Piombino è una cittadina di 32000 abitanti in provincia di Livorno, ricca di storia e di coste bellissime, affacciata sull’arcipelago toscano e in pieno santuario dei cetacei. Nel 2014 chiuse l’altoforno, Piombino smise di colare acciaio e cercò alternative economiche nel turismo e nell’itticoltura, anche con successo, ma di certo non risolutive.
Poi scoppiò la guerra in Ucraina e scattò il piano di sanzioni contro la Russia. Il multiforme governo Draghi e l’Unione Europea decisero che il gas dalla Russia tramite metanodotto non doveva essere più acquistato. Il Governo intraprese la via dei rigassificatori, o meglio, accelerò su questa modalità di approvvigionamento. Perché a Livorno, da molti anni a oltre 20 km dalla costa, lavora un impianto di rigassificazione, con importanti misure di sicurezza. A soli 70 km da Piombino
. Tuttavia il governo Draghi decise di posizionarne un altro a Piombino, saltando ogni passaggio procedimentale, in emergenza e con urgenza. Eppure questa emergenza non esisteva perché l’Italia continuava ad esportare enormi quantitativi di gas e i depositi continuavano ad essere pieni, ma la parola d’ordine fu o il rigassificatore a Piombino o gli Italiani passeranno l’inverno al freddo.
E dove posizionarlo meglio che a Piombino, cittadina già devastata dall’inquinamento delle industrie e piegata dalla disoccupazione, un territorio sacrificato e sacrificabile per giunta con un bacino elettorale trascurabile? E così questo impianto a rischio di incidente rilevante a ciclo aperto, cioè butta in mare di continuo cloro, fu spedito a Piombino tra le proteste dei cittadini e dell’Amministrazione, nonostante che Draghi venisse sostituito da Meloni e che le forze politiche al governo fossero diverse.
L’autorizzazione per tre anni, da luglio 2023, la firmò Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana e nominato commissario dal Governo Meloni. L’impianto ha lavorato da allora a regimi molto più bassi del previsto, usando gas proveniente dal Qatar, Algeria, USA e altri Paesi lontani, con costi economici molto più alti rispetto al gas del metanodotto russo, per non parlare dei costi ambientali dovuti alla estrazione mediante fracking e lunghissimi trasporti con metaniere. Non conveniva e non conviene da alcun punto di vista, ma così fu deciso e si è continuato a imporre. Piombino è l’unico caso al mondo di un rigassificatore in porto a distanza di poche centinaia di metri da case, servizi e uffici, ma è stato autorizzato. Fino a luglio 2026, poi dovrebbe essere trasferito, continuando in questa politica di sanzioni alla Russia e questa strada del gas, sulla quale i vari governi continuano a marciare convinti.
Ma sono davvero convinti? Difficile saperlo. Di certo la speculazione finanziaria sul gas è incalcolabile e pare che sia essa a governare queste scelte, come quando si diceva che senza l’impianto di Piombino gli Italiani avrebbero passato l’inverno al freddo. L’impianto ancora non c’era, l’inverno passò, gli Italiani si riscaldarono ugualmente e a primavera i depositi continuarono ad essere quasi pieni. Come le tasche di chi specula sul gas.
Cosa accadrà nel 2026? A Piombino non lo sappiamo, ma non lo sa neanche il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che demanda a Snam, ma è tuttavia convinto della necessità di questo impianto per l’Italia e per gli Italiani, quelli che sarebbero stati al freddo per colpa dei Piombinesi.
Gli abitanti sono soggetti, fin dall’inizio, al rischio di incidente rilevante, lo dice la legge, ma oggi lo sono ancora di più per il rischio di un possibile sabotaggio. I venti di guerra che spazzano l’Europa non fanno stare tranquilli nessuno, ma a maggior ragione desta preoccupazione avere in città un obiettivo sensibile come un rigassificatore, con un piano di evacuazione che non prevede neanche questo rischio. E come potrebbe prevederlo? Non sarebbe possibile evacuare né il porto né la città , che ha una sola strada di accesso. Un disastro che andrebbe molto oltre gli incidenti rilevanti della storia d’Italia, ma pare che nessuno si preoccupi. A preoccuparsi e piangere si penserà dopo.
Intanto, avanti tutta fino a luglio del prossimo anno, quando dovrebbe scadere l’autorizzazione all’esercizio.
Maria Cristina Biagini
Ultimi post di Maria Cristina Biagini (vedi tutti)
- Piombino, un rigassificatore in città - 28 Ottobre 2025
- Rigassificatore di Piombino. Giani, Meloni, c’è posta per voi - 8 Ottobre 2025
- Piombino, un rigassificatore a scadenza? - 26 Agosto 2025






