Fra le analisi dotte e le chiacchiere da bar in tema di green pass o obbligatorietà del vaccino anti-Covid-19, non vi è traccia di una riflessione approfondita su quelle problematiche “marginali” che la pandemia ha sollevato ed amplificato. Fra queste, la necessità di assicurare il pieno godimento del diritto all’istruzione agli studenti sordi o ipoacusici, che utilizzano la labiolettura come indispensabile canale ricettivo e comunicativo.
L’obbligo di indossare la mascherina all’interno dell’edificio scolastico ha ostacolato gli studenti sordi nell’apprendimento e nella serena interazione con compagni e docenti. La mancanza di intraprendenza nell’interpretare norme vagamente formulate (cfr. l’esenzione dall’obbligo di indossare la mascherina per «soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso» della medesima e per chi interagisce con essi) ha ritardato, spesso impedito, l’adozione di soluzioni inclusive che, pur “artigianali”, avrebbero potuto almeno tamponare una situazione di fatto discriminatoria.
Nell’aprile scorso, la comparsa sul mercato di dispositivi di protezione individuale che consentono la labiolettura, muniti di dichiarazione di conformità dell’ISS e di certificazione CE, aveva suscitato un improvviso interesse politico e mediatico per l’argomento: comunicati ministeriali (Stefani), interrogazioni parlamentari (Fratoianni), l’annuncio dell’acquisto e della distribuzione nelle scuole delle “mascherine trasparenti” certificate (Figliuolo). Poi l’anno scolastico si chiude senza risultati significativi, alcuni prèsidi acquistano da soli i dispositivi in questione, a settembre si vedrà. Settembre arriva, nessuna novità.
Nell’intreccio di responsabilità decisionali e organizzative fra Ministero dell’Istruzione, Regioni, Uffici Scolastici, singoli istituti, non vi è ad oggi una soluzione chiara ad un problema che si sta ripresentando immutato. Nell’attesa, varrebbe la pena esplorare, a livello locale, i margini di manovra normativa delle autorità regionali, auspicando una reale sinergia (termine tanto abusato quanto, all’atto pratico, negletto) fra istituzioni del territorio. Alcune iniziative sono degne di nota: fra queste l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Regionale della Toscana di una mozione con la quale il medesimo impegna la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo, per garantire una tempestiva fornitura di mascherine trasparenti certificate alle classi delle scuole ove siano presenti studenti sordi o ipoacusici (20 luglio u.s.).
Tuttavia, ben altri risultati si potrebbero concretamente ottenere intervenendo sulla disciplina delle modalità di svolgimento delle lezioni e delle attività scolastiche, ma anche coinvolgendo e sensibilizzando insegnanti e studenti. Attuare il diritto costituzionale all’istruzione per tutti non è prerogativa o compito esclusivo dei pubblici poteri, ma richiede la consapevolezza e la partecipazione attiva di una comunità coesa.
La scuola è appena iniziata, siamo ancora in tempo.
Sara Cocchi, avvocata