L’aeroporto non ci sta, basta aeroporti in città

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L’aeroporto rischia di arrivare davvero, nuovo, più grande e trafficato: dobbiamo saperlo. Non è certo la soluzione all’insostenibilità di quello attuale. E neanche arriva facile & veloce come piacerebbe ai potentati finanziari che lo vogliono da anni, ma sta facendo purtroppo passi concreti verso l’apertura dei cantieri.

Noi crediamo però di essere ancora in tempo e che la lotta non è persa: dobbiamo saperlo. Farci credere oggi che è tutto deciso e apparecchiato è il compito della propaganda ed esattamente il tentativo in corso da parte delle maggiori forze politiche. Della Destra, che rivendica in modo muscolare l’ok governativo alla Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), ancorché ufficialmente non ancora approvata. Del Centrosinistra che, restando diviso sull’aeroporto, con furbizia cerca di spostare responsabilità e attenzioni sul governo nazionale e i ministeri, quasi chiamandosi fuori dalla vicenda.

A settembre il “Masterplan 2035”, nel continuare il suo iter istruttorio in tema di VIA-VAS, è stato esaminato dalla Commissione Tecnica Ministeriale, che però non ha ancora espresso un parere definitivo. La stampa locale ha parlato di 13 prescrizioni di cui nessuno sa ancora nulla, ma che sicuramente afferiscono a nuovi e vecchi problemi da risolvere.

E allora? L’aeroporto arriva se nessuno fa niente, se vince il senso d’impotenza, di fatalismo, di rassegnazione. Quando ci chiedono se abbiamo paura, noi con sincerità rispondiamo che sì, ne abbiamo molta, perché l’aeroporto nella Piana proprio non ci sta e minaccia di procurare danni insostenibili e irreversibili.

Mentre l’Europa ci chiede di azzerare il consumo di suolo e ripristinare la natura (ovunque possibile), con questo progetto s’intende percorrere la direzione diametralmente opposta, asfaltando per sempre la Piana e quindi aumentando in modo severo il rischio idrogeologico, in un territorio già devastato dalle alluvioni del 2 novembre 2023 e del 14 marzo 2025.

Non conosciamo ancora le 13 prescrizioni della Commissione Ministeriale ma siamo certi indiscutibilmente su quali siano le criticità insormontabili di questo Masterplan:

  • La deviazione del Fosso Reale e lo stravolgimento del sistema di regimazione delle acque basse, sempre più fragile e inadeguato a sopportare gli eventi meteorologici estremi che la crisi climatica c’imporrà con sempre maggior frequenza.
  • L’aumento di emissioni acustiche e atmosferiche, inquinanti e climalteranti, con conseguente aggravamento del fenomeno delle isole di calore, vista la crescita sbandierata da 4 a quasi 7 milioni di passeggeri/anno.
  • L’aumento da 40.000 a oltre 50.000 voli annui, con conseguenze nefaste e imprevedibili per il traffico automobilistico connesso, per tutto il quadrante di Firenze Nord-ovest, Sesto, Campi e Calenzano.
  • L’impatto di vibrazioni e rumore sull’area universitaria del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, nonché sulle condizioni di vita di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori impiegati nelle aree industriali sorvolate a bassa quota.
  • La sua totale incompatibilità con il Parco agroecologico, con le sue produzioni biologiche da potenziare, con gli ecosistemi della Piana (oasi naturalistiche in testa), con le enormi potenzialità di fruizione collettiva che il Parco stesso suggerirebbe.
  • Il suo contributo alla crescita esponenziale dell’overtourism, fenomeno che già svilisce la cultura e toglie il “diritto alla città”, mentre trasforma affitti e servizi in merci dai prezzi assolutamente inaccessibili per chi vive e lavora a Firenze.

Per tutte queste ragioni, non ci sono compensazioni territoriali possibili, accertato che quelle previste per l’attuale aeroporto (altrettanto insostenibile) non sono mai state attuate. In altri termini, siamo stufi di ascoltare promesse che verranno puntualmente disattese.

Vogliamo ancora tagliare sulla sanità, sulla scuola, sui servizi per la non autosufficienza per “compensare” i danni di un aeroporto privato? Dal Dibattito Pubblico di Comunità del 2024 sono nate molte iniziative feconde: le associazioni, i comitati, i cittadini hanno acquisito nuove consapevolezze. È tempo, tutti assieme, d’immaginare una Piana diversa e possibile.

Per questo, non ci stancheremo mai di chiedere:

  • la drastica riduzione dei voli e il rispetto immediato di tutte le prescrizioni per l’aeroporto attuale, perché siamo consci dell’insostenibilità anche dello status quo;
  • il ritiro e la cancellazione del «Masterplan 2035», riproposto ancora da Toscana Aeroporti dopo le sonore bocciature giudiziarie incassate nel 2020;
  • la tutela e la riconversione di ogni singolo posto di lavoro sotteso dalle attività del sistema aeroportuale fiorentino;
  • una legge nazionale che, come già avviene altrove in Europa, vieti i voli brevi e promuova invece treni funzionali a costi accessibili per tutti;
  • collegamenti ferroviari diretti ed efficienti con lo scalo di Pisa, vera e unica “porta d’ingresso” aeroportuale della Toscana;
  • il rispetto integrale del Piano Paesaggistico della Toscana, che imporrebbe l’azzeramento del consumo di suolo per questa area e la subordinazione di ogni altra pianificazione alla messa in opera del Parco Agroecologico della Piana.

Su questa base riprendiamo il Dibattito Pubblico di Comunità, pronti in ogni momento a tornare in piazza per manifestare con determinazione la nostra visione di futuro. Sorvolati di oggi e di domani, uniti, per difendere la salute, la Piana, il Parco e i nostri ambienti di vita.

2 commenti su “L’aeroporto non ci sta, basta aeroporti in città”

  1. Marco giovannoni

    Buongiorno. Sarebbe possibile pubblicare le rotte e le altezze che gli aerei avrebbero con il nuovo aeroporto? Anni fa fu presentata una carta da parte di un comitato della Piana, ma non la ritrovo. Ad esempio c’era una rotta che passava a x metri su Piazza Dalmazia. Se lo facciamo sapere ai rifredini sicuro che si ribellano quando sapranno che i loro amati appartamenti perderanno un terzo del loro valore.

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