Tornare indietro per andare avanti: il Congresso dei Nativi Apuani

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E’ una questione difficile. Il Congresso dei Nativi Apuani, che si terrà a Lucca, Palazzo Ducale, il 17 maggio 2015, è un passaggio fondamentale ma difficile.

Fondamentale perché, dopo cinque anni di iniziative e lotte, e soprattutto di lancio e costruzione di forme di economia alternativa alla monocoltura del marmo (in agricoltura e turismo, in particolare), Salviamo le Apuane ritiene inderogabile che la popolazione apuana assuma maggiore coscienza di sé e diventi protagonista del riscatto delle Alpi Apuane, cioè della propria terra. Senza questo passaggio, lo sforzo per lo sviluppo dell’economia alternativa (il PIPSEA, www.salviamoleapuane.org) rischia di non riuscire ad incidere nel profondo.

nativi2Ma è questione difficile e non solo perché si tratta di “movimentare” una popolazione scoraggiata e avvilita dall’abbandono e da decenni di batoste contro la montagna, il mondo contadino e la sua cultura. E’ difficile perché, anche nel movimento di Salviamo le Apuane, diventato ormai molto vasto ed incisivo, specialmente dopo il successo sul Piano Paesaggistico, la questione della “natività, nazione” Apuana muove sospetti, dubbi e reticenze.

Alcuni evocano i rischi di “leghismo”, altri di separatismo e chiusura identitaria, altri ancora sospettano sogni di aristocrazia montanara. Non è così e non sarà così. Ma questo atteggiamento è frutto di una riflessione mancata, nel mondo associazionistico, specialmente di sinistra, sulle forme della rappresentanza sociale e popolare, a fronte dell’evidente crisi della “delega”. Salviamo le Apuane ritiene che le comunità della montagna –che, comunque, esistono- siano un modello cui ispirarci: governo diretto delle cose, attraverso assemblee non elettive delle comunità, nessuna delega. Niente di nuovo: come è stato –funzionando- per secoli e secoli prima del XIX secolo. Ma, insieme, tutto di nuovo perché le comunità cambiano, come i contesti e gli scenari non possono essere quegli antichi. E, in ciò, sta la difficoltà.

A Lucca, il 17 maggio, inizieremo a riflettere su “come” si possa ridare questo protagonismo di autogoverno alle comunità, come si possa riattivare, su vasta scala, sulla base delle esperienze di avanguardia già attivate, un’economia alternativa, un ritorno alla montagna effettivo. Ma anche come “ripopolare” i paesi svuotati e sfiduciati, come attirare nuove forze, soprattutto giovani e famiglie giovani, nuovi contadini ed operatori turistici, forestali, artigianali, dei servizi, ecc. E quale rapporto ci debba essere fra il sapere antico -rappresentato a Lucca dal vecchio Apuano Franco che, in video, lancerà un messaggio al Congresso- e la cultura dei ragazzi ventenni della neoagricoltura.

apuaneUn gran bel laboratorio che, però, non è nuovo alle Apuane. Da sempre, infatti questa terra, è aperta: è una terra di mare e di strada, dai porti alla via francigena, e il suo carattere identitario più forte è proprio l’apertura all’esterno. Un popolo di marinai e pastori transumanti, di commercianti e trasportatori i cui borghi erano attraversati, ogni giorno, da carovane di merci e persone forestiere (come si legge negli atti d’archivio).

Il Congresso vedrà dunque, dopo l’apertura di Eros Tetti e il messaggio di Franco, due relazioni di base, la prima, di chi scrive, su “chi siano” gli Apuani di oggi e su “come” ricostruire un’economia ed una società nelle Apuane; la seconda tenuta dal prof. Alberto Magnaghi, Università di Firenze e presidente della Società dei Territorialisti, prestigiosa associazione impegnata da anni sul tema, che tratterà del “ritorno alla montagna” inquadrando il caso Apuane nell’ambito di esperienze simili in Italia. E, poi, sarà il dibattito ad aprire la discussione, che continuerà nel tempo.

Ma il Congresso sarà anche l’occasione per guardare al presente e dare un segno chiaro rispetto alla “battaglia del PIT”: Salviamo le Apuane ne premierà i protagonisti, da Anna Marson, assessore regionale all’urbanistica, a Elia Pegollo, grande vecchio delle lotte apuane, a Luca Nicotra, responsabile di Avaaz, ai sindaci apuani Camilla Bianchi (Fosdinovo), Riccardo Ballerini (Casola in Lunigiana), Davide Saisi (Gallicano) che si sono schierati con il PIT, per finire con un gruppo di giovani e giovanissimi apuani, il gruppo Aeliante di Lucca, quelli che hanno portato ovunque le lettere scritte “Salviamo le Apuane”. Ad essi un premio d’eccezione, simbolo pacifico che gli Apuani hanno scolpito a centinaia di esemplari sulla roccia, il “Pennato”.

*Fabio Baroni, Salviamo le Apuane

A questo link il documento di convocazione http://www.salviamoleapuane.org/documento-convocazione-congresso-apuani.pdf

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Fabio Baroni

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