2010-02-20 07:28:32
><p>[La Nazione Firenze, 2002/2009]<br />Diego Della Valle parla spesso di Fiorentina. Poche volte di Firenze. Questa è una di quelle volte. Del resto la galleria di personaggi legati alla città, inaugurata dall’intervista di Andrea Ceccherini, due settimana fa, doveva chiudersi con un osservatore speciale. Che portasse idee nuove e consigli da imprenditore vincente – fiorentino di breve corso ma sentito – per trovare il bandolo di un’unità perduta. O forse mai raggiunta. E conquistare due traguardi: la legge speciale e le celebrazioni per l’anno di Amerigo Vespucci nel 2012. <br />Cosa ne pensa della proposta lanciata dal presidente dell’Osservatorio giovani editori, Andrea Ceccherini: “Firenze smetta di dividersi fra Guelfi e Ghibellini e cominci a unirsi e fare squadra per tornare a vincere”?<br />«Trovo molto sensato quello che dice Ceccherini: è una regola che vale non solo per Firenze ma anche in ogni altra occasione e circostanza. Ritengo che in un momento così complicato a livello mondiale, fare squadra sia indispensabile per superare le difficoltà attuali, ma soprattutto per centrare gli obiettivi futuri; a patto che gli obiettivi ci siano e siano stati pianificati con realismo e soprattutto siano quelli che veramente servono al futuro di Firenze».<br />Parola d’ordine, quindi, fare sistema: le sembra una cosa possibile in una città che lei ha conosciuto solo pochi anni fa, ma della quale ha già sperimentato la litigiosità e l’inconcludenza? <br />«Guardi, io credo che valga anche per mio fratello, conoscendone il pensiero: a Firenze ci sentiamo ospiti della città e speriamo anche di essere ospiti non invasivi. Detto questo, non ho mai trovato situazioni di litigiosità e inconcludenza superiori a quelle che si trovano in altre parti d’Italia e in città dello stesso tipo. Il mondo politico vive come dappertutto in perenne contrapposizione tra chi governa e chi sta all’opposizione; le dimensioni non grandi della città portano spesso a contrapporre anche gli interessi dei singoli imprenditori, ma questo onestamente non è diverso da ogni altra parte. Ritengo che l’unica soluzione possibile sia quella di fare sistema e bisogna entrare nell’ottica precisa che è assolutamente indispensabile farlo, soprattutto in una città come Firenze che, per le caratteristiche che ha, è candidata ad essere o a ritornare ad essere una delle città più visibili del mondo, con tutti i vantaggi conseguenti. Si immagini, tanto per fare un esempio, cosa può significare convogliare a Firenze il turismo enorme di paesi come la Cina e l’India, per citarne due soltanto».<br />Quali sono secondo lei i limiti di Firenze. Perchè non è ancora riuscita a mettersi al passo con altre grandi città, tipo Bologna e Genova? <br />«Io non credo che Firenze sia più indietro di Bologna o Genova. Credo abbia altre caratteristiche che la contraddistinguono. Penso invece che data la ricchezza artistica e il prestigio mondiale, Firenze sia la città italiana, insieme a Venezia e Roma, che ha potenzialmente le prospettive più appetibili per ricoprire una leadership italiana a livello internazionale. L’importante è esserne consapevoli e fare quello che serve per farcela. Io ricordo la prima volta che ho visto Firenze, da ragazzino, con mio padre, ed è stato per me un incontro mai più dimenticato e ancora oggi ogni volta che atterro a Firenze ed entro in città ricordo quel giorno, la bellezza e la pulizia delle strade, l’eleganza dei negozi, la bellezza degli alberghi e ovviamente la maestosità dei monumenti. Bene, bisognerebbe che la città tornasse a fare questa impressione ai ragazzi che vengono oggi; il messaggio è: “occupatevi della città e riportatela allo splendore di una volta”».<br />Secondo lei quale potrebbe essere un veicolo pubblicitario capace di portare questa città all’attenzione del mondo? <br />«Molte cose Firenze le ha già in casa, basta tenerle al meglio e mostrarle al mondo con una grande macchina organizzativa alle spalle. Bisogna fare in modo che tutti i commercianti tradizionali della città possano continuare a vivere, perché questo è un altro motivo di forte interesse per i turisti che arrivano da tutto il mondo. Dobbiamo avere una città pulita, bella da vedere, pratica e sicura da visitare, non dimenticandosi che Firenze tutta è un grande museo a cielo aperto, di cui una volta tutti godevano dal primo momento in cui mettevano piede fuori dall’albergo e cominciavano a girarla. Credo che al di là di quello che c’è già, Firenze avrebbe bisogno di un grande museo di arte moderna, un monumento architettonico che faccia il giro del mondo e organizzi mostre di tale importanza da riportare a Firenze, in ogni stagione, l’attenzione degli amanti dell’arte da tutto il mondo. Quello che è stato fatto a Bilbao poteva