Rifiuti, se il Pd non conosce il principio di Lavoisier

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Il dibattito sull’impiego degli inceneritori, sollecitato dalle vicende fiorentine e meritevolmente ospitato da la Repubblica e a cui hanno contribuito le ottime Mamme No Inceneritore con la lettera aperta al sindaco Nardella intitolata “Accettiamo la sfida del progresso, non costruendo l’impianto“, molto spesso avviene sulla base di considerazioni approssimative o addirittura antiscientifiche, cosicché le conclusioni cui si perviene spesso peccano di ignoranza se non di mala fede.

Affermare che l’incenerimento dei rifiuti, come fa Sergio Gatteschi del Partito Democratico (partito dell’incostituzionale Salva Ilva) nel suo intervento “Quattro motivi per dire sì all’inceneritore”, è una pratica virtuosa che consente di chiudere il ciclo dei rifiuti per consegnare un pianeta migliore ai nostri figli mi fa sobbalzare sulla sedia e mi costringe a tirare fuori dal cassetto delle conoscenze del liceo il buon vecchio Lavoisier e il suo Principio di conservazione della massa. Come tutti noi abbiamo studiato, ma sembra che Gatteschi abbia dimenticato, sappiamo che in natura nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Legge universale con la quale non si può non concordare.

15-mamme-no-incL’incenerimento dei rifiuti, in qualsiasi quantità, urbani o industriali, secchi o umidi, materie plastiche o organiche, ecc., è una reazione chimica di combustione in cui i rifiuti, la “monnezza”, bruciano in presenza dell’ossigeno e, guarda caso, le sostanze che si producono non scompaiono, non si trasferiscono nell’iperuranio, ma restano, qui sulla nostra testa, sulla nostra Piana fiorentina, sotto forma di polveri, composti chimici altamente pericolosi e cancerogeni, anidride carbonica e migliaia di altri composti di cui difficilmente si potrà prevedere la composizione visto che l’ambiente della reazione non è controllabile.

Il 70% della “monnezza” si trasformerà quindi in aria sospesa sulle nostre case o sarà trasportano in aree limitrofe a seconda della circolazione locale dei venti. Il restante 30% si trasformerà in ceneri, il cui contenuto di inquinanti, metalli pesanti, ecc., sarà molto concentrato e che comunque saremo costretti a smaltire e spero a non dover riciclare, come Gatteschi afferma.

Per esempio, su 100 tonnellate di rifiuti bruciati, l’impianto di Case Passerini molto probabilmente produrrà 30 tonnellate di ceneri pericolosissime (dove le mettiamo?) e ben 70 e passa tonnellate di scarichi e fumi che il camino disperderà nell’atmosfera. Il tanto decantato bosco della Piana – vera operazione di greenwashing per i fautori dell’inceneritore – potrà mai mitigare un simile impatto?

La barbara e micidiale pratica dell’incenerimento non chiude il ciclo dei rifiuti, ma li trasforma nella speranza che diventino invisibili, ma sempre “monnezza” restano, “monnezza” saremo costretti a respirare, “monnezza” saremo costretti a mangiare.

Come le persone più avvedute sanno, i migliori rifiuti sono quelli non prodotti. Nostro compito è quello di superare il modello distruttivo di società dell’”usa e getta” e di considerare i rifiuti come materie prime seconde da utilizzare per innumerevoli nuovi cicli di impiego. In tutto il mondo si chiama Strategia Rifiuti Zero, è adottata da innumerevoli metropoli, ma a Firenze si sa, a volte in politica ultimamente è utile essere provinciali, approssimativi e lontano dalla modernità.

Antonio Fiorentino, docente di Chimica, attivo nel laboratorio politico perUnaltracittà

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Antonio Fiorentino

Architetto, vive e lavora tra Pistoia e Firenze dove rischia la pelle girando in bici tra bus, auto e cantieri. E’ un esponente del Gruppo Urbanistica di perUnaltracittà di Firenze, partecipa alle attività di Comitati di Cittadini e Associazioni ambientaliste.

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