Trapela dalla testata giornalistica The Times l’indiscrezione sulla imminente esclusione di Israele da ogni competizione sportiva.
Un’azione ad effetto che è stata suggellata prevalentemente dal Qatar e che potrà trasformare decisamente l’assetto culturale scaturito dallo sport più seguito al mondo, spostandolo verso una connotazione più positiva in senso umanitario e di fratellanza, attraverso una scelta a carattere internazionale che darà seguito alla campagna Show Israel the red card (mostra a Israele il cartellino rosso) permettendole di realizzarsi.
Inoltre 7 esperti dell’ONU hanno valutato l’importanza di prendere la decisione e ne hanno rimarcato gli effetti, ponendo la ricerca per il blocco del genocidio a Gaza prima di ogni altra cosa, come esorta la stessa Francesca Albanese con un appello: “lo sport deve respingere l’idea che tutto continui come se nulla fosse. Le istituzioni sportive non devono chiudere gli occhi di fronte a gravi violazioni dei diritti umani, specialmente quando le loro piattaforme vengono utilizzate per normalizzare le ingiustizie”.

Ricordiamo che Israele fu già escluso dalla coppa d’Asia (a causa della guerra del Kippur), e dovette attendere 20 anni fino al 1994 per essere riammesso in zona UEFA, sebbene indubbiamente non appartenga alla sfera geografica europea, e attualmente è inquietante e preoccupante che lo sia stato fino ad oggi perché coinvolge erroneamente l’Europa in un processo che ha portato all’occupazione territoriale della Palestina, ne inquina l’effetto distogliendo dal significato, corrompe l’esito e distrugge l’essenza dello sport in modo irresponsabile.
Per decidere la UEFA ha indetto una votazione che coinvolgerà la FIFA insieme a tutti gli altri paesi dell’area europea interessata, che sta ritardando perché avrebbe dovuto avvenire già martedì 23 settembre. Sappiamo che la maggior parte dei chiamati in causa sono favorevoli all’esclusione, ma le votazioni sono slittate per le pressioni avvallate da Israele con l’aiuto di Trump che sta cercando di fare pressioni per permettere all’ospite indesiderato di partecipare comunque, soprattutto perché i prossimi mondiali si giocheranno proprio negli Stati Uniti.
Nella pratica l’esclusione da ogni competizione comporterà che il Maccabi Tel Aviv non parteciperà neanche all’Europa League.
Anche la federazione italiana FIGC dovrà esprimersi soprattutto in previsione della partita di qualificazione ai mondiali del 14 ottobre che si terrebbe a Udine. In ogni caso la nazionale potrebbe decidere di non disputarla per cause di forza maggiore.
Certo è che il taglio del team di Israele dal panorama calcistico potrebbe avere un impatto negativo sull’economia israeliana attraverso il divieto di interagire con un settore di forte influenza.
In ogni caso, comunque vada, la notizia che una scelta del genere sia stata solo presa in considerazione è un segnale che sta avvenendo su larga scala un cambiamento del contesto di valutazione e che tutte le contestazioni che sono avvenute dal basso stanno dando degli esiti.
Clara Baldasseroni
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