Capitali e bancomat

  • Tempo di lettura:3minuti
image_pdfimage_print

2010-01-28 08:18:49

>[L’Unità, 28 Gennaio 2010]Mi ricordo le interrogazioni sulle «cartine mute», quelle senza i nomi delle capitali. Si ascoltavano risposte destinate a restare leggendarie: Beirut, che si chiamava Francesco, rimase Beirut per anni dopo aver alzato la mano, volontario, per rispondere con dovizia di dettagli che era la città santa del popolo etiope. Mi ricordo una favolosa interrogazione sui «confini attuali dell’odierna Mesopotamia» in cui il compagno cercava di sostenere, con una certa disperata efficacia retorica, che non esistendo attualmente la Mesopotamia in quanto Stato non si poteva assolutamente sostenere che ne esistessero i confini dunque contestava in nuce il senso della domanda. Oltre che essere dannosissima e stupida, l’abolizione della materia «geografia», è un torto immenso che si fa alla futura memoria collettiva di generazioni di studenti. Generava aneddoti meravigliosi. Le gare di capitali sono state spesso, inoltre, un’efficace alternativa ad altre forme di esibizione muscolare. I più bravi giocavano anche a Risiko, però di pomeriggio. La distruzione sistematica della scuola da parte di chi non sa o non capisce le conseguenze di quel che sta facendo è una delle tragedie a cui assistiamo protestando impotenti. Oggi, con un passaggio formale, si compie l’ultimoatto. La scomparsa della geografia è solo un dettaglio che immalinconisce. Poca cosa, nel quadro generale. Ci vorranno vent’anni per recuperare il disastro, se basteranno. Consola sapere che almeno qui non interverrà Bertolaso. Parliamo ancora di Risiko, e di politica. Sarebbe inclemente ricordare oggi qui gli illustri commentatori che alla vigilia delle primarie in Puglia invocavano la sapienza strategica delle visioni politiche di lungo momento come argomento contro chi, come noi, chiedeva semplicemente di gettare un occhio e prestare orecchio a quel che accade là fuori, per strada. Una studentessa barese di 24 anni, Annamaria, ci ha scritto (una lettera di carta, niente paura, non è il popolo del web dai pensatori detestato) che la sinistra «sta approfittando dell’ammirevole pazienza del suo elettorato». A volte basta poco. Smettere i panni da stratega e andare a fare la spesa al mercato. Ascoltare, provare a capire e non abusare della pazienza di chi si chiama a votare. Ascoltare di più e parlare di meno, come appunto si insegnava a scuola. C’è poi un nuovo capitolo giudiziario della vicenda del sindaco di Bologna Delbono. Il cosiddetto Cinzia-gate appassiona enormemente le cronache come ogni scandalo sessual-sentimentale, in testa quelli che non generano dimissioni dei protagonisti ma sempre nuove candidature in politica delle loro favorite. Bene l’orgoglio della differenza. Bene le dimissioni subito. Proviamo poi a chiarire bene, ai futuri candidati, quel che a ciascuno di noi appare un concetto semplice, non una cosa da Risiko. La differenza fra i bancomat personali e quelli in dotazione per lavoro. La distinzione fra bene privato e bene pubblico: in senso economico, politico e se necessario anche sentimentale. Conti separati, per favore. Non è così difficile, basta non imitare chi usa i voli di stato per le sue ballerine. Si può vincere lo stesso. Anzi: magari è così che si vince.<br /><br />Di Concita de Gregorio

The following two tabs change content below.

Redazione

Il gruppo di redazione della rivista edita da perUnaltracittà