41 bis = tortura? Esatto proprio così

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Questo il testo della lettera mandata da Potere al Popolo di Firenze alla redazione cittadina de La Repubblica, a seguito di una segnalazione piuttosto scandalizzata relativa alla comparsa di una scritta su un muro che diceva “41 bis = tortura”.


Gentile redazione,

alcune brevi note in merito alla reazione suscitata dalla scritta sul muro “41 bis = tortura” .

Nato come misura emergenziale, strumento estremo di contrasto alla criminalità organizzata, in realtà il regime di carcere duro noto come 41 bis si è ben presto trasformato in strumento ordinario, che non riguarda solo capi clan e boss della mafia. Da regime temporaneo, che andava rinnovato dal magistrato di sorveglianza solo se persistevano le eccezionali condizioni di pericolosità del detenuto, è ormai diventato una condanna definitiva e permanente.

Ma al di là del profilo penale di chi è sottoposto a questo regime, particolarmente afflittivo, non possiamo non ricordare i dettami costituzionali riguardo alla natura e alla finalità della pena, e domandarci se siamo di fronte a una pena o a una vendetta.

Nel suo rapporto al parlamento del 2019 il garante nazionale dei diritti dei detenuti, Mauro Palma, parla di “gravi criticità”. «Se il regime diventa un sistema in cui si vogliono aggiungere delle afflizioni aggiuntive, un qualcosa in più di tipo punitivo rispetto alla privazione della libertà e questo qualcosa in più non si giustifica dal punto di vista dell’interruzione della comunicazione ma è una mera afflizione, allora siamo in contrasto con la finalità rieducativa della pena».

La dott.ssa Laura Longo,magistrato di sorveglianza di Roma e presidente del Tribunale di Sorveglianza de L’Aquila, ha recentemente scritto :” E’ una condizione di spietato isolamento insostenibile per l’essere umano, specie se protratta per anni. E tale condizione può essere ulteriormente aggravata (fino a diventare isolamento totale) da circostanze contingenti (malattia, impegni processuali, esecuzione della sanzione disciplinare dell’esclusione dalle attività in comune).

E’ un sistema che genera dunque una sofferenza aggiuntiva che va ben al di là di quella fisiologicamente connessa alla condizione di reclusività.” . E sulla necessità di un superamento di questo regime, per conciliare esigenze di sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali di chiunque, aggiunge:” E’ questa una battaglia di civiltà necessaria per ricondurre a giustizia gli attuali connotati di vendetta del regime di 41 bis. È una battaglia sollecitata anche da organismi internazionali; oltre al Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, anche il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha di recente sollevato critiche sull’eccessività del tempo di durata del regime derogatorio e sulla condizione di isolamento in cui versano tali categorie di detenuti.”.

Tornando alla scritta sul muro che tanto ha indignato, in realtà non è così distante dal vero: basta informarsi sulle specifiche previsioni del regime del 41 bis, che qui omettiamo per brevità.

In realtà ci dovremmo interrogare non solo su quali limiti porre a regimi carcerari speciali e spesso inutilmente afflittivi, ma anche sulle condizioni di vita nell’universo carcerario tutto, girone infernale troppo spesso rimosso dalle coscienze, dimenticato, se non esplicitamente esaltato come strumento di vendetta, con buona pace non di Gozzini, ma addirittura di Beccaria.

Potere al Popolo Firenze

Per ulteriori approfondimenti sul tema:

https://paginecontrolatortura.noblogs.org/

https://www.perunaltracitta.org/2015/12/14/5492/

https://www.perunaltracitta.org/2017/02/17/la-consulta-boccia-ricorso-41-bis/

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