Derivati, banche alla sbarra truffato il Comune di Milano

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2010-03-18 07:12:00

><div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">Derivati, banche alla sbarra truffato il Comune di Milano</div>
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<div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">[La Repubblica, 18/03/2010] MILANO – Dovevano aiutare il Comune di Milano a capire e a scegliere i finanziamenti più convenienti, con relativi contratti in derivati. Invece lo avrebbero solo truffato. Con questa ipotesi di accusa, il giudice per le indagini preliminari, Simone Luerti, ieri ha rinviato a giudizio quattro colossi del credito, Deutsche Bank, la svizzera Ubs, la statunitense Jp Morgan e la irlandese Depfa Bank, specializzata in finanziamenti alla pubblica amministrazione e negli affari immobiliari. E con le banche, imputate di non aver vigilato sui propri dipendenti, andranno a processo undici banchieri, presunti artefici della truffa, tra i quali Gaetano Bassolino della Ubs, figlio di Antonio, governatore della Regione Campania, e Simone Rondelli (Jp Morgan), indagato a Milano anche per la quotazione della Saras, l´azienda della famiglia Moratti, e diventato, dopo l´uscita da Jp Morgan, gestore delle ricchezze della stessa famiglia di petrolieri.</div>
<div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">I banchieri, che avranno l´onore di essere i primi al mondo a finire sotto processo per un caso di "derivati ed enti locali", non avrebbero agito da soli, ma, secondo le ipotesi del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, con la complicità di Giorgio Porta, direttore generale pro tempore del Comune di Milano e Mauro Mauri, esperto esterno della Commissione tecnica che ai tempi doveva valutare le condizioni della ristrutturazione del debito del Comune milanese. I fatti risalgono a giugno del 2005, quando il capoluogo lombardo era guidato da Gabriele Albertini, ma con la rinegozziazione dei derivati si sarebbero protratti fino a ottobre 2007, sotto la gestione del successore, Letizia Moratti. Il Comune doveva sostituire i prestiti elargiti dalla Cassa Depositi, controllata dal Tesoro, con un bond trentennale. Stando alla legge, il nuovo prestito, proposto e confezionato dalle quattro banche finite a giudizio, avrebbe dovuto essere più conveniente del precedente. E lo sarebbe stato se i banchieri e i manager del Comune non avessero «volutamente» ignorato il costo per la chiusura di un contratto derivato (da 96 milioni di euro) stipulato con Unicredit e legato ai mutui con la Cassa da estinguere contestualmente. Ad aggravare i costi per il Comune, si sarebbero aggiunti anche 52 milioni di euro di profitti (lievitati a 100 e sequestrati) che le banche avrebbero contabilizzato al momento della stipula e avrebbero realizzato vendendo il bond al Comune a un prezzo superiore (per 52 milioni appunto) rispetto al valore di mercato di quel giorno. Un meccanismo che gli istituti di credito sono soliti applicare in questo genere di contrattazioni e che, se venisse definito truffaldino dai giudici, potrebbe provocare un effetto a valanga anche negli altri casi in cui le banche sono in contenzioso con gli enti locali. L´ultima parte della truffa, infine, sarebbe consistita nel non assistere il Comune come un investitore inesperto, secondo quanto previsto dalla normativa inglese, in base alla quale sono stati stipulati i contratti.</div>
<div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">Gli istituti ovviamente professano la loro innocenza e confidano nel dibattimento, il Comune ha intenzione di costituirsi parte civile e chiedere i danni, mentre nel frattempo un pool di esperti starebbe studiando il modo per chiudere i derivati accesi col bond, che attualmente portano con sé un rosso da 180 milioni di euro, con nuovi contratti meno onerosi. Il processo inizierà il prossimo 6 maggio, davanti a un giudice della quarta sezione penale.</div>
<div id="_mcePaste" style="position: absolute; left: -10000px; top: 0px; width: 1px; height: 1px; overflow-x: hidden; overflow-y: hidden;">WALTER GALBIATI</div>
<div>[La Repubblica, 18/03/2010] MILANO – Dovevano aiutare il Comune di Milano a capire e a scegliere i finanziamenti più convenienti, con relativi contratti in derivati. Invece lo avrebbero solo truffato. Con questa ipotesi di accusa, il giudice per le indagini preliminari, Simone Luerti, ieri ha rinviato a giudizio quattro colossi del credito, Deutsche Bank, la svizzera Ubs, la statunitense Jp Morgan e la irlandese Depfa Bank, specializzata in finanziamenti alla pubblica amministrazione e negli affari immobiliari. E con le banche, imputate di non aver vigilato sui propri dipendenti, andranno a processo undici banchieri, presunti artefici della truffa, tra i quali Gaetano Bassolino della Ubs, figlio di Antonio, governatore della Regione Campania, e Simone Rondelli (Jp Morgan), indagato a Milano anche per la quotazione della Saras, l´azienda della famiglia Moratti, e diventato, dopo l´uscita da Jp Morgan, gestore delle ricchezze della stessa famiglia di petrolieri.</div>
<div>I banchieri, che avranno l´onore di essere i primi al mondo a finire sotto processo per un caso di "derivati ed enti locali", non avrebbero agito da soli, ma, secondo le ipotesi del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, con la complicità di Giorgio Porta, direttore generale pro tempore del Comune di Milano e Mauro Mauri, esperto esterno della Commissione tecnica che ai tempi doveva valutare le condizioni della ristrutturazione del debito del Comune milanese. I fatti risalgono a giugno del 2005, quando il capoluogo lombardo era guidato da Gabriele Albertini, ma con la rinegozziazione dei derivati si sarebbero protratti fino a ottobre 2007, sotto la gestione del successore, Letizia Moratti. Il Comune doveva sostituire i prestiti elargiti dalla Cassa Depositi, controllata dal Tesoro, con un bond trentennale. Stando alla legge, il nuovo prestito, proposto e confezionato dalle quattro banche finite a giudizio, avrebbe dovuto essere più conveniente del precedente. E lo sarebbe stato se i banchieri e i manager del Comune non avessero «volutamente» ignorato il costo per la chiusura di un contratto derivato (da 96 milioni di euro) stipulato con Unicredit e legato ai mutui con la Cassa da estinguere contestualmente. Ad aggravare i costi per il Comune, si sarebbero aggiunti anche 52 milioni di euro di profitti (lievitati a 100 e sequestrati) che le banche avrebbero contabilizzato al momento della stipula e avrebbero realizzato vendendo il bond al Comune a un prezzo superiore (per 52 milioni appunto) rispetto al valore di mercato di quel giorno. Un meccanismo che gli istituti di credito sono soliti applicare in questo genere di contrattazioni e che, se venisse definito truffaldino dai giudici, potrebbe provocare un effetto a valanga anche negli altri casi in cui le banche sono in contenzioso con gli enti locali. L´ultima parte della truffa, infine, sarebbe consistita nel non assistere il Comune come un investitore inesperto, secondo quanto previsto dalla normativa inglese, in base alla quale sono stati stipulati i contratti.</div>
<div>Gli istituti ovviamente professano la loro innocenza e confidano nel dibattimento, il Comune ha intenzione di costituirsi parte civile e chiedere i danni, mentre nel frattempo un pool di esperti starebbe studiando il modo per chiudere i derivati accesi col bond, che attualmente portano con sé un rosso da 180 milioni di euro, con nuovi contratti meno onerosi. Il processo inizierà il prossimo 6 maggio, davanti a un giudice della quarta sezione penale.</div>
<div>WALTER GALBIATI</div&gt

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