Alla Btp fu chiesto un milione mezzo per entrare nel giro dei grandi lavori

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2010-02-12 08:58:21

>[La Repubblica Firenze, 12/02/2010] Un milione e mezzo di euro in cambio dell´accredito presso il dipartimento della protezione civile. Un milione e mezzo di euro per poter partecipare al banchetto degli appalti ultramilionari per i Grandi Eventi: il G8 alla Maddalena, i Mondiali di nuoto, i 150 anni dell´Unità d´Italia. E´ la richiesta che il 18 febbraio 2008 è stata rivolta a Riccardo Fusi, presidente della Baldassini Tognozzi Pontello (Btp). Alcuni mesi prima l´azienda fiorentina non era riuscita ad aggiudicarsi i lavori di costruzione del Parco della Musica (esattamente come la Giafi di Valerio Carducci, poi però compensata con l´appalto dell´ex ospedale alla Maddalena). I magistrati fiorentini e gli investigatori del Ros hanno scoperto che fra la fine del 2007 e l´inizio del 2008 l´imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli mise in contatto Vincenzo Di Nardo, amministratore della Btp, e poi Riccardo Fusi con Angelo Balducci e Fabio De Santis, della struttura di missione deputata ai Grandi Eventi, ora in carcere per corruzione. Secondo le accuse, i due alti dirigenti si impegnarono ad assegnare alcuni lavori alla Btp in associazione con il Consorzio Stabile Novus, riferibile a De Vito Piscicelli e gestito in maniera occulta da un funzionario ministeriale, Antonio Di Nardo. <br />In cambio dell´accredito all´interno del dipartimento, in quella che l´amministratore delegato di Btp Vincenzo Di Nardo aveva definito «banda di delinquenti», Piscicelli – scrive il gip Rosario Lupo – chiese a Fusi un riconoscimento economico di un milione e mezzo di euro. Perché – fu il suo ragionamento – «la rete di rapporti intessuta con il gruppo di funzionari facente capo all´ingegner Balducci, messa a disposizione di Fusi, costituiva il suo "background di dieci anni di buttamento di sangue"». E per costruirsi quella rete aveva anche dovuto sostenere dei "sacrifici" per assolvere alle richieste più disparate. Fra l´altro una volta aveva anche dovuto contrarre un prestito di 100 mila euro con soggetti campani. Gente pericolosa, come il 22 marzo 2008 al cognato Gagliardi: «Son quella gente che è meglio che ci stai lontano, se si sgarra è la fine, io già l´altra volta dal 5(%) al mese son passati al 10». Il che fa dire al gip: «E´ dunque emerso l´interessamento anche di soggetti legati alla malavita organizzata di stampo mafioso che controllano cordate di imprese interessate al banchetto costituito dagli ultramilionari appalti». In qualunque circostanza. Il 6 aprile 2009, giorno del terremoto in Abruzzo, le microspie dei carabinieri registrano una eloquente conversazione fra Piscicelli e il cognato Gagliardi, che lo incita: «Oh, ma alla Ferratella (sede della protezione civile Ndr) occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito… non è che c´è un terremoto al giorno». Piscicelli ride. Gagliardi: «Così per dire, per carità, poveracci». Piscicelli: «Va buo´, ciao». Cognato: «O no?». Piscicelli: «Eh, certo, io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto». Cognato: «Io pure, va buo´, ciao». Scrive il gip Rosario Lupo: «Piscicelli è colui che con le macerie ancora calde è già pronto a buttarsi sul denaro per la ricostruzione del martoriato Abruzzo». <br />«Piscicelli? Certo che lo conosco», sbotta il presidente della Btp Fusi. Ma aggiunge: «Quello che si legge nelle intercettazioni è tutto vero, Piscicelli mi ha chiesto dei soldi. Solo che io non glieli ho dati perché non mi fidavo di lui». Fusi racconta di aver conosciuto Piscicelli proprio attraverso Gagliardi, che gli comprò la multisala del Warner Village. «Mi chiese di incontrarlo e io lo feci. Piscicelli disse che aveva tanti debiti cui fare fronte e mi chiese 1 milione e mezzo di euro in prestito. Gli dissi che non potevo e lui mi propose in cambio di farmi entrare nel grande mondo delle grandi opere. Non gli ho dato niente e io non ho mai ricevuto un appalto», dice Fusi. «L´ho incontrato più volte sia a Roma che a Firenze, perché lui insisteva nel dire che doveva rientrare con i debiti e non sapeva come fare. Ad un certo punto mandò anche la moglie a chiedere il prestito». Come doveva essere pagato il milione e mezzo di euro? «Mi voleva vendere a garanzia una casa a Porto Santo Stefano, devo avere ancora i progetti da qualche parte. Ripeto però, sono solo chiacchiere perché soldi non glieli ho dati. E da quella volta lì non ci ho più parlato». <br />Ma scusi Fusi, lei che è a capo di una delle più grandi imprese di costruzioni italiane, le cose funzionano davvero così? Si promettono appalti pubblici come fossero partite private? «Andate a vedere chi ha vinto le opere del G8 o quelle del 150mo, andate a vedere chi ha fatto il Parco della musica o il Petruzzelli di Bari. Io non faccio parte di questo sistema, lavoro 20 ore il giorno e non ho debiti personali. Se ho debiti sono dovuti alla mia azienda». Ma lei non si è mai lamentato? «Come no, con tutti. Mi spiegate perché vincono sempre i soliti? Con il sistema oggi in vigore in Italia, si può far vincere chi si vuole. Del resto, è la legge che dice che è facoltà del committente aggiudicare il lavoro anche all´impresa che ha fatto più sconto se l´impresa riesce a giustificare i prezzi».<br /><br />Di FRANCA SELVATICI e MASSIMO VANNI

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