2010-05-05 14:04:58
>[ILCorriere Fiorentino,05/05/2010]<br />Tutto l’iter dell’Auditorium del Nuovo Maggio è contenuto in quattro cartelline che i carabinieri del Ros hanno sequestrato all’architetto Caterina Pofi, 35 anni, residente ad Anagni, consulente per «la progettazione e realizzazione del Parco della Musica e della Cultura di Firenze». I sostituti procuratori Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini per la vicenda della costruzione del Nuovo Maggio hanno già iscritto sul registro degli indagati alcune persone. Poi l’inchiesta è passata per competenza a Perugia, dove il Ros — dopo gli arresti e le perquisizioni dei mesi scorsi —ha inviato nuove informative: quella che riguarda il filone più «fiorentino» dell’inchiesta è datata 21 marzo 2010. E la conclusione del rapporto, inviato ai pm perugini Alessia Tavernesi e Sergio Sottani, è chiara: la documentazione sequestrata «fa emergere come l’importo dell’opera sia aumentato in maniera esponenziale a seguito della predisposizione del progetto esecutivo e di una successiva variante suppletiva, a fronte di una copertura finanziaria non ben definita, soprattutto per quanto attiene i 35 milioni di euro a carico del Comune di Firenze da trarre dalla vendita dell’attuale sede del Maggio Fiorentino. Operazione — scrive il Ros — che sta incontrando parecchie difficoltà in quanto la gara per l’alienazione del bene, indetta già per due volte, è andata sempre deserta, nonostante l’abbassamento della base d’asta». I segreti dell’appalto fiorentino vinto dalla Sac di Emiliano Cerasi, uno della «cricca di Veltroni», secondo lo sfogo di alcuni intercettati durante l’inchiesta, sono contenuti in quattro cartelline con la medesima dicitura: «Firenze». Coprono un arcotemporale che va dal luglio 2007 fino al 21 dicembre 2012. In totale i carabinieri hanno analizzato qualcosa come 298 documenti, alcuni dei quali «non ritenuti di interesse investigativo». Una miniera di informazioni che, da un lato, serve a puntellare alcuni dialoghi intercettati col riscontro di alcuni documenti, dall’altro a inserire la figura dell’architetto Pofi. Un nome non nuovo, almeno a Perugia: tra i destinatari di soldi gestiti dal commercialista romano Stefano Gazzani ci sono altri pubblici ufficiali, c’è proprio lei. Imagistrati perugini contestano al professionista capitolino «di aver emesso nel corso dell’anno 2009, in concorso con Michele D’Amelio, legale rappresentante della società ‘‘Mi.Da’’, fatture relative a operazioni inesistenti in favore di Della Giovampaola, Caterina Pofi, Valerio Sant’Andrea per un importo complessivo di un milione e 120 mila euro». E la «Mi.Da» è una società che compare proprio nelle carte sequestrate dal Ros. Società che torna anche nella vicenda degli assegni sequestrati all’architetto Pofi. In quelle carte compaiono documenti indirizzati all’ex sindaco Leonardo Domenici, all’ex governatore Claudio Martini, all’ex ministro Francesco Rutelli, così come all’ex soggetto attuatore dei Nuovi Uffizi Mauro Della Giovampaola e all’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, entrambi poi arrestati. C’è un particolare abbastanza curioso che emerge dalla lettura dell’informativa dei carabinieri. Si tratta di un incontro avvenuto il 23 luglio scorso all’interno del Provveditorato delle Opere pubbliche di Firenze, in via dei Servi, che ha come oggetto proprio il parco della Musica. Scrive il Ros: «Fra gli altri risultano come partecipanti l’architetto Elisabetta Fabbri (ex commissaria straordinaria per il Maggio, ndr), l’ingegner Fabio De Santis (arrestato), l’ingegner Enrico Bentivoglio, l’architetto Caterina Pofi, Bruno Ciolfi della Igit (considerato «vicino all’imprenditore Diego Anemome », poi arrestato ndr), Emiliano Cerasi della Sac Spa, l’architetto del Comune Maurizio Talocchini, l’avvocato Stefano Toro (figlio dell’ex magistrato romano Achille Toro, indagato da Perugia, ndr)». «Nel verbale della riunione— scrive il Ros—è riportato che l’ing. De Santis è l’autore del progetto preliminare; l’ing. Della Giovampaola riepiloga gli importi economici di progetto esecutivo che ammontano a 236 milioni per il progetto generale e a 153 milioni per il progetto del primo stralcio; l’ing. Della Giovampaola chiede a Talocchini se possa essere percorribile la strada della vendita dell’immobile sede del Maggio, nelle competenze commissariali che ovviamen- te si avvarrebbero di proce- dure non ordinarie». E ancora: i carabinieri hanno scovato una relazione, firmata dall’ingegner Bentivoglio, sulla perizia di variante suppletiva. «Per quanto attiene l’aspetto progettuale», scrive il Ros, ci sono «palesi problematiche idrogeologiche che sarebbero sorte in fase di esecuzione, ma evidentemente non tenute presenti in fase di progettazione sia generale che esecutiva». Che l’importante aspetto idraulico non fosse stato preso in alcuna considerazione lo si ricava da una conversazione dell’architetto Talocchini. È il 27 dicembre 2007, ancora si esaminano i progetti presentati dalle verie imprese e Talocchini dice al telefono: «Nessuno ha esaminato la sicurezza idraulica». Già, nessuno. <br />Simone Innocenti

Redazione

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