«Il nucleare darà lavoro. La competenza deve essere solo dello Stato».

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2010-01-31 17:51:43

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<p style="margin-bottom: 0cm;">[L’Unità, 31/01/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Intervista al ministro Scajola</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-L’Italia si appresta a tornare al nucleare. Perché lei ritiene che sia conveniente per il Paese?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Perché paghiamo l’energia elettrica il 30% in più della media europea e il 50% in più della Francia, che ricava dal nucleare il 70% della propria elettricità. Perché dobbiamo ridurre la dipendenza dall’estero, mentre oggi importiamo l’85% dell’energia che consumiamo. Perché il nucleare è tra le fonti energetiche più sicure. Perché dobbiamo affrontare la sfida del cambiamento climatico e il nucleare non emette gas serra: per questo anche esponenti del centrosinistra preoccupati per la salute e per l’ambiente, come Umberto Veronesi e Chicco Testa, lo ritengono necessario. Nel mondo ci sono 439 reattori in funzione, che generano il 16% dell’energia elettrica globale, 53 centrali sono in costruzione e oltre 60 in progettazione, perché tutti i grandi Paesi stanno investendo sul nucleare. Solo noi ne siamo usciti col referendum dell’87 che ci è costato oltre 50 miliardi di euro. E continua a costarci caro: ci sono molte imprese che non sono più in grado di sopportare l’eccessivo costo dell’energia elettrica in Italia. Stiamo facendo i salti mortali per tentare di convincere a restare nel nostro Paese la multinazionale statunitense dell’alluminio Alcoa che impiega duemila persone in Sardegna e Veneto. Se avessimo una quota di energia nucleare non avremmo questi problemi, i posti di lavoro sarebbero tutelati e potremmo eliminare uno dei fattori più importanti che riducono la competitività del Paese.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Secondo un recente rapporto di Citigroup il costo di ciascun reattore nucleare è tra i 5 miliardi di euro (se non ci sono ritardi e tutto va bene) e i 6 miliardi di euro (se ci sono ritardi di due anni). L’Enel nel 2008 dichiarava che un reattore costa 3-3,5 miliardi di euro e oggi dichiara costi per 4-4,5 miliardi di euro a reattore. Areva ha dichiarato che i costi di Olkiluoto li dichiarerà solo alla fine della costruzione. Quanto si spenderà per ogni singolo reattore in Italia?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Con la Legge Sviluppo da me presentata e approvata dal Parlamento a fine luglio, abbiamo riaperto la possibilità di realizzare centrali nucleari in Italia. Ma poi le centrali le costruiranno e le finanzieranno le imprese energetiche. Se non è conveniente farlo non lo faranno, nessuno le obbliga. Ma è evidente che nonè così, perché le centrali nucleari sono già convenienti con il petrolio a 55-60 dollari al barile, mentre oggi il petrolio oscilla tra i 70 e gli 80 dollari ed è destinato ad aumentare ancora man mano che la ripresa economica si rafforzerà. Quello di Olkiluoto è il primo reattore Epr in costruzione, quasi un prototipo. Quando cominceremo a costruirli noi, saranno già collaudati.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Enel ha detto che sarà un grande affare italiano. Il 70% delle commesse resteranno nel nostro Paese. Ma la tecnologia è tutta francese, a partire dai brevetti, e come ha dimostrato il caso finlandese saranno proprio le società francesi a gestire la maggior parte dei lavori. Non pensa che sarà soprattutto un affare che non ci riguarda?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-È francese la tecnologia del reattore, che rappresenta il 30% dei costi di una centrale. Il resto è costituito da impiantistica e lavori edili, nei quali le nostre imprese sono molto forti e già forniscono componenti per il nucleare all’estero. Del resto, Enel sta costruendo con Edf due centrali in Francia e ne costruirà altre in Paesi terzi. Inoltre, l’Italia potrebbe ricostruire eccellenze su alcuni aspetti correlati allo sviluppo del nucleare, anche senza essere attiva sull’intera filiera. Per soddisfare tutte le richieste di forniture per la realizzazione del nucleare nel mondo, le aziende italiane potranno poi accreditarsi e partecipare anche ad iniziative all’estero, in partnership con aziende straniere. Al recente incontro organizzato in Confindustria sulla ripresa del nucleare erano presenti 470 imprese italiane.