Il nuovo teatro del Maggio. Un bando e tante stecche

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2010-02-25 08:03:44

>(Il Corriere Fiorentino, 25/02/2010)Lo so che qui la cosa si può fare noiosa per chi legge, ma in questi giorni alcuni dei protagonisti (l’architetto che ha vinto il concorso, Paolo Desideri, uno dei membri della commissione che ha aggiudicato l’appalto, Stefano Pace) hanno detto a Alessio Gaggioli che li ha intervistati che il bando era vago. Per forza poi i progetti erano «scarsi», cioè non brutti ma non precisi. 2) Nel bando dunque si chiede che l’opera abbia due sale di cui una da 2.000 posti con un boccascena di 15 metri di lunghezza, e il posto per una orchestra di 106 elementi, un palcoscenico — più servizi — di 2.250 metri quadrati con un sottopalco di 10 metri, e una seconda da mille o cinquecento — una specie di ridotto. Poi, una torre scenica di 38 metri, i servizi generali, il ristorante, la caffetteria, la libreria, i negozi specialistici, il foyer. E ancora: i laboratori confinanti con la sala principale (nella zona nord, si specifica), gli spazi per gli artisti, gli strumenti e l’amministrazione, camerini, cameroni, sale trucco, vie di scarico dei materiali (tutto questo a sud ovest). Per dire che tanto vago non era. Dunque, come è stato possibile che il progetto che ha vinto la gara, e che aveva ottenuto il massimo dei voti previsti (55) cioè la perfezione, sia stato poi stravolto? Se era perfetto perché cambiarlo? Perché ridisegnare completamente la sala grande, che è il «perché » di un teatro (cosa sarà mai un teatro lirico se non dove si canta e si suona?). Se era un progetto perfetto, la sala doveva essere un capolavoro. Altrimenti qualche punto in meno non guastava. O no? Sostiene Pace nell’intervista con Alessio Gaggioli che lui ricorda bene due progetti molto belli, quello di Desideri e quello di Casamonti. Ma Casamonti non ha preso 54, e neanche 50. Era molto bello ma ha preso 43, dodici punti in meno. Quindi era molto bello ma anche un po’ brutto. Nel frattempo il progetto perfetto di Desideri è stato talmente cambiato che c’è stato aggiunto perfino un museo. Di cui nel bando non c’è traccia. Questo non lede il principio di par condicio e di concorrenza fra le aziende e gli studi professionali che hanno partecipato alla gara? Magari uno di loro, se avesse saputo che poteva spendere molto di più, e anche fare un museo, realizzava una proposta diversa. Più bella, da 56, diciamo. Però nessuno dei perdenti risulta al momento aver fatto ricorso al Tar: lo minaccia, furibondo, Casamonti nelle intercettazioni, ma non si sa se poi lo ha fatto davvero e, nel caso, che fine abbia fatto. Accettato? Respinto? In attesa? 3) Perché nel bando c’è un «ma». Un «ma» scritto anche in neretto, una frase che autorizza tutto e il suo contrario. L’aggiudicatario della gara diventa provvisorio, e la Commissione giudicatrice può dare indicazioni di cambiamenti per adeguare e completare il progetto. Così quello che si è sostenuto all’inizio della stessa pagina, che è la quattro, viene negato alla fine. Il progetto non è più esecutivo, diventa modificabile, e da qui diventano variabili anche i costi. Che dagli iniziali 82 milioni sono ora 150 soltanto per terminare il primo lotto, e diventano 236 per farlo tutto. 4) I soldi naturalmente non ci sono. Venti milioni li ha messi lo Stato, quaranta li metterà la Regione oggi. Fanno sessanta milioni di soldi veri. Poi: lo Stato dice che è pronto a metterne altri 34, il Comune altri 40 (7,5 di questi sono dello Stato) vendendo il vecchio teatro Comunale che infatti è all’asta. Ma la prima è andata deserta, la seconda è il 3marzo. Vedremo. Comunque, anche facendo finta che ci siano tutti, è la somma che fa il totale come diceva Totò, e qui il totale è 136: non bastano neanche per il primo lotto. Così anche l’inaugurazione del nuovo Maggio rischia di diventare una farsa. Aprirà, garantiscono, il 21 dicembre 2011. Dodici giorni di grandi concerti: già si parla di Mehta, ovviamente, ma anche di Abbado e di Muti. Poi chiuderà, non per qualche giorno, ma per un anno. Riapertura nel novembre 2012. Come la posa della prima pietra, ricordate? Una bella cerimonia, senza la prima pietra. Oggi la Regione firma il protocollo con lo Stato, e versa quaranta milioni, che sono soldi nostri e che sono fra quelli certi. Fermarsi ora vorrebbe dire mettere a rischio la realizzazione del nuovo teatro comunale e, anche se ci sarebbero tutte le ragioni per farlo, questa città non ha certo bisogno di un’altra incompiuta. Ma non accorgersi che questa storia è pessima, e che rischiamo di avere una incompiuta lo stesso, sarebbe colpevole (oltre che assai caro). Eugenio Tassini

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