2010-02-21 21:55:15
><p style="margin-bottom: 0cm;">[La Nazione Firenze, 21/02/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Dirimere le competenze, dividere i 20 grandi faldoni, ripartirsi indagati, arresti, tangenti, regali e appalti. Sarà questo il compito primario della terza settimana che sta per aprirsi davanti all’inchiesta sul «sistema gelatinoso», sulla cupoletta che sceglieva a tavola o in centri benessere a chi assegnare le opere del G8 alla Maddalena, dei Mondiali di nuoto e della ricostruzione dell’Aquila. Non sarà una ripartizione facile: ci sono quattro procure in ballo, ovvero Firenze, Perugia, Roma e L’Aquila. La primogenitura dell’inchiesta spetta a Firenze, con gli investigatori del Ros che si sono sobbarcati una mole immensa di lavoro, partendo dalle intercettazioni per Castello (già nutrite di per sè) e allargando a macchia d’olio le persone da controllare sia telefonicamente che con pedinamenti e appostamenti. Quello che è emerso è un’enciclopedia dell’appalto facile, con schizzi di fango che hanno toccato moltissimi personaggi di primo e secondo livello. E Rolex d’oro, vacanze all’Argentario e a Cortina, macchine, divani e poltrone, ristrutturazioni di ville, massaggi e festini a Venezia, oltre alle solite valigette di banconote, che rappresentano la sostanza delle accuse di corruzione.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Spira un vento che farebbe pensare a nuovi arresti, soprattutto dopo aver letto le carte e aver assorbito quello che gli indagati si sono detti al telefono. Ma dagli uffici di viale Lavagnini e piazza della Repubblica partono inviti alla calma. Il prossimo appuntamento è quello al tribunale del Riesame. Martedì sono fissate infatti le udienze sui ricorsi presentati dai difensori dei quattro arrestati (Angelo Balducci, Fabio De Santis, Marco Della Giovampaola, Diego Anemone) contro i provvedimenti cautelari. Ma anche i ricorsi presentati da alcuni indagati a piede libero per i documenti sequestrati. Carte, queste ultime, sulle quali i magistrati toscani hanno dedicato molte attenzioni negli ultimi giorni. E’ possibile anche che qualche ricorrente rinunci e aspetti i passi dei magistrati.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Cosa può restare a Firenze della grande inchiesta? Sicuramente il dossier sulla Scuola dei Marescialli a Castello. Ma è un’etichetta che dice poco. Perché quelle migliaia di pagine di intercettazioni partono da due grandi delusioni per aver perso il concorso del Parco della Musica. La prima delusione è quella dell’architetto Marco Casamonti, il famoso dialogo con il collega Paolo Desideri («una telefonata sciagurata» l’ha definita il professionista romano), che ha avuto il merito di dare il titolo all’inchiesta sulla gelatina. Battuti a Firenze per il Maggio, la coppia Giafi-Casamonti si rifà alla Maddalena ad agosto, con la ristrutturazione dell’ex ospedale in hotel a cinque stelle per gli 8 grandi. Appalto che lievita subito da 46 a 73 milioni, con Casamonti che chiede 2 milioni di euro di parcella e che dice di «esser andato lì per riparare ai danni fatti dagli architetti di Berlusconi».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La seconda delusione è quella di Riccardo Fusi. Assieme a Vincenzo di Nardo, matura la convinzione che la Btp, se vuole vincere appalti importanti, deve farsi amici romani. E nel febbraio del 2008 dà il via alle mosse diplomatiche che faranno nascere la «cupoletta». Il 18 febbraio 2008, secondo i Ros, si cementa il patto con Francesco Piscicelli, che poi porterà ai colloqui con il provveditore alle opere pubbliche della Toscana, Fabio De Santis e ai tanti interessamenti di dirigenti e funzionari che hanno lavorato sul corposissimo dossier della Scuola dei Marescialli. E’ questo il tasto che sarà pigiato con forza dai magistrati fiorentini. Il reato più grave è quello associativo, con il contorno di personaggi legati alla malavita organizzata e i rapporti tra Piscicelli e alcuni camorristi. Oltre al ruolo cruciale che il faccendiere recita per convincere i dirigenti del ministero a togliere l’appalto della Scuola di Castello alla Astaldi per restituirlo alla Btp.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Non dovrebbe essere difficile dirimere la competenza su questo punto. Il ruolo del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, la mossa che ha generato la trasmissione degli atti a Perugia, non ha assolutamente toccato la «partita dei Marescialli». Proprio per colpa della fuga di notizie innescata da Toro e famiglia nei confronti di alcuni osservati speciali (in particolare Diego Anemone), l’inchiesta ha subito l’accelerazione degli arresti, con tanti aspetti ancora da chiarire. Valga per tutti il passaggio della Scuola di Castello. Per mesi Riccardo Fusi, Fabio De Santis, Francesco Piscicelli, Angelo Balducci e tutta la cricca del ministero, studiano procedure, passaggi, accordi da sottoporre alla Astaldi e norme da piegare per raggiungere il fine. E quando il fatto sembra compiuto, il primo febbraio con la disdetta dell’appalto, previo pagamento di 65 milioni di euro alla Astaldi per i lavori già fatti, ecco che quel castello salta in aria. Riccardo Fusi già pensava di chiedere 17 milioni di euro (metà del lodo arbitrale) e una revisione dei prezzi del 26 per cento. Un lavoro da oltre 250 milioni di euro che avrebbe ridato ossigeno alla Btp in debito di aria finanziaria. Ma gli arresti hanno spezzato il suo sogno.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Le dimissioni di Fusi, altre possibili iscrizioni nel registro degli indagati, altri appalti sotto osservazione (come quello di villa Salviati, dei Grandi Uffizi e dello stesso Auditorium del Maggio) e scintille politiche per ora sopite, saranno il menu dei giorni che verranno. E sarà un menu appesantito dalle 40mila pagine raccolte dai Ros, oltre a tutti i documenti sequestrati.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">di Amadore Agostini e Pino Di Blasio</p>
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Redazione

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