Tunnel TAV di Firenze, ma quanto ci costi?

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Torna alla ribalta, in questi giorni, il tema dei costi TAV relativi al Passante di Firenze. È bene che sia così perché credo sia proprio nell’aspetto economico che si trovano le ragioni prime e ultime dell’esistenza delle grandi opere inutili, compresa quella fiorentina.

campo-di-marte-entrata-del-tunnelDalle inchieste in corso della magistratura emergerebbero soprattutto due aspetti poco chiari: uno quello delle terre di scavo pagate da RFI come rifiuti e conferite invece in discarica abusiva in Mugello da ditte in subappalto collegate alla camorra; la differenza tra i costi sarebbe diventata fondi neri da utilizzare a piacimento di corrotti e corruttori. L’altro è il prezzo pagato da RFI per la “direzione dei lavori” curata dall’ineffabile ingegner Stefano Perotti con la sua società Dilan.Fi; la società controllata da FSI avrebbe pagato a Nodavia per questo incarico circa 42 milioni, 21 solo dei quali sarebbero passati alla società del direttore dei lavori. La differenza… cerchiamo di immaginare dove sia finita.

Questo è quanto di più rilevante emerge sul fronte “costi” dalle carte delle inchieste in corso della Procura, ma le cifre che sono in ballo danno un quadro ben più vasto. Le ultime notizie certe sui costi dell’opera risalgono all’ultimo bilancio che Nodavia ha consegnato alla Camera di Commercio nel 2014; nell’aprile di quell’anno il valore dichiarato dei lavori eseguiti relativamente al “lotto 2”, cioè al sottoattraversamento vero e proprio, erano di circa 120 milioni di euro, ma a fronte di questo si vantavano “riserve”, cioè maggiori costi, per 528 milioni di euro.

Le vicende giudiziarie e le pressioni dell’opinione pubblica scandalizzata per il verminaio legato al progetto TAV avrebbero poi fatto scendere le pretese del costruttore a meno di 400 milioni, ma ancora la relazione di Cantone sul Passante di Firenze denunciava le pretese esose del costruttore.

In questo momento il silenzio su questo fronte è totale e queste presunte riserve oscillerebbero dunque tra i 250 e gli oltre 500 milioni che, sommate al valore dell’opera e quanto speso per realizzare lo “scavalco” (circa 90 milioni), porterebbero il costo dell’opera tra i 450 e i 700 milioni (stime prudenziali). Visto che per ora quanto realizzato è solo un ponte a Castello, una buca in zona Macelli e l’acquisto di due frese (una delle quali, Monnalisa, taroccata e vergognosamente smantellata) viene spontaneo chiedersi dove potrebbero mai arrivare i costi di questa faraonica opera inutile.

Se teniamo conto del fatto che la “Legge Obiettivo” (figlia diretta del modello TAV all’italiana) mette il “direttore dei lavori”, cioè il nostro ingegner Perotti, alle dirette dipendenze del costruttore – mentre la sua funzione dovrebbe essere di tutelare gli interessi del committente, RFI, che gestisce soldi pubblici – immaginiamo chi sarà favorito.

fresaCredo sia opportuno lasciare l’analisi di questo sistema criminoso e legalizzato ad altra riflessione, ma adesso restano delle domande che non possono essere taciute: ma la politica è diventata totalmente cieca? O piuttosto è collusa e la sua funzione è ridotta a mera sanzione di quanto i poteri forti hanno deciso? E dentro le Ferrovie dello Stato, che è una Società per Azioni controllata da Ministero del Tesoro, che succede? Gli amministratori delegati si sono fatti frodare in questa maniera così pacchiana? I dirigenti della FSI sono ciechi e inetti o sono collusi pure loro? E il Governo, anzi, i Governi che si sono succeduti in questi anni non sono capaci o non hanno mai voluto vedere?

Queste domande credo siano ormai ineludibili e, più che una risposta giudiziaria, aspetterebbero una risposta politica.

*Tiziano Cardosi, attivista No Tunnel Tav e perUnaltracittà

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Tiziano Cardosi

Obiettore di coscienza negli anni ‘70, attivista contro le guerre, già capostazione delle FS, oggi si occupa soprattutto di mobilità e del fenomeno delle “grandi opere inutili”, tra I fondatori del comitato No Tunnel TAV di Firenze. Attivista di perUnaltracittà.

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