E il popolo viola torna nelle piazze. "Una sana e robusta Costituzione"

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2010-01-31 17:54:25

><p style="margin-bottom: 0cm;">[La Repubblica, 31/01/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Il popolo viola riprende la parola. Nelle piazze d´Italia spazzate da un vento gelido scendono in migliaia, Costituzione alla mano, proprio come in mattinata avevano fatto i magistrati. C´è la Carta da difendere «dagli attacchi del governo», è l´allarme. Poche bandiere di partito, politici ancora meno e tutti giù dai palchi. Tanti drappi viola, normali cittadini e giovani attori a leggere la lettera di Oscar Luigi Scalfaro e le pagine di Calamandrei e di Pertini, di Pericle sulla democrazia ateniese e di Gramsci dal carcere, di Tina Anselmi e Giuseppe Dossetti. E poi gli articoli della Costituzione. Il principio di uguaglianza e i diritti fondamentali. Milano e Roma, Catania e Torino, Firenze e Napoli, 89 sit in in giro per lo Stivale, altri 8 presidi all´estero, da Parigi davanti la piramide del Louvre a Londra davanti l´ambasciata italiana, da Dusseldorf a San Francisco, da Atene ad Hong Kong. Gli organizzatori a fine giornata azzarderanno una partecipazione di 200 mila persone.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Non è il «No B-day» del milione in piazza il 5 dicembre, ma in un certo senso ne è la naturale appendice. «Berlusconi dimissioni», «chi non salta Berlusconi è», «fuori la mafia dalle istituzioni», «resistenza, resistenza, resistenza», gli slogan urlati nelle piazze colorate di viola e di mille colori, dove si salta (anche un po´ per riscaldarsi) sotto gli sguardi degli agenti. In poco più di mille si presentano a Piazza Santi Apostoli a Roma. A due passi dalla prefettura, simbolo delle istituzioni, ma la location ha tutta una sua suggestione, ai piedi del palazzone che è stato sede dell´Ulivo. All´ingresso di quel che è stato il quartier generale di Romano Prodi c´è ancora la targhetta «Democratici». In fondo dell´Ulivo questo popolo si sente un po´ l´evoluzione e l´erede-orfano. Bandiere dell´Idv e altre viola. Una sola del Pd. E il solo Vincenzo Vita a rappresentarlo in piazza. Il vento agita una isolata bandiera rossa con il volto di Berlinguer. Cinquecento copie della Costituzione volano via in poco tempo. Pochi politici. Massimo Bonelli dei Verdi, Pancho Pardi e Stefano Pedica dell´Idv. A Milano l´influenza impedisce la partecipazione di Antonio Di Pietro. Sulle t-shirt bianche dei ragazzi c´è scritto «Meglio la Costituzione che il lettone di Putin». In un banchetto della piazza romana si versa un obolo per l´autofinanziamento e ottenere il «certificato di sana e robusta Costituzione» personalizzato, con nome e cognome e timbro. Mentre il magistrato Domenico Gallo racconta dal palco «il disegno di Berlusconi che mette a rischio la stessa convivenza sociale» e «le leggi in Parlamento che alimentano la discriminazione». Gianfranco Mascia, tra i promotori, dà appuntamento davanti alla Camera quando verrà approvato il processo breve «perché ormai siamo sentinella della democrazia». Ancora una volta tutto è partito dal web, da Facebook, spiega il coordinatore nazionale del «popolo viola» Fausto Renzi, che anima la manifestazione di Milano dove si sono radunati in 500: «Obiettivo, fermare la dittatura mediatica di Berlusconi». Nella centralissima Piazza Mercanti sciarpe e giacche viola e Costituzione in mano. Grandi cartelli al collo con gli articoli preferiti della Carta. Duecento a Genova, tra loro Fabio Mussi: «Il popolo viola è vivissimo». E circa 300 a Torino, in Piazza Castello. A Giovanni Pignalosa, l´operaio uscito indenne dall´incendio della ThyssenKrupp nel 2006: «Con il processo breve i colpevoli di quella strage saranno puniti e poi assolti. Ai sette morti se ne aggiungerà un ottavo, il processo Thyssen».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">di Carmelo Lopapa

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