Bilancio Ataf, in rivolta i sindaci-soci

  • Tempo di lettura:2minuti

2010-02-25 08:06:28

>(La Repubblica Firenze, 25/02/2010) ATAF ha rischiato ieri di andare a gambe all’aria. Solo alla fine del direttivo che precede l’assemblea quattro soci su otto, hanno votato sì e salvato il bilancio. Ma fino a quel momento tutti, tranne Firenze (82% delle azioni), volevano bocciare la previsione del budget 2010: 5.600.000 di buco oltre ai 6.200.000 del preconsuntivo 2009. Motivati, i sindaci ribelli, non solo da cifre «per cui il bilancio 2010 è peggio del 2009 perché al netto di 2.100.000 euro che si spera di ricavare dalla vendita delle partecipate», come spiega il sindaco di Sesto, Gianassi. Ma soprattutto dalla «mancanza «di qualsiasi strategia di rilancio di un’azienda che accumula debiti su debiti, nonostante che per questa ragione avessimo rimandato la riunione un mese fa». Mentre «Ataf assume invece di ridurre il personale, non ridiscute gli accordi aziendali e viene minata dalla bassa velocità commerciale». Innervositi, i sindaci, dal «dover leggere sui giornali i cambiamenti che ogni giorno Firenze decide». Solo all’ultimo, dopo l’impegno dell’assessore fiorentino all’economia Falchetti a mettere Ataf tra le priorità di Palazzo Vecchio e la messa a verbale di una prossima riconvocazione, quattro Comuni decidono «un’apertura di credito» e votano sì: Scandicci, che per via delle quote è determinante, Impruneta, Fiesole e Bagno a Ripoli. Invece Sesto, Campi, Calenzano e Vaglia mantengono il no. Siccome, proporzionalmente alle quote, non si raggiunge il 10% di no, in assemblea devono poi tutti allinearsi al sì ma mettono agli atti il dissenso. Ataf si infila in una specie di libertà vigilata. «Non si può continuare a galleggiare – dice il sindaco di Scandicci, Gheri – Bisogna e riconoscere che c’è una crisi e risolverla»: o aprire ai privati o ristrutturare. O portare, si sussurra, i libri in tribunale. Gianassi fa i conti: 13 milioni di buco dal 2006 al 2008 , 18 nel 2009 e 25 nel 2010. A quel punto Ataf eviterà di indebitarsi oltre quel terzo del capitale (37 milioni) che pone l’obbligo di abbattimento del medesimo solo rivalutando gli immobili. Nel 2011 è probabile che il terzo venga superato e nessun socio è disponibile a ricapitalizzare. Dunque? Dunque si deve cambiare marcia e i sindaci vogliono contare.  Ilaria Ciuti

The following two tabs change content below.

Redazione

Il gruppo di redazione della rivista edita da perUnaltracittà