Un referendum per restituire libertà e trasparenza alle scelte sui beni comuni
Il 9 novembre i cittadini e le cittadine di Empoli saranno chiamati a esprimersi su un referendum comunale di grande valore politico e civile: l’abrogazione della delibera del Consiglio Comunale n. 93 del 18 ottobre 2022, con cui il Comune ha aderito al progetto di Multiutility Toscana – una società ad oggi composta da soci pubblici ma non più sotto il loro totale controllo – nata dalla fusione di Alia con le principali partecipate del servizio idrico, dei rifiuti e dell’energia, destinata, secondo il proprio statuto e gli stessi piani industriali approvati, alla quotazione in Borsa.
Cosa comporta la delibera e perché il referendum è importante
Quella delibera, oggi oggetto del referendum, ha segnato l’ingresso del Comune di Empoli in una struttura societaria che, quando sarà quotata, legherà in modo irreversibile la gestione dei servizi pubblici locali alle logiche del mercato finanziario.
Con la vittoria del Sì, Empoli abrogherebbe l’atto di adesione e si riaprirebbe la possibilità per il Comune di valutare liberamente, nel momento della quotazione, l’uscita dalla società, mantenendo la proprietà dei capitali pubblici conferiti e potendo scegliere un modello di gestione realmente pubblico, in house, in cui il controllo resti pienamente nelle mani dei cittadini e dei loro rappresentanti eletti e che permetta un controllo maggiore sulle tariffe.
Come ricordato nella relazione illustrativa del quesito referendario, la Multiutility Toscana nasce da una fusione per incorporazione in Alia S.p.A. di tutte le società pubbliche che gestiscono i servizi di acqua, rifiuti e gas, con l’obiettivo dichiarato di aprire il capitale ai privati tramite la quotazione in Borsa. Una prospettiva che espone risorse pubbliche alla speculazione finanziaria e rischia di snaturare la funzione sociale dei servizi essenziali facendo aumentare ulteriormente le bollette.
La mancata volontà dell’Amministrazione di favorire la partecipazione
Il percorso verso il voto non è stato semplice, il Comitato Trasparenza per Empoli, promotore del referendum, ha denunciato più volte la mancata collaborazione dell’Amministrazione comunale. Prima tra tutte, la scelta di non accorpare il referendum sia con i referendum di giugno che con le elezioni regionali, nonostante la proposta fosse perfettamente legittima e coerente.
Come evidenziato nella lettera “Accorpiamoli”, inviata al Partito Democratico locale e nazionale, un semplice aggiornamento del regolamento referendario avrebbe consentito di votare nello stesso giorno delle regionali, garantendo un maggior risparmio economico e una più ampia partecipazione popolare.
L’Amministrazione ha invece preferito procedere separatamente, imponendo ai cittadini un secondo turno elettorale a distanza di poche settimane, con costi aggiuntivi e minore affluenza.
A ciò si aggiunge la quasi totale assenza di informazione pubblica: una campagna istituzionale al lumicino limitata ai canali social e a pagine del sito del comune e qualche manifesto, il non utilizzo dei canali WhatsApp del Comune, nessun impegno visibile a far conoscere la data del voto, i contenuti del quesito o i diritti di partecipazione anche dei cittadini non italiani residenti, che per la prima volta acquisiscono un nuovo diritto in quanto hanno pieno diritto di voto per questo referendum.
Il nuovo scenario Plures e il rischio di perdere il controllo pubblico
Nelle ultime settimane il dibattito regionale si è riacceso dopo le dichiarazioni della sindaca di Firenze Sara Funaro, che ha annunciato la volontà di far ricomprare ad Alia Plures — la nuova società di controllo — le quote dei soci privati oggi presenti in Publiacqua.
Una mossa che, a prima vista, potrebbe sembrare un passo verso la “pubblicizzazione” del servizio idrico, ma che nei fatti produrrebbe l’effetto opposto: se le quote passassero a una società come Alia Plures, anche se ad oggi interamente pubblica, i Comuni non potrebbero più affidare il servizio con modalità in house, ma sarebbero costretti a bandire una gara europea alla quale Plures stessa parteciperebbe in concorrenza con le altre grandi multiutility nazionali.
Un rischio concreto di perdere definitivamente il controllo pubblico sulla gestione dell’acqua, dei rifiuti e dell’energia, esattamente ciò che il referendum di Empoli vuole scongiurare.
Del resto, come dichiarato dall’amministratore delegato di Alia Plures, e dal presidente esecutivo di Estra, nel corso della presentazione del piano industriale, l’obiettivo rimane quello della quotazione in Borsa, considerata “naturale” per tutte le grandi multiutility che non avverrà prima del 2030. La ricomposizione societaria attraverso Plures non sarebbe quindi un cambio di rotta, ma solo una tappa intermedia del progetto originario: consolidare le partecipazioni pubbliche per rafforzare la società e renderla pronta al mercato finanziario.
Perché i sindaci accettano questo rischio
Molti sindaci accettano di perdere il controllo diretto dei servizi perché, di fatto, utilizzano i beni e i servizi essenziali come strumento di finanza locale.
Attraverso le partecipazioni nelle multiutility, gli enti locali incassano utili che derivano dalle bollette di acqua, rifiuti ed energia pagate dai cittadini attraverso aumenti delle tariffe. Quegli utili, che dovrebbero restare nei servizi o tradursi in tariffe più basse, vengono invece destinati a ripianare i bilanci comunali, diventando una fonte di entrate paragonabile a una tassa occulta.
Si tratta di un meccanismo che funziona come una flat tax dei servizi pubblici: tutti pagano allo stesso modo, senza più alcun criterio di progressività, prelevando risorse direttamente dalle tasche dei cittadini — ricchi o poveri che siano — per finanziare spese comunali che dovrebbero essere invece sostenute in base al reddito di ognuno.
In questo modo i servizi pubblici, trasformati in leve fiscali indirette, diventano inefficienti e perdono la loro natura di strumenti di equità e coesione sociale, scollegati da ogni principio di giustizia redistributiva.
Un voto per la libertà, la trasparenza e i beni comuni
Il referendum del 9 novembre rappresenta un passaggio democratico decisivo per restituire libertà di scelta al Comune di Empoli e ai suoi cittadini.
Un voto per dire Sì significa difendere il diritto delle comunità locali a decidere come gestire i propri beni comuni, a mantenere pubbliche le reti dell’acqua, dei rifiuti e dell’energia, a preservare i capitali pubblici dall’ingresso di logiche speculative.
Il Comitato “Trasparenza per Empoli” invita tutte le cittadine e i cittadini a partecipare e votare SÌ, ma rivolge anche un appello più ampio:
Chiunque legga queste righe, anche se non risiede a Empoli, può contribuire informando amici, parenti o conoscenti empolesi dell’importante appuntamento del 9 novembre 2025, una data che riguarda il futuro dei servizi pubblici e della democrazia non solo locale ma anche regionale.
Perché difendere l’acqua pubblica e i beni comuni non è solo un diritto: è un dovere verso le generazioni future.
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Non abito ad Empoli, quindi il caso non mi interessa personalmente, ma sono d’accordo con quanto esposto.