Dopo la Galileo, Firenze perde la rotta

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2010-06-07 07:52:40

><p style="margin-bottom: 0in;">[La Nazione Firenze, 07/06/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0in;">Grandi aziende che trasferiscono altrove parte della produzione. E’ l’ennesimo campanello d’allarme per il polo industriale fiorentino, che continua a perdere pezzi (o rischia di perderli) e in questo caso parte dei suoi pezzi più pregiati. La Galileo e la General Electric Transportation Systems sono i casi più recenti. Ma a queste realtà si affianca la vicenda Seves (produzione mattoni in vetro), 170 dipendenti, che rischia di morire e per la quale era stata fatta anche l’ipotesi Romania, e quella della ex Electrolux, oggi Isi, che vive una fase molto delicata: 370 lavoratori col fiato sospeso e voci di nuovi accordi con imprenditori spagnoli per l’eolico. Alla Galileo fa le valigie il comparto dei radar navali e terrestri, fiore all’occhiello dell’azienda. Verrà trasferito a Roma, alla Selex Sistemi Integrati. L’operazione rientra in un piano di riorganizzazione dei settori elettronica per la difesa e sicurezza e dello Spazio del gruppo Finmeccanica. Nello stabilimento di Campi Bisenzio sono circa 50 i lavoratori interessati: in base all’accordo non rischiano trasferimenti ma dovrebbero essere ricollocati in azienda. Il danno per l’area industriale fiorentina comunque resta: scompare un settore — quello dei radar navali e terrestri — che vanta qui una tradizione che risale al 1948. Non solo. C’è anche da tener conto dei contraccolpi sull’indotto. «Subirà senza dubbio ripercussioni pesanti», ha sottolineato Massimo Marroccia della Fiom Cgil, perché ci sono aziende che producono e investono in attrezzature e personale qualificato proprio nell’orbita della radaristica Galileo. E’ anche per questo che il sindacato ha fatto mettere nero su bianco la propria contrarietà all’accordo siglato il 1 giugno a Roma. Alla Ge Transportation, che nello stabilimento fiorentino occupa circa 180 dipendenti, c’è invece il pericolo che venga sviluppato a Catania — e non a Firenze — un progetto per lo sviluppo di nuove tecnologie per la sicurezza ferroviaria, mirate soprattutto all’alta velocità e alle metropolitane leggere di superficie. L’operazione è legata all’acquisizione in Sicilia di un finanziamento di 3 milioni di euro tramite i fondi strutturali europei, da aggiungere ai 50 milioni di dollari investiti da Gets. La sede di Firenze non avrebbe ricadute negative per l’occupazione ma è chiaro che localizzare altrove un progetto di questa portata solleva riflessioni preoccupate, visto che Gets — storicamente presente sul territorio fiorentino (ex Siliani) — è inserita in un contesto di altre aziende del settore come AnsaldoBreda a Pistoia e il polo ferroviario dell’Osmannoro. L’allarme è forte anche per il fatto che stiamo parlando di produzioni ad alto valore aggiunto: quelle su cui dovrebbe giocarsi la tenuta del sistema visto che le produzioni più «povere» viaggiano ormai verso i paesi in via di sviluppo, soprattutto in Asia. «Tante aziende vanno via da Firenze — ha detto Sergio Dolfi della Uilm — è un segnale preoccupante perché non si può vivere solo di servizi». Sul fronte della Ge Transportation System tuttavia ci sono ancora speranze che sviluppo e ricerca vengano potenziate a Firenze, evitando la soluzione Catania. «Chiederemo un nuovo incontro con la Regione — sottolinea Daniele Calosi della segreteria Fiom — Da quanto ci risulta sembra si sia aperto uno spiraglio e ci sia la disponibilità da parte dell’azienda a rivedere il progetto su Catania. La Regione da parte sua ha mantenuto le promesse, impegnandosi per evitare il depotenziamento del polo fiorentino dell’azienda». Sul piatto però andrà messo qualcosa di appetibile, per compensare la rinuncia ai 3 milioni di fondi europei in Sicilia. La Regione potrebbe intervenire allora stanziando risorse mirate a sostenere ricerca e innovazione per il polo ferroviario, in un «patto» che coinvolga anche l’università. «Siamo più fiduciosi di qualche settimana fa — aggiunge Calosi — ma aspettiamo comunque gli sviluppi». Le difficoltà della «nostra» industria sono confermate dall’ultimo rapporto sull’economia provinciale fiorentina nel 2009 (aggiornato con i dati di aprile 2010) fatto dall’ufficio studi della Camera di commercio. Il rapporto dice che «la produzione industriale è in caduta libera ormai da otto trimestri consecutivi» e ha chiuso il 2009 con un calo del 20,1%, trascinando verso il basso il valore aggiunto del manifatturiero, sceso del 12,3% dopo il calo del 3,6% nel 2008. Questa processo di fatto ridisegna la struttura per settori dell’economia locale, con il manifatturiero che perde sempre di più peso sul totale e oggi conta per il 17,3%, due punti al di sotto della media nazionale. L’industria dunque si sgonfia e sull’industria si concentra il calo dell’occupazione, con una flessione del 13,8% che corrisponde a una perdita di 14mila lavoratori. «Ma il manifatturiero — osserva Calosi — costituisce sempre il 50% del prodotto interno loro locale. E se c’è il rischio che aziende fuggano, ci sono anche casi come Laika, Pignone, Pirelli a Figline, che fanno ben sperare».</p>
<p style="margin-bottom: 0in;">di Stefano Vetusti

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