L´urlo di Mehta: "Un decreto poveraccio"

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2010-05-09 20:36:39

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<p style="margin-bottom: 0cm;">[La Repubblica Firenze, 09/05/2010]</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">«Questo è un decreto poveraccio. Scrivete al Parlamento, ai ministri perché non diventi legge». Anche Zubin Mehta indossa la coccarda gialla come tutti i lavoratori del Maggio, in questa seconda, ultima e unica replica della Donna senz´ombra di Strauss al Comunale. E, dal podio, prima di iniziare l´opera, si rivolge al pubblico foltissimo raccontando «con quale peso abbiamo lavorato negli ultimi giorni: non è stato facile, né per i musicisti dell´orchestra, né per i macchinisti, provare sapendo che gli spettacoli non sarebbero andati in scena. Ma da ieri ho un nuovo amico. Matteo Renzi, che ha fatto di tutto perché tornassimo in scena, perché suonassimo per voi, per Firenze. Stasera siamo di nuovo tutti insieme, felici. E vogliamo dire a Roma che non siamo d´accordo con questo decreto». E´ ovazione. Orchestra e pubblico battono i piedi. Dai palchi qualcuno grida: «Fuori Bondi», «Fuori Nastasi». «Lasciamo stare i nomi – incalza Mehta – loro passano. Noi restiamo». Prima dello spettacolo, Maggiodanza ha incontrato l´assessore alla cultura della Provincia Carla Fracci (presente anche il vicesindaco Nardella e l´assessore provinciale al turismo Billi) che ha promesso un tavolo sulla danza non appena si sarà insediato il nuovo consiglio d’amministrazione del teatro: «Dobbiamo rimboccarci le maniche e fare resistenza, la gente vuole le emozioni che la danza trasmette». Volantinaggio fuori dal teatro e nel foyer di platea, un grande cartello. Il contenuto è lo stesso e sottolinea la contraddizione tra il decreto Bondi e alcune importanti leggi italiane. Prima fra tutte il dettato costituzionale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">di Fulvio Paloscia

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