No nuovo aeroporto di Firenze: bene per l’ambiente (e per chi lo studia come il Cerm)

Le tecnologie omiche e il Cerm

Due bei regali per la Piana a San Valentino. Il primo è stato il NO del Consiglio di Stato al nuovo e  più grande aeroporto fiorentino, in linea con la precedente sentenza del TAR; l’altro è stato l’arrivo al Cerm, Centro di Risonanze Magnetiche dell’Università di Firenze, situato nel Polo scientifico di Sesto Fiorentino, di un nuovo strumento di Risonanza magnetica nucleare (Nmr).

La nuova pista aeroportuale avrebbe messo seriamente a rischio, anche, il buon funzionamento del Cerm, che si occupa di biologia strutturale, delle specializzazioni in spettroscopia Nmr, bioinformatica, biologia molecolare e cellulare, nuovi farmaci e vaccini, e metabolomica, una tecnologia ‘omica’.

Cosa sono le tecniche omiche?

Il suffisso  “-omica” aggiunto alla radice del nome indica “lo studio di tutto ciò che riguarda le relazioni fra un gruppo di molecole simili”. Quindi:

Metabolomica: metabol(iti) + omica = studio di tutto ciò che riguarda i metaboliti del sangue, delle urine (fino a decine di migliaia);

Genomica: gen(i) + omica = studio di tutto ciò che riguarda i geni;

Proteomica: prote(ine) + omica = studio di tutto ciò che riguarda le proteine;

Transcrittomica: studio delle molecole di Rna messaggero (mRna) e altri tipi di Rna.

Epigenomica: consiste in un’analisi sistematica delle modificazioni chimiche (come l’aggiunta di radicali metilici) del Dna che modulano l’espressione dei geni, cioè consentono la traduzione del messaggio contenuto nei geni in proteine.

Di aria malsana si muore

L’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel report sulla qualità dell’aria in Europa pubblicato a novembre 2019, sottolinea che l’inquinamento atmosferico è il problema legato all’ambiente che più impatta sulla salute della popolazione mondiale. Il PM 2,5 nel 2016 ha causato 60 mila morti premature in Italia, sempre secondo l’AEA.

Come diciamo da tempo, gli impatti sulla salute sono sottostimati, ed i limiti di riferimento attualmente in vigore in Europa ed in Italia, vanno da subito revisionati.

Indispensabile è la riduzione immediata di tutte le esposizioni e studiare nuovi approcci per valutare l’impatto dell’ambiente sulla salute umana.

C’è la necessità di un nuovo modo di valutare il rischio ambientale, che vada più in profondità (a livello molecolare) e che valuti nel modo più completo possibile l’esposizione personale, cioè l’esposoma: la somma delle esposizioni cui siamo soggetti durante la vita. Esposizioni esterne provenienti dall’ambiente (come l’inquinamento atmosferico), nonché esposizioni interne prodotte all’interno del corpo, ivi compresa l’azione di ormoni o microbi intestinali.

C’è la necessità di valutare cosa succede per livelli di esposizione molto bassi, e di  ‘districare’ le miscele e le eventuali sinergie fra i vari componenti, dato che quasi tutte le esposizioni che subiamo ci arrivano sotto forma di miscele (aria, cibo, acqua).

EXPOsOMICS

Enhanced Exposure Assessment and Omic Profiling for High Priority Environmental Exposures in Europe, è un progetto finanziato dall’Unione Europea che mira a sviluppare un nuovo approccio di ricerca, per valutare le esposizioni ambientali, concentrandosi principalmente sull‘inquinamento atmosferico e sui contaminanti dell’acquaL’esposoma esterno può essere misurato con monitor e sensori personali sensibili (PEM esposizione personale mobile), andando oltre gli studi epidemiologici, che valutano l’esposizione all’inquinamento atmosferico solo in base ai dati raccolti dalle stazioni di monitoraggio esterne in luoghi fissi, correlando l‘esposoma interno, cioè i cambiamenti biologici  nelle molecole del corpo, che possono essere misurati con metodi ad alto rendimento come metabolomica, proteomica, trascrittomica, adduttomica ed epigenomica.

EXPOsOMICS conferma che l’inquinamento è sottostimato: effetti molecolari sono già osservabili a dosi molto basse di esposizione, e molto prima che si possa diagnosticare qualunque evento clinico significativo (si veda bene: P.Vineis, L.Carra, R.Cingolani, Prevenire, Einaudi, Torino 2020).  E in uno dei territori più inquinati d’Italia, cioè la Piana Firenze, Prato, Pistoia, non abbiamo nessun bisogno di altri fattori inquinanti come un aeroporto ampliato comporterebbe.

*Gian Luca Garetti