Verdini e Fusi insieme in una società? Il leader Pdl: «Le quote furono subito cedute»

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2010-03-04 07:54:19

>[La Nazione Firenze, 04/03/2010] L’onorevole Denis Verdini in società con il costruttore Riccardo Fusi? Le ricostruzioni dei carabinieri del Ros, depositate nei giorni scorsi alla procura di Perugia, si abbattono come un maglio a giorni alterni sui protagonisti dell’inchiesta sui cosidetti «Grandi Eventi».<br /> Ma stavolta la replica arriva a stretto giro di posta. Riccardo Fusi, ex presidente dell’impresa di costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello, «non ha mai avuto partecipazioni societarie» insieme all’onorevole Denis Verdini. Lo scrivono a chiare lettere gli avvocati difensori di Fusi, Alessandro Traversi e Sara Gennai, per conto del loro assistito, in merito ad alcuni articoli di stampa «ove si riporta che» Fusi «sarebbe stato in società con Verdini».<br /> «In particolare, prosegue la nota degli avvocati Traversi e Gennai, si precisa che «la Parved spa fu costituita il 28.2.2005 da Denis Verdini per il 98% e da Emanuela Corsini per il 2%. Il 6.11.2006 le intere quote (100%) furono acquistate da Riccardo Fusi e la sorella Milva Fusi e, successivamente, il 28.11.2006 fu modificata la denominazione sociale da Parved spa in Parfu spa e trasferita la sede a Prato, come da atti notarili stipulati dinanzi al notaio Nardone di Prato».<br /> Secca la replica anche di Marco Rocchi, il legale di Denis Verdini: «Nessun rapporto societario. Quella società venne creata dal mio cliente per motivi personali e poi le quote vennero cedute a Fusi. E’ una società rimasta sempre inattiva e che non hai mai svolto operazioni».<br /> E lo stesso Verdini ci va giù duro: «Leggo di rapporti societari con Riccardo Fusi rivelati grazie all’indagine della procura sulla gestione dei cosidetti ‘grandi appalti’. La società ‘Parved Spa’ è stata da me costituita e fino al giorno della cessione non ha mai visto la partecipazione societaria di Riccardo Fusi. La società e’ sempre stata inattiva. Per evitarne la liquidazione, non avendo più alcuna necessità per me, ho quindi deciso di cederne le quote all’imprenditore e amico Riccardo Fusi. Ho ceduto le quote e non ho più partecipato a nessuna azione della ‘Parved Spa’. Questi dati, o se si preferisce informazioni, appaiono dai certificati camerali». I dati, precisa Verdini «sono quindi, prima che accessibili, noti a chi abbia davvero interesse ad evidenziare la realtà delle cose, la realtà dei fatti. Ho risposto al procuratore della Repubblica su quanto mi è stato contestato. Non sta a me dire se l’incontro con l’inquirente è stato soddisfacente. Anche se lo penso. Resto comunque coerente con la mia idea di difendermi con fiducia nelle sedi processuali. Per questo chiederò all’autorità giudiziaria non solo la valutazione di iniziative diffamatorie in mio danno ma anche ogni utile accertamento al riguardo delle continue strumentalizzazioni di carte dell’indagine preliminare il cui rinnovato deposito nelle edicole, anziché nella segreteria del pubblico ministero o nella cancelleria del giudice, non è soltanto intollerabile. E’ giuridicamente inaccettabile».<br /> Tuttavia, scrivono gli investigatori del Ros, non può essere un caso che la Parved abbia sede in via Alfieri 5, a Firenze, «dove hanno sede numerose imprese del gruppo Fusi». E sul passaggio di quote fra Verdini e la Corsini da una parte e Fusi dall’altra, gli inquirenti del Ros sono ancora più chiari: «Fra gli atti rilevati in rete dall’Archivio ufficiale della Camera di commercio sia di Firenze sia di Prato, al momento, non è stato rilevato l’atto di cessione delle azioni dalla coppia Verdini-Corsini alla coppia Fusi, atto ritenuto di particolare importanza sia per stabilire la data della cessione delle azioni che gli strumenti di pagamento».<br /> Contestualmente ispettori della Banca d’Italia sono da alcuni giorni al lavoro a Campi nella sede del Credito Cooperativo Fiorentino, di cui Verdini è presidente. Un funzionario della banca è indagato per appropriazione indebita per un finanziamento alla Btp che, secondo la procura, sarebbe stato dato sulla base di una documentazione non veritiera riguardo le capacità dell’impresa di restituire la somma. Dal Credito si spiega che l’ispezione è una di quelle programmate periodicamente da Bankitalia. di Gigi Paoli<br />

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