essere fatto a Firenze, con risultati ancora più grandi, considerando la bellezza e la reputazione della città. Oltre a cose di questa rilevanza credo che pensare a Firenze come centro mondiale della cultura per i giovani di tutto il mondo possa essere importante. Oggi queste cose la città le fa, molto supportate da spinte che arrivano dall’estero. Io penso invece ad una cosa ancora più in grande, “una sorta di Onu della Cultura Mondiale”, che dovrebbe aggregare giovani da tutto il mondo, che ne rimarrebbero affezionati frequentatori. Quali giovani del resto non vorrebbero a vivere a Firenze per un periodo della loro vita?» <br />Firenze ha più propensione a guardarsi indietro che a puntare avanti. Che cosa suggerisce per invertire la tendenza e convincere le imprese a investire sull’innovazione? <br />«Io credo che oggi nessuno possa più permettersi di non guardare avanti e non pensare con l’umiltà necessaria che tutto va ridiscusso, ripianificato con efficienza e con chiarezza di obiettivi per essere pronti ad affrontare i prossimi decenni. Quello che si è stati nel passato non va dimenticato, ma usato invece con orgoglio e come esperienza per migliorare quello che si farà nel futuro. Se si vuole vivere di ricordi passati, o con supponenza, pensando al passato che è stato, si è fuori da ogni prospettiva futura». <br />Secondo lei l’aeroporto può diventare il trampolino di lancio che ora è mancato, oppure Peretola va bene così perchè tanto c’è Pisa? <br />«L’aeroporto è importantissimo, perché è l’oggetto che permetterà a tutti gli stranieri di arrivare a Firenze e quindi Firenze in questo senso deve essere servita nel modo migliore. Non saprei risponderle, non avendo le conosce tecniche, su come è meglio fare a Peretola o Pisa, ma nel breve periodo potenziare Peretola per i voli nazionali e europei e Pisa per i voli intercontinentali e europei può essere quel che serve alla città. Se poi Pisa può essere raggiunta molto comodamente, questo ovviamente facilita le cose. Non è secondario lo sviluppo della rete ferroviaria ma credo che con l’Alta Velocità tutto questo si possa considerare ormai cosa fatta e, considerando Firenze più o meno al centro dell’Italia, una buona rete ferroviaria che permetta di raggiungere Firenze in tempi brevi da ogni parte d’Italia migliorerà anche il turismo nazionale».<br />In un momento di crisi occorre concentrarsi concretamente per difendere il ‘saper fare’, che resta un fattore strategico di competitività… <br />«Il saper fare è un’altra caratteristica del Made in Italy e quindi a Firenze, ma non solo a Firenze, va tutelato nel modo migliore; considerando però che Firenze è essa stessa una macchina che produce ricchezza, è importante che il mondo politico che la gestisce faccia di tutto per tenerla al meglio, dopodiché sono convinto che ci penseranno i fiorentini a far il resto come sempre hanno fatto».<br />Quale è il difetto peggiore che ha individuato nella nostra città? <br />«Ma, guardi, io conosco Firenze da sempre, mia moglie ha abitato a Firenze tanti anni e vorrebbe tornarci a vivere quando smetteremo di lavorare, faccio quindi fatica a pensare a dei difetti; forse il fatto che non ci sono spesso non me li fa vedere: camminare di notte nella città, mangiare nelle trattorie tipiche che frequento da sempre, andare ogni tanto nella campagna intorno alla città, come si fa a parlare di difetti? Naturalmente immagino che chi vive in città non abbia solo una visione idilliaca di queste cose ma sia critico verso quello che non funziona come capita in tutte le città d’Italia. Io vorrei lasciarmi il lusso di continuare a pensare che ogni volta che vengo a Firenze è una piccola vacanza, anche se rimango poche ore». <br />Può bastare un eroe solitario nelle trattative con Governo e grandi enti? Oppure è meglio fare sistema e trovare alleati diversi per coronare gli obiettivi prefissati?<br />«Credo che oggi in qualunque mestiere da soli non si va da nessuna parte e come in tante altre cose anche a Firenze ci vuole un piano condiviso tra le parti, la parte dirigente della città e i cittadini che vi abitano, un tavolo di consultazione tra le classi dirigenti che si adoperino per ottenere i risultati prefissati; del resto occuparsi di Firenze deve essere un privilegio per i fiorentini, perché oltre che risolvere i problemi della loro vita quotidiana possono essere di esempio al mondo intero su come si può gestire una delle città più conosciute e amate nel mondo. Una Firenze ben gestita è anche un grande biglietto da visita per l’Italia e tutto quello che l’Italia di buono rappresenta, la responsabilità quindi è ancora più grande».<br />di Marcello Mancini</p>
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Redazione

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