Da anni ISPRA certifica che a Livorno il consumo di suolo è fra i più alti della Toscana e d’Italia: il 28% delle superfici impermeabilizzate ci pone al 3° posto in Toscana e al 19° posto nella classifica nazionale fra le città oltre 100.000 abitanti.
Eppure si continua a versare cemento: il nuovo rapporto ISPRA parla di 14 ettari di suolo consumati negli ultimi cinque anni, di cui 3,58 ettari tra il 2023 e il 2024.
La situazione è ancora più grave se si considera che gran parte del territorio comunale è collinare e non urbanizzabile. Nella sola fascia pianeggiante fino a 10 metri sul livello del mare, il consumo di suolo ha già raggiunto il 75% della superficie disponibile. Nonostante ciò, con i nuovi piani urbanistici approvati recentemente dalla Giunta comunale di centrosinistra, si intende dare la spallata finale ai pochi relitti degli habitat semi-naturali che ancora resistono.
In un Paese dove, secondo ISPRA, ogni ora scompaiono 10.000 m² di suolo sotto asfalto e cemento, Livorno rappresenta un caso emblematico di consumo di suolo evitabile. La vicenda del cosiddetto “Cubone” alla Scopaia – il nuovo palazzetto dello sport costruito su un’area verde adiacente al Rio Felciaio – rivela una logica predatoria e irresponsabile, che sacrifica le aree naturali considerandole solo un “vuoto da riempire”. L’intervento è, infatti, avvenuto ignorando la disponibilità di aree già urbanizzate e oggi abbandonate, situate a poche centinaia di metri dal sito del cantiere.
Il suolo è una risorsa non rinnovabile e svolge funzioni ecologiche fondamentali: assorbe l’acqua piovana, previene le alluvioni, ospita biodiversità, regola il clima e cattura anidride carbonica. Continuare a impermeabilizzare terreno significa aumentare il rischio idrogeologico, aggravare le ondate di calore urbane e impoverire l’ambiente in modo irreversibile.
È necessario invertire la rotta: l’Italia – e Livorno in particolare – deve smettere di adottare politiche di facciata “green” e iniziare a fermare il consumo di nuovo suolo.
Serve puntare ad una vera rigenerazione urbana, espressione che troppo spesso viene richiamata a sostegno di interventi volti in realtà a cementificare aree naturali definite “in stato di abbandono” solo perché non antropizzate, secondo un atteggiamento produttivista ed estrattivo degno della peggiore destra.
Serve una seria politica di riuso degli edifici esistenti e di recupero delle aree effettivamente degradate dal punto di vista ambientale, come richiesto anche dalla nuova Direttiva europea sul suolo.
Non possiamo più permetterci scelte miopi dettate da logiche speculative: lo chiedono la comunità scientifica, la realtà della crisi climatica e i cittadini che difendono il proprio territorio.
Oltre al palazzetto che si sta costruendo al posto di un’area verde, a Livorno si continua a impermeabilizzare il suolo per insediare centri commerciali e parcheggi, violentando la natura e desertificando il piccolo commercio di prossimità.
I comitati ambientali locali non intendono cedere a questi attentati al bene comune: la lotta è contro ogni ulteriore cementificazione e a favore di una seria campagna volta progressivamente a desigillare porzioni significative del suolo impermeabilizzato, così come già fatto in tante città europee.
Livorno 27/10/2025
Roberta Diciotti, referente Comitato “No Cubone” Livorno
diciottiroberta@gmail.com tel. 3476764765
FB e Instagram: @nocubonelivorno






