Pisa tra svendita e speculazione: si riutilizzino le migliaia di metri cubi vicini all’area Unesco per finalità pubbliche

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Il complesso del Santa Chiara, la ex-caserma Artale, il vecchio dipartimento di Chimica in via Risorgimento, il dipartimento di Biologia in via Volta che si trasferirà a Cisanello, l’ex sede dell’Apes in via Fermi, il Palazzo dei Trovatelli e il complesso del’ex convento di San Vito nella vetrina di vendite del Demanio Pubblico: nel raggio di poche centinaia di metri dall’area UNESCO del campo dei Miracoli, si trovano migliaia di metri cubi vuoti in svendita o oggetto di grandi progetti di speculazione da parte di privati con l’assoluto benestare del Comune di Pisa. E l’elenco continua in zona San Francesco con spazi di proprietà pubblica come Mattonaia, Asilo Coccapani e Limonaia abbandonati e messi in vendita lasciando un vuoto materiale e di funzioni sociali importantissime.

Come abbiamo denunciato in tutti questi anni e come è emerso chiaramente all’assemblea promossa dall’amministrazione sul Piano Operativo Comunale nella zona di Tramontana Centro, manca volutamente da parte della Giunta una pianificazione pubblica che guardi al futuro e risponda all’emergenza climatica, ambientale e sociale della nostra città. Un vuoto di indirizzo lasciato colpevolmente dalla destra cittadina che ha come unica conseguenza il permesso agli investitori privati di fare il massimo profitto in queste aree, valorizzare la rendita immobiliare e generare meccanismi finanziari che non hanno alcuna ricaduta positiva sul territorio e la cittadinanzaaccelerando anzi la desertificazione della città e la sua turistificazione che dà poco lavoro e di scarsa qualità.

Ancora una volta non c’è nessun confronto e confronto con gli altri enti della città, a partire dall’Università, per sviluppare una seria strategia sul futuro di spazi cruciali come le aree di Chimica e Biologia o i Dipartimenti di Fisiologia e Igiene nei pressi di Porta San Zeno, con il rischio concreto che l’Ateneo Pisano sia lasciato solo a “fare cassa” senza un confronto pubblico sulle funzioni che sarebbero utili per la città.

Al progetto di privatizzazione della ex caserma Artale, pensato dalla giunta Filippeschi e realizzato da quella Conti, abbiamo contrapposto “Degentrify Pisa”, un percorso di co-progettazione  con la cittadinanza: è stato ignorato nella sostanza.

Il rischio è che su scala ancora più grande questo avvenga per il Santa Chiara, in cui la proposta della destra di realizzare un Palacongressi non è solo un errore grave, ma è la porta per la speculazione in un’area unica: rilanciamo l’urgenza di una strategia pubblica su cosa devono diventare quest’area e tutti gli spazi vuoti nel loro insieme e quale deve essere il loro ruolo nel tessuto urbano cittadino. Strategia che deve essere definita dal Comune attraverso un preventivo ed irrinunciabile percorso reale di partecipazione che coinvolga la cittadinanza, l’Università, l’Azienda Regionale per il Diritto allo studio e le altre forze politiche, sociali, economiche, culturali della città, fissando i requisiti irrinunciabili, le condizioni, le destinazioni per rispondere ai bisogni sociali e pubblici sempre più forti e sottraendosi agli interessi speculativi che seguono solo logiche di mercato: le assemblee sul POC sono una farsa, dove richieste puntuali di chi interviene – scuole, asili, edilizia popolare, spazi aggregativi e culturali, aree verdi, un presidio sanitario – rimangono senza risposta.

E’ indispensabile ripensare lo spazio urbano e la mobilità per ridurre l’impatto ambientale e il consumo di suolo: uno degli obiettivi fondanti dei piani di recupero per queste aree deve essere quello di creare spazi verdi e percorsi pubblici per contrastare il cambiamento climatico: al contrario, assistiamo ad una perenne contrattazione privata.

No ad una città incentrata su un turismo che genera lavoro povero, precarietà, sfruttamento e rende invivibili e inaccessibili i quartieri del centro storico allontanando gradualmente chi lo abita. Occorre, invece, cercare risposte adeguate alle domande che da tempo attraversano il dibattito pubblico: quale modello economico vogliamo per Pisa? Qual è lo stato di salute attuale del mondo del lavoro in città e quali nuove traiettorie si possono immaginare?

Le decisioni che verranno assunte sul vecchio Santa Chiara e su tutti questi altri spazi cambieranno i destini di Pisa e proprio per questo non si può lasciare alcuna cambiale in bianco a nessuno, come invece si sta facendo a tutela solo degli interessi privati.

A Pisa si gioca una grande partita di valenza nazionale sulla trasformazione del centro storico e dell’intera città.

Il centro storico stretto è tra svendita e speculazione: si riutilizzino le migliaia di metri cubi vicini all’area Unesco per finalità pubbliche e non per la rendita privata.

Per questo risolleciteremo un confronto urgente in Consiglio comunale proponendo un atto di indirizzo, costruito sulla partecipazione, che fissi i requisiti irrinunciabili per rispondere ai bisogni sociali e pubblici sempre più forti e non agli interessi privati e speculativi secondo logiche di mercato.

 

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Fausto Pascali

Fausto Pascali, laureato in ingegneria gestionale a Roma, dopo un dottorato conseguito a Pisa, un periodo di ricerca a Bruxelles e anni di precariato, oggi insegna felicemente matematica applicata in una scuola superiore di Pisa. È da sempre coinvolto nella difesa e riappropriazione dei Beni Comuni, in particolare sul tema del recupero e riutilizzo del patrimonio edilizio pubblico e privato di cui deve essere garantita la funzione sociale. Sostiene la partecipazione attiva della cittadinanza nei processi decisionali di autogoverno del territorio e inoltre promuove da anni la rete locale di economia solidale. Si è impegnato, infine, sui temi della pace e del disarmo sia in ambito scolastico che nel territorio. Candidato a Pisa nella lista di cittadinanza Una Città in Comune.

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