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Visto l’alto indebitamento di Enel (intorno ai 50 miliardi) come potrà sostenere il costo finanziario dell’operazione?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Enel è una società quotata e ha piena autonomia gestionale. Se nel mondo ci sono 53 centrali in costruzione e oltre 60 in progettazione, debbo pensare che l’energia nucleare sia economicamente conveniente. E se è conveniente è finanziabile, anche se si configura come un investimento ad alta intensità di capitale. E ci sono altre imprese interessate a costruire centrali in Italia.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Se negli Usa dove l’industria nucleare è nata e tuttora è un settore forte l’amministrazione Bush ha dovuto introdurre incentivi statali afavore del nucleare, come pensa Enel di tornarci senza fondi pubblici?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Nessuna delle imprese energetiche interessate a costruire centrali ha avanzato richieste di sussidi allo Stato.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Quanti soldi saranno a carico dello Stato?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Non sono previsti soldi a carico dello Stato, se non i pochi milioni necessari al funzionamento dell’Agenzia di sicurezza nucleare. Bisogna comprendere bene che lo sviluppo del nucleare in Italia avverrà con le regole del mercato: le competenze dello Stato sono di tipo legislativo, normativo e autorizzativo; non di partecipazione industriale e finanziaria alle iniziative.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Sempre negli Stati Uniti Bush ha introdotto forti incentivi già dal 2005 e ancora 5 anni dopo non è stato aperto nessun cantiere. Perché?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Io so che in Usa ci sono 18 centrali in corso di avanzata autorizzazione, che si aggiungeranno alle 104 già in funzione in Usa e so che l’”economia verde” del Presidente Obama e del suo ministro dell’Energia, il Premio Nobel Stephen Chu, prevede un forte impulso alle fonti rinnovabili, ma anche al nucleare.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-C’è ancora molta incertezza su quanto pagheremo alla fine l’energia. Il Governo dice 40 euro ogni mille kilowattora, ma Citigroup ritiene che il suo prezzo salirà oltre i 70 euro. Quanto la pagheremo in Italia?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Le centrali nucleari hanno un alto costo di investimento iniziale ma poi producono energia elettrica a prezzi inferiori alle altre fonti, compreso il carbone. E non inquinano. Ricordo che dal 2012 pagheremo fortissime multe, fino a un miliardo di euro l’anno, se non riusciremo a ridurre le emissioni di gas serra entro i limiti fissati dall’Unione europea. E questo aumenta ulteriormente la convenienza relativa del nucleare. È difficile dire oggi quale sarà il prezzo dell’energia nel 2020, quando inizierà la produzione dei primi impianti nucleari. Si consideri, per quanto riguarda i costi variabili, che una variazione del 100% del prezzo del gas, che è collegato al petrolio, incide per il 70% sulla variazione del costo di generazione di una centrale a ciclo combinato, mentre una variazione del 100% del prezzo dell’uranio incide per meno del 10% sul costo di generazione di un impianto nucleare. Per quanto riguarda i costi fissi che incidono sul prezzo finale, è importante realizzare le centrali in tempi brevi, per rispettare le previsioni di prezzo più favorevoli.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Molte Regioni si stanno mobilitando. Avete in mente di coinvolgerle? Se sì in che modo?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Lo schema di decreto sul nucleare in esame presso le Commissioni parlamentari prevede che la Conferenza Stato-Regioni partecipi alla definizione dei criteri che dovranno avere i territori per poter ospitare una centrale. Poi, quando le imprese chiederanno le autorizzazioni per costruire una centrale, le Regioni saranno coinvolte nel processo autorizzativo. Non solo: secondo il decreto è previsto anche che presso i territori che abbiano un sito idoneo per la realizzazione di un impianto nucleare, sia istituito un “Comitato di confronto e trasparenza”. Tale Comitato garantirà alla popolazione l’informazione, il monitoraggio ed il confronto pubblico sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull’esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari, così come sulle misure di protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente. Mi pare che il no di diverse Regioni sia pregiudiziale ed ideologico e risponda più alle esigenze della campagna elettorale che a quelle del Paese.