2010-03-07 21:48:09
><p style="margin-bottom: 0cm;">[Corriere fiorentino, 07/03/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Con i tempi che corrono, con i commissari che vanno e vengono così come i soprintendenti, Antonio Natali, direttore della galleria più famosa del mondo (entrato agli Uffizi trent’anni fa esatti e mai più uscito) si può quasi considerare un superstite. Sicuramente, in questo momento di incertezza, un punto fermo. Anche se pure uno come Natali, ora, non ha altro da fare che attendere. Aspettare gli eventi. D’altra parte è come se gli Uffizi fossero una squadra di calcio che in sette mesi ha cambiato quattro allenatori. Prima l’ex soprintendente Paola Grifoni, poi Alessandra Marino, poi il commissariamento con Elisabetta Fabbri e dopo tre mesi appena un nuovo «esonero», con il presidente Sandro Bondi costretto a richiamare in panchina l’architetto Marino che dei Nuovi Uffizi, del progetto di ampliamento, quando arrivò a Firenze a settembre scorso, non fece nemmeno in tempo ad occuparsi.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Nel mezzo, fermo a pensare agli allestimenti delle sale della Galleria, c’è il direttore Natali. L’angoscia ora è quella dei tempi: «Questa è lamia preoccupazione principale. E io di natura sono sempre pessimista. Questa altalena di decisioni è frastornante e visti gli sviluppi sono felice di non esserne partecipe. A me interessa capire quando mi consegneranno le sale per gli allestimenti, quando questa vicenda dei Nuovi Uffizi avrà una fine. È ora di riflettere seriamente sulla durata di questi lavori».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Non prova angoscia, ma un senso di liberazione invece Antonio Godoli, anche lui una vita agli Uffizi, uno dei pochi superstiti dopo l’uragano commissariamento. Su proposta della soprintendente al polo museale Cristina Acidini, infatti, Godoli era uno dei tre direttori (operativi) dei lavori nominati dal commissario Fabbri. «La revoca del commissariamento tutto sommato, ora come ora, non la vedo come un fatto così negativo. Si potrebbe cogliere questo momento di vuoto per riflettere su un progetto che è stato fatto fuori dagli Uffizi. Il commissariamento è stata una cosa assurda— dice Godoli — è stato fatto per portare i Nuovi Uffizi nella Protezione civile, nella politica dei grandi eventi, delle grandi emergenze. Era ed è assurdo pensare, dopo decenni di discussioni, solo al "facciamo presto". Certo la durata dei lavori è ci preme molto, ma credo che di fronte ad un’opera dell’importanza dei Nuovi Uffizi non ci sia urgenza che tenga. In un restauro poi non ci possono essere cronoprogrammi, perché non ci sono tempi certi».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">I lavori alla Galleria, secondo il Ministero, dovrebbero terminare nel 2013; i tempi, dopo la revoca annunciata da Bondi, si fanno ancora più incerti («saranno più lunghi», dice Godoli). Perché per consegnare ufficialmente il cantiere dei Nuovi Uffizi nelle mani della soprintendente Marino servirà un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, dopodiché Marino dovrà nominare la «sua» nuova direzione dei lavori dove, chissà, potrebbe anche rientrare l’architetto Giorgio Pappagallo, l’ex direttore dei lavori che aveva seguito fin dalla nascita il progetto dei Nuovi Uffizi e che fu estromesso dal commissario Fabbri per far posto a Riccardo Miccichè, indagato poi per i fatti del G8 alla Maddalena.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Avanti e indietro. Ma come si spiegano Natali e Godoli l’«esilio» imposto a suo tempo alla soprintendente Grifoni? Una scelta fatta da Roma dopo che il provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis (arrestato nell’inchiesta sui grandi appalti) a luglio 2009 fu chiamato in causa per esprimere un parere sul contenzioso (costi aggiuntivi relativi a una variante di progetto) tra l’impresa Ati-Ccc e la soprintendente Grifoni. «Ancora oggi non mi sono dato nessuna spiegazione», dice Natali. «Il commissariamento, all’epoca, mi sembrò un fatto di immagine — spiega Godoli — fumo negli occhi per far vedere che il governo fa le cose. E questa mia interpretazione credo sia benevola ed ingenua». Ma cosa hanno provato Natali e Godoli nel leggere che alcuni personaggi della cosiddetta «banda della Ferratella» erano arrivati fino ai Nuovi Uffizi? «Non so che dire, sono sconcertato— dice il direttore della Galleria— però se mi guardo intorno non trovo un angolo di questo Paese che non abbia avuto riscontri di questa natura. Non mi meraviglio più di nulla alla mia età: sono, ripeto, sconcertato. D’altra parte ho vissuto una stagione in cui i politici si chiamavano Nenni, Pertini, Togliatti, De Gasperi. Questa è l’Italia ed io mi sono rassegnato a non pensare più alla quotidianità, ma ad aspettare per vedere cosa succede. Dunque sono sconcertato e sorpreso, come quando appresi del commissariamento».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">E Godoli? «In questi giorni ho provato un grande disagio specie nei confronti di una classe politica che non capisce il valore di certi beni. Che per gli Uffizi manda gente incompetente. Non restauratori o architetti, ma ingegneri…».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Un altro tema importante da affrontare è quello dei soldi. Si diceva che con il commissario sarebbero arrivati tutti i finanziamenti per concludere (in tempo) i lavori. Fabbri disse tra le altre cose che da Arcus sembrava che già fossero stati predisposti ulteriori venti milioni di euro. La cassa, i fondi per completare i lavori e pagare l’aziende, operai e contratti era nelle mani del soggetto attuatore che dopo il commissariamento doveva essere Mauro Della Giovampaola, poi arrestato per corruzione con De Santis e Balducci. La cassa ora dov’è? A Roma? È rimasta in soprintendenza alla Marino? Anche questa questione potrebbe allungare o comunque rallentare i tempi dei cantieri. La cosa che più di tutte preoccupa Natali: «Da inquilino degli Uffizi non ho mai sperimentato le lungaggini. Mi è stato promesso che a giugno sarebbero state consegnate le sale degli stranieri e i nuovi bagni al secondo piano. Aspetto e ci risentiremo. Il progetto Nuovi Uffizi è in sofferenza». E non è più un’urgenza.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">di Alessio Gaggioli

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