2010-02-27 08:30:01
><p>[La Repubblica Firenze, 27/02/2010] <br />Il tunnel sotto casa. Il terrore che crolli tutto, che la casa appena ristrutturata si riempia di crepe, l´incertezza, la rabbia, la mancanza di informazioni: «Chi si chiama se succede qualcosa? Chi ci ripaga dei danni eventuali? Non crolla mica tutto vero? E perché nessuno viene a dirci nulla? Che sono questi testimoniali? Non c´è un sito internet per informarsi?». E´ il viaggio tra i «condannati» della Tav, tra gli abitanti delle 250 case ad alto rischio che dovranno essere fotografate prima degli scavi (dovranno sottoporsi cioè ai cosiddetti testimoniali di stato) per poter chiedere risarcimenti in caso di danni, oppure seguite passo passo. Ma anche tra i residenti della «zona d´ombra», dei palazzi fuori dalla mappa del pericolo ma troppo vicini alla verticale del tunnel o alla stazione sotterranea dei Macelli per dormire sonni tranquilli. Da viale Corsica a via Masaccio, da viale Lavagnini a via San Gallo.<br />Enrica Zanzi, designer, abita in un delizioso appartamento di viale Corsica 96, il balcone affaccia proprio sulla ferrovia, la talpa della Tav scaverà sotto il suo palazzo, uno dei 164 da monitorare day by day. Ma lei casca dal pero: «Testimoniali? Monitoraggi? Ma che dite, qui nessuno sa nulla. Ogni giorno mi trovo un geometra in casa col righello? Ma dai, non si sprofonderà mica? Questa casa l´ho arredata io, ci tengo. Sentiremo tremare immagino: ma solo quando questa talpa ci passa sotto i piedi o anche dopo quando passeranno i treni?». Ina Tramm, insegnante di tedesco, vive cento passi più in là, ultimo piano di viale Corsica 105, anche casa sua è nella «black list»: «Io nel progresso ci credo, la Tav mi piace, tendo a non preoccuparmi finchè non vedo i disastri: certo però ho ristrutturato la casa da poco, delle piccole crepe ci sono già, si allargheranno? Nessuno è passato a dirci nulla». Vincenzo Dammiano, avvocato, abita in via dell´Arcovata 29, il suo palazzo è fuori dalla mappa ma di fatto a meno di duecento metri sia dalla verticale del tunnel sotterraneo che della stazione Foster dei Macelli: «Cosa devo fare? A me il testimoniale di Stato non me lo paga nessuno, ma mi conviene lo stesso farlo? E quando? Certo di fronte a casa mia c´è la nuova scuola Ottone Rosai, l´hanno finita da poco, penso di poter stare tranquillo no». «Guardi qui, la mia casa non è compresa fra quelle a rischio eppure quella accanto potrebbe crollarmi addosso, che faccio? Cos´è per loro questa palazzina, un cono d´ombra, un ologramma?», protesta dal viale Lavagnini 36 Anna Lari, che il testimoniale dovrà pagarselo da sola rivolgendosi a un professionista. Come Simone, proprietario di un appartamento nel condominio Sangallo di via Pier Capponi 78, fuori per un pelo dalla mappa del pericolo: «Vivo nell´incubo da 20 anni, dai primi carotaggi. Per motivi familiari non ho potuto vendere l´appartamento ma l´avrei fatto volentieri come hanno fatto già molti. Le Ferrovie hanno sempre detto che a correre rischi sono i palazzi a 100 metri dagli scavi sotto terra per cui io mi rivolgo alle migliaia di persone che vivono nelle case incollate a quelle a rischio: occhio, nemmeno voi siete al sicuro». «Che succede se il mio vicino non fa il testimoniale e poi casa mia subisce danni a causa sua? Con chi mi rifaccio io?», si chiede Simone.<br />Giampaolo Tassi, viale Belfiore 58, il suo palazzo è a rischio: «Ma è davvero finita? Non dovevano cambiare tracciato al tunnel e spostare la stazione da un´altra parte? Un anno fa con l´amministratore di condominio avevamo pensato di farci fare una perizia da un tecnico, ora ci conviene aspettare, se è vero dovrebbe essere gratis, ci sarà da crederci?». Matteo e Alessio, stesso palazzo: «Ma se ci spuntano le crepe in casa i lavori si fermano?». In viale Lavagnini molti cascano dalle nuvole: «Davvero scaveranno qui sotto? Ho preso in affitto l´appartamento da sei mesi, mica me l´avevano detto», sgrana gli occhi Roberto Mucci del civico 23. «Ma è già deciso tutto? No perché se c´è da votare io darò un parere contrario», aggiunge. «Finirà come a Bologna, come nel Mugello: case crepate, smog, polveri, un macello», teme Daniele Benvenuti del bar Robiglio. Via Masaccio è l´altra arteria sotto cui la talpa scaverà il tracciato per i super treni. «Continuano a ripetere che il progetto è sicuro, che la Tav non provocherà danni né dissesti ambientali ma l´annuncio di un monitoraggio costante sulle nostre case denuncia esattamente il contrario», si arrabbia Giancarlo Bonaiuti, operaio, 58 anni, che abita al civico 233 dal 1978 e da un paio d´anni è iscritto ai comitati no Tav. Maria Giovanna Laugelli, via Masaccio 229, di fronte all´Esselunga: «I controlli prima durante e dopo i lavori? Ma a chi la raccontano? Nessuno muoverà un dito finché non crolla un palazzo». Proprio quello che aspetta la famiglia Mancini di via Reginaldo Giuliani. Casa loro (il civico 159) sarà buttata giù ma non si sa quando: «Aspettiamo», si affaccia alla porta la proprietaria senza però apparire preoccupata.<br />Riccardo Mignani, titolare del bar San Gallo in piazza della Libertà 34r, afferra la mappa dei rischi svelata da Repubblica e sgrana gli occhi: «Non ne sapevo niente, nessuno mi ha informato di questi lavori». All´oscuro di quanto sta per accadere sono anche i suoi vicini di fondo: Stefano del salone di parrucchiere "I Masinto" («A fine anno mi scade il contratto, non so proprio se lo rinnoverò»), e Francesca Di Lorenzo, che gestisce il negozio della «3» all´angolo con viale Don Minzoni: «Questi edifici appartengono tutti a Fondiaria, speriamo che almeno loro sappiano dirci cosa succederà». In via Bonifacio Lupi 35 una donna si affaccia sospettosa dalla porta di un appartamento elegante: «Guardi, noi sappiamo che il tunnel passerà qua sotto solo perché ci siamo mossi per conto nostro, ma di comunicazioni ufficiali non se ne sono viste». Il coro dei «non so niente» continua in via San Gallo, fra gli abitanti dei palazzi più vicini a piazza Libertà: «Siamo stati a pagare l´affitto pochi giorni fa e il proprietario non ci ha detto nulla – allarga le braccia Michele Campanale nella libreria dell´usato al 195r, di cui è titolare la figlia – già le cose vanno male, adesso ci fanno pure passare il tunnel sotto il negozio e nessuno si degna di farcelo sapere. Firenze è una città fortunata, le calamità l´hanno sempre lasciata intatta. Dovevano arrivare le Ferrovie». Chiunque avesse bisogno di informazioni scriva una mail a osservatorioambientale-figmail.com. (Hanno collaborato Mario Neri e Gaia Rau).<br />di Ernesto Ferrara

Redazione

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