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Enel dice che bisogna modificare il titolo V della Costituzione in materia di politica energetica, qual è la sua opinione?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Oggi c’è una competenza concorrente che crea notevoli ostacoli, non tanto nel nucleare, quanto nella realizzazione delle grandi infrastrutture e delle reti elettriche: ci sono opere energetiche fondamentali che sono state bloccate per anni dal mancato assenso di un Comune o di una Regione. Credo anch’io che l’energia debba tornare nella competenza dello Stato perché è un interesse strategico come la politica estera o la politica di difesa.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Le amministrazioni locali di Montalto di Castro, Caorso, e Trino, tre dei luoghi individuati per la costruzioni delle nuove centrali, hanno già fatto sapere che si mobiliteranno. Non teme una rivolta come quella di Scanzano Ionico?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Non c’è alcun luogo individuato per la costruzione delle nuove centrali. Come le ho detto, il decreto definisce le caratteristiche dei siti e prevede che l’Agenzia per la sicurezza nucleare definisca i requisiti che dovranno avere i territori. Dopo di che, le imprese chiederanno le autorizzazioni per costruire una centrale e da lì inizierà l’iter autorizzativo.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-I Comuni interessati dicono di aver visto tecnici Enel fare sopralluoghi. Può smentire che siano questi i siti scelti per la realizzazione delle centrali?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Non essendoci ancora i requisiti, non possono esserci siti già scelti. Dopo di ché, tutti sono ovviamente liberi di fare i sopralluoghi che vogliono.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Rivedrete il sistema degli incentivi per i Comuni, magari ampliandolo?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Il decreto sul nucleare in esame presso le Commissioni parlamentari prevede già diverse misure incentivanti per i territori interessati. È opportuno chiarire che tali incentivi sono da considerare come un elemento in più da tenere in considerazione per assicurare ricadute positive per i territori interessati.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-La gestione delle scorie del vecchio nucleare italiano pesa per 400 milioni di euro sull’attuale bolletta energetica. Come verranno coperti i costi di smantellamento dei reattori a fine vita e smaltimento delle scorie radioattive?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Secondo il decreto nucleare, i costi di smantellamento dei futuri reattori e di smaltimento delle scorie saranno a carico delle imprese che realizzeranno le centrali.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">-Dopo 15 anni e 8miliardi di dollari è stato chiuso insuccesso il deposito geologico per le scorie nucleari americane di Yucca Mountain. Dopo 60 anni non c’è ancora una soluzione al tema della gestione di lungo termine delle scorie. Quali sono le certezze per l’Italia di risolvere il problema?</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">-Sono soluzioni che richiedono tempi lunghi perché servono studi approfonditi e sperimentazioni. Per esempio, in Svezia e Finlandia è stato scelto un sito geologico per lo smaltimento definitivo del combustibile irraggiato dopo molti anni di indagini. Noi abbiamo previsto la realizzazione di un deposito nazionale che sarà progettato e gestito da Sogin, che già si occupa dei rifiuti esistenti. Non si può escludere che con lo sviluppo delle tecnologie almeno una parte delle attuali scorie possa essere riutilizzata come combustibile delle future centrali. In ogni caso, è bene sapere che una centrale Epr produce pochi metri cubi l’anno di scorie.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">di Roberto Rossi

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