2010-02-22 09:01:41
>Sulla cupola fiorentina – e non si parla di quella del Brunelleschi – sembrerebbe fin troppo facile dire: “l’avevamo detto!” Eppure non si può far diversamente. Sì, l’avevamo detto che le grandi opere in città, che fossero parcheggi come quello della Fortezza, sottopassi come in via Caduti dei Lager, cittadelle come quella prevista a Castello, Multisale come a Novoli, progetti definiti di recupero come l’ex Panificio militare e la Manifattura Tabacchi o nuovi interventi come l’Auditorium del Maggio erano operazioni che rispondevano alle esigenza di costruttori, immobiliaristi e proprietari terrieri. Non certo ai bisogni di una città che non ha ancora trovato risposte né all’emergenza abitativa né alla mancanza di verde e spazi pubblici. Già in tempi non sospetti l’avevamo chiamata una città "in vendita", dove trionfava la densificazione edilizia, testimoniata dai tanti cantieri progettati dalla onnipresente Quadra, studio di cui erano soci all’epoca il capogruppo del PD nonché presidente della commissione urbanistica, il presidente dell’Ordine degli architetti e persino un geometra dipendente del Comune. Gli stessi nomi di ditte, SpA e consorzi che ora leggiamo sulle pagine dei quotidiani nazionali a fianco dei loro grandi committenti, perché al centro di azioni della Magistratura, sono quelli che ricorrevano puntualmente nei nostri interventi in Consiglio comunale, nei comunicati registrati in rete civica e poi inviati alla stampa. La denuncia di mancata trasparenza in quei processi è stata nostra azione costante. Non avevamo la sfera di cristallo, abbiamo solo letto i bilanci e guardato i progetti. Come potevano e dovevano fare quelli che ora fingono di non sapere. E che ci hanno chiamato talvolta visionari, talvolta ideologici.

Redazione

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