Stiamo vivendo giornate intense, piene di appuntamenti e incontri, l’International Sumud Flotilla intercettata in acque internazionali dalle navi israeliane e sullo sfondo sempre più forti venti di guerra in Europa.
Oggi 3 ottobre, a Firenze, chi è uscito di casa per partecipare alla manifestazione legata allo sciopero per il blocco delle barche cariche di aiuti umanitari, ha avuto la soddisfazione di rivedere la città che tutt* vorremmo: quella piena di persone di tutte le età, ma soprattutto di giovani dai cui volti si sprigionava una grande volontà di veder finire la mattanza, il genocidio in Palestina, a Gaza in particolare.
Siamo rimasti affascinati e a tratti commossi dalla forza pacifica ma decisa che usciva dagli slogan, dai sorrisi, dai gesti, dai saluti, dagli abbracci che si vedevano sfilare.
Prima ci sono state le cento manifestazioni ovunque in Italia il 22 settembre che hanno stupito anche gli organizzatori per il livello di partecipazione, poi le tante iniziative locali; oggi ancora a Firenze abbiamo visto la riscossa politica e morale di un popolo umiliato da un sistema mediatico tossico, da una politica vile e asservita agli interessi dell’oligarchia europea e italiana, dalla demenziale voglia di guerra che pare aver contagiato le istituzioni, dall’inqualificabile e violento sionismo che ha contagiato Israele e i paesi che lo sostengono.
Quello che vediamo oggi a Gaza è l’ultima materializzazione di una plurisecolare storia di colonialismo e genocidi occidentali che hanno ammorbato il mondo; la risposta che anche Firenze ha dato oggi 3 ottobre, soprattutto con la marea di giovani, è un riscatto dagli orrori dell’intero occidente, è la potenziale promessa di un futuro di pace e giustizia possibile, è soprattutto un enorme BASTA! alle politiche di Israele, degli USA e dell’Unione Europea.
Sono stati numeri enormi, riassuntivi di un gran fiume di decisa voglia di giustizia e di pace, hanno fatto saltare il tappo che ha represso e compresso le speranze delle ultime generazioni.
I volti di studenti, lavoratori, pensionati oggi nelle vie di Firenze e nel resto di Italia si continuano a chiedere quale soggetto culturale e politico potrà dare risposta e direzione a tanta volontà di cambiamento; le risposte sono vaghe, imbarazzate, forse, davanti alla pochezza dell’esistente, “l’è tutto da rifare”.
Questa piccola rivista è qui anche per questo, per dar voce a coloro che vengono silenziati.
perUnaltracittà
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