda allarmista sulla necessità di sicurezza mostra in maniera sempre più evidente che la logica perseguita è la difesa dei confini, la difesa dello status quo, la sicurezza volta a proteggere solo gli interessi economici dei potentati mondiali. A questo si contrappone la necessità di garantire alla popolazione la sicurezza di una casa, di un lavoro, di un sistema sanitario e scolastico universale e funzionante. La domanda dello scorso autunno. “Cosa faresti a Pisa con 520 milioni di euro?” oggi diventa “Cosa ci faresti in Europa con 800 miliardi di euro ?”

Il 14 Giugno dalle 16 presso il centro espositivo di San Michele degli Scalzi, a Pisa, il Movimento No Base organizza un convegno su economia di guerra, il piano di riarmo europeo e gli investimenti nelle infrastrutture militari. Il tema delle risorse economiche, investite dal Governo per alimentare le spese belliche invece di sostenere il benessere della cittadinanza e incentivare un’economia di pace, è stato da subito portante nell’analisi e nella spinta all’agire contro la nuova base militare.

Ci proponiamo di indagare i meccanismi che stanno alla base dell’economia di guerra, dall’utilizzo del risparmio privato del singolo cittadino all’indebitamento pubblico a livello di Comunità Europea. Si può quantificare l’impatto negativo sui nostri territori di un’economia che finanzia strumenti di morte e distruzione ? Quali strategie e pratiche di resistenza possiamo mettere in campo per evitare che le nostre città diventino caserme a cielo aperto? Infine quali sono le possibili alternative per investire sulla salute e il benessere della cittadinanza?

Abbiamo coinvolto docenti universitari, studiosi della società civile, giornalisti ed espressioni dei movimenti e reti europee pacifiste e antimilitariste, per una giornata di formazione e divulgazione che sia aperta a tutta la cittadinanza e che possa avere un respiro di interesse globale.

Un momento di riflessione necessario anche in vista della mobilitazioni che si terranno il 21 giugno, in concomitanza con il vertice della Nato, in tutta Europa ed in particolare a Roma, ma anche e soprattutto in preparazione dell’Estate di lotta No Base.

L’iniziativa sarà trasmessa in streaming sui canali del movimento No Base, ma sarà contornata in presenza da momenti di socialità e da una mostra sulla storia del movimento stesso.

promosso da Movimento No Base, GIT Banca Etica Pisa e Livorno, Pax Christi,
Un Ponte Per, Fondazione Finanza Etica, Altreconomia, Chicco di Senape – Bottega Mondo.

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Antonino Prizzi

arch. Antonino Prizzi. Esperto in pianificazione del paesaggio e gestione delle risorse culturali. Per 25 anni crea partenariati nazionali e internazionali su innovazione e temi sociali. Ha creato NETSUS – Network for Sustainability. Già imprenditore/artigiano, ha poi progettato restauri di monumenti e redatto con altri il Manuale di Recupero del Centro Storico di Palermo e il Piano Paesaggistico della Sicilia. Scrive su temi politici e ambientali, supporta movimenti di base per una società più giusta e solidale.

1 commento su “Scelte disarmanti. A Pisa il 14 giugno: Lotte e percorsi per un’Europa di pace”

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