I veri risultati dello scudo fiscale

  • Tempo di lettura:4minuti

2010-03-09 10:40:36

>[Il Fatto Quotidiano, 09/03/2010]<br />Nei giorni scorsi abbiamo assistito a una delle ennesime  operazioni di manipolazione informativa  da parte del Governo, riguardo ai risultati  del provvedimento di scudo fiscale per i capitali  espatriati. La questione è importante perché lo “scudo fiscale” ha di fatto rappresentato una vera e propria  forma di condono per tutta una serie di operazioni di  evasione fiscale, consentendo a chi aveva esportato  capitali all’estero di mettersi in regola pagando soltanto  una piccola tassa e avendo in cambio la garanzia dell’anonimato e l’immunità da ulteriori accertamenti  fiscali da parte dello Stato. In Italia l’evasione fiscale  è stimata pari a circa  100 miliardi di euro  l’anno. L’economia  sommersa, cioè la  quota del sistema economico  che non paga  tasse, contributi previdenziali  (e spesso è  del tutto illegale) è stimata  pari al 25-27 per  cento del Pil (nessun  altro paese avanzato  ha una quota così alta  di economia in nero).  Il ricorso periodico a  condoni fiscali non è  certo il modo migliore  per convincere gli  evasori a pagare le tasse; al contrario, il segnale  che si manda è  che non conviene pagare le tasse perché tanto prima o  poi arriverà un nuovo condono e ci si potrà mettere in regola pagando un piccolo obolo. Come puntualmente  avviene quando al Ministero dell’Economia è insediato  Giulio Tremonti. Il ministro Tremonti aveva dichiarato,  con grande enfasi, che lo scudo fiscale avrebbe  fatto rientrare in Italia un fiume di capitali che sarebbero  serviti per fornire liquidità alle imprese e alle  famiglie italiane vittime delle rapaci banche italiane.  Ebbene, come sono andate le cose? Secondo i dati diffusi  dal Ministero dell’economia, a fine dicembre  2009, l’ammontare complessivo delle attività segnalate nell’ambito del provvedimento di scudo fiscale  sarebbero state per il 2009 pari a 95 miliardi di euro.  Quindi un grande successo del governo e una buona notizia – secondo il Governo – per le imprese e le famiglie  italiane. A febbraio però la Banca d’Italia, che ha  il compito istituzionale di stilare la Bilancia dei Pagamenti  dell’Italia, ha diffuso i dati relativi ai movimenti dei capitali (che rappresentano una delle sezioni della  Bilancia dei Pagamenti, per l’appunto). La Banca d’Italia ha fornito dati più accurati e ha fornito un quadro  molto più oggettivo di quanto davvero è accaduto. Per  poter stilare la Bilancia dei Pagamenti la Banca d’Italia  deve infatti raccogliere informazioni che distinguano  tra operazioni che davvero comportano uno spostamento  di capitali (conti deposito, titoli, etc.) tra gli  altri paesi e l’Italia, e quelle operazioni che hanno sola  natura giuridica: si dichiara al fisco italiano l’esistenza  di un proprio conto titoli o deposito aperto presso  una banca svizzera di Zurigo, ma poi quei conti e relativi  soldi restano lì, a Zurigo e non vengono trasferiti  in Italia. Il primo tipo di operazioni, cioè lo spostamento  di soldi e titoli da un conto aperto a Zurigo a un  nuovo conto presso una banca di Milano possono essere  considerati “rimpatri” e possono essere registrarti  nella Bilancia dei pagamenti. Si tratta di “rimpatri  con liquidazione” : si disinvestono attività all’estero e  le si re-investono in Italia. Poi ci sono i “rimpatri senza  liquidazione” e le regolarizzazioni, si tratta in questo  caso di pure operazioni giuridiche: i soldi restano all’estero ma vengono o solo dichiarati al fisco o magari  affidati alla gestione di un intermediario che ha  residenza in Italia. Insomma, in questo secondo caso  le attività restano a Zurigo, non vengono effettivamente trasferite a Milano. Secondo i dati della Banca d’Italia, i “rimpatri con liquidazione”, cioè i fondi davvero  tornati in Italia, sono stati pari a 35 miliardi di euro e  non 93 miliardi come dichiarato dal Governo. Altro  che successo! Ma non basta. Il 97 per cento di questi  35 miliardi sono costituti da attività liquide che potranno  tranquillamente essere ritrasferite all’estero tra brevissimo, visto che in Italia vige la liberalizzazione  valutaria. Insomma lo scudo fiscale non solo è  stato un provvedimento dannoso sotto il profilo della  lotta all’evasione fiscale ma ha tutta l’aria di essere stato  un flop! E’ grave che il direttore dell’Agenzia delle  Entrate, Attilio Befera, dopo la diffusione dei dati della  Banca d’Italia abbia dichiarato che “I giochi statistici  possono essere diversi, ma è la somma che fa il totale.  Lo scudo fiscale 2009 si è concluso con uno straordinario  successo: 93 miliardi di euro rimpatriati in Italia  ad ogni effetto e 2 miliardi regolarizzati". Quali sarebbero  i giochi statistici? Quelli della Banca d’Italia  che chiama le “pere ”, “pere ” e le “mele”, “mele” o  quelli dell’Agenzia delle Entrate che invece decide di  rinominare le “mele” con il termine “pere ” e quindi  arriva a 93 miliardi di euro (“pere ”)?!  <br />Sandro Trento

The following two tabs change content below.

Redazione

Il gruppo di redazione della rivista edita da perUnaltracittà