La cricca era a L’Aquila. Bufera sugli appalti

  • Tempo di lettura:4minuti

2010-02-18 07:45:12

>[Il Manifesto, 18/02/2010] Non più tardi della scorsa settimana, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta ha negato che nessuno degli indagati sia mai stato coinvolto negli appalti per l’Aquila. Ma a leggere le intercettazioni disposte dalla procura di Firenze, salta fuori non solo che alcuni degli indagati sono stati ricevuti proprio da lui e proprio nel suo ufficio, prima di ricevere un consistente appalto sulla ricostruzione. Ma che uno dei principali indagati durante l’incontro chiama un creditore della famiglia Verdini per offrirsi di pagarne un debito di quasi 200mila euro. Per capire com’è andato quell’incontro bisogna seguire il filo ricostruito dal Ros di Firenze. Che nota subito come ad occuparsi della costituzione del consorzio da coinvolgere nella gigantesca spartizione che si annuncia per il dopo terremoto, è il coordinatore pdl Denis Verdini in persona. Il banchiere prestato alla politica organizza rapidamente l’incontro con Letta. L’accordo è per il pomeriggio del 12 maggio. E quel pomeriggio Fusi, il presidente del consorzio Btp favorito dallo stesso Verdini, conferma l’appuntamento anche ad un’amica: «Sono a Roma perchè sono qui a Palazzo Chigi, sono da Letta in sala d’attesa». Sono le cinque emezza. Un’ora dopo la telefontata all’amica, presumibilmente all’uscita o addirittura durante l’incontro con Letta, Fusi chiama un imprenditore amico e gli annuncia che si prenderà cura di un debito di 186mila euro intestato al fratello di Denis Verdini, Ettore, commercialista e amministratore di diverse aziende toscane tra cui questa, Il Castello di Signa. «Guarda … senti… ora sono a Roma, chiamami te la racconto per bene … mi tocca pigliarlo a me», dice Fusi all’imprenditore Taiuti: «Allora … io tu lo sai … a te dico la verità. Ettore Verdini ieri… quindi tu caschi bene … ieri ha tirato fuori un foglio con la sua figliola di fronte … e c’era scritto … "Taiuti… 186.000 euro"». In breve Fusi convince l’imprenditore che da questo accordo non potrà che guadagnarci, tanto Verdini «ha più passivo che attivo». Inutile ripetere che non più tardi di ieri, sui principali giornali, Fusi ha spiegato di non aver «mai pagato un euro a Verdini»: «Solo, gli rompevo solo le scatole dalla mattina alla sera». In effetti, come racconta questa telefonata fatta nei pressi degli uffici di Letta, il pagamento sarebbe in favore di un imprenditore «creditore» del fratello di Verdini. Di certo, l’accordo va a buon fine. Alle sette, un socio in affari di Fusi lo chiama «per riportargli la viva soddisfazione degli amici aquilani, facendo evidentemente riferimento all’esito dell’incontro a palazzo Chigi che si è appena concluso ». Quindi Fusi chiama un altro socio, Bartolomei, e lo informa che è andato tutto per il meglio. E che ilmerito è di Denis Verdini: «Anche quello che s’è visto ieri (riferimento all’on. Denis Verdini, ndr), se facesse sempre come oggisi sarebbe i primi in classifica. Quindi niente, sono uscito ora». Tre giorni dopo, all’Aquila, si costituisce il Consorzio Federico II che raccoglie i vertici della Btp (Baldassini, Tognozzi, Pontello) e quindi Fusi e Vincenzo Di Nardo, assieme ad imprenditori aquilani come Barattelli Ettore e Carlo assieme a Emidio Vittorini. Il consorzio ha intascato – scriveva ieri Il Centro – 12milioni di euro dalla prima fase della costruzione.Ha lavorato alla costruzione dei moduli scolastici, al restaturo degli alloggi della caserma Pasqauali, alla messa in sicurezza e al recupero delle opere d’arte nelle sede della Cassa di risparmio delal provincia dell’Aquila, già sede di rappresentanza della regione. La notizia che gli imprenditori indagati abbiano avuto diversi appalti nella ricostruzione dell’Aquila ha suscitato il pandemonio. Ieri, il sindaco, Massimo Cialente, si è tenuto sulle generali, chiedendo però più chiarezza possibile da parte della magistratura: «È importante collaborare con la magistratura, come con tutte le altre istituzioni territoriali che ci possono garantire trasparenza», ha detto spiegando poi che con ogni probabilità oggi stesso incontrerà il procuratore della città Alfredo Rossini, che due giorni fa ha chiesto alla Procura di Firenze l’invio degli atti sugli appalti del G8, previsto alla Maddalena e poi spostato all’Aquila. Ben più moderato, il commento sul ruolo di Gianni Letta, che pure compare in alcune intercettazioni significative. «Credo che Letta non fosse a conoscenza di quello che hanno rivelato gli ultimi sviluppi», dice Cialente difendendo la promessa che il sottosegretario ha fatto all’inizio dell’inchiesta sugli sciacalli «cacciati» dagli appalti: «E’ difficile pensare che il sottosegretario possa aver fatto affermazioni, ben sapendo che poteva essere smentito». <br />Sara Menafra

The following two tabs change content below.

Redazione

Il gruppo di redazione della rivista edita da perUnaltracittà