S.Marco è una centrifuga arancione

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2010-05-25 11:10:20

>[La Repubblica Firenze, 25/05/2010]<br />Le vibrazionei si sentono fin dentro al museo.  Da sei mesi perfino nelle stanze più sacre di Firenze, di fronte  a un Beato Angelico, risuona il via vai della «centrifuga arancione».  «Chiamiamo cosi piazza San Marco da quando hanno pedonalizzato  il Duomo. Per dare ai turisti un fazzoletto di città libero  dal traffico stanno facendo esplodere il resto. E tutto il resto,  in un modo o nell`altro, passa di qui», dice Giovanni Gabrielli,  meccanico in pensione dell Ataf in mezzo a un capannello di colleghi.  Comincia cosi il nostro viaggio nella mobilità  fiorentina. Da martedì 18 maggio. Cinque giorni per sperimentare  la qualità dei trasporti pubblici e capire come è cambiato  il modo di muoversi in città a sei mesi dalla rivoluzione voluta  dal sindaco  Otto mesi dopo aver chiuso al traffico la cattedrale,  i tempi dei tragitti sono raddoppiati. «Come  è cambiato? Bus che si accavallano, sempre strapieni, corse  che saltano, gente infuriata e buche che diventano sempre più  grosse», dice Giuseppe, studente a Scienze politiche appena sceso  dal 6 che ha preso in piazza Alberti. «San Marco è diventato  un imbuto»,  alza le spalle Marco sul 23. Autista da 26 anni e una sciatalgia cronica a suon di scossoni, è diventato un  tipo puntiglioso: «Vede, ora per arrivare alla fermata devo  aspettare che ripartano l’1, il 70, l’82, il bussino, il 6 e  il 10, scorrere avanti e sperare che il 14 e il 71 abbiano  già caricato. Quando piove, per fare 20 metri perdo anche un  quarto d`ora».  Un grumo di tracciati che si intersecano su  uno spicchio di 6 mila metri quadrati. E nessuno sembra l`avesse  programmato. Sulla «centrifuga arancione» ogni giorno convergono 27 1inee  diverse, alcune ancora provvisorie. Dei 314 autobus che escono  tutte le mattine dai depositi di viale dei Mille e via Pistoiese,  un centinaio sferragliano su questo quadrilatero. In tutto  1.838 passaggi giornalieri.  Un flusso continuo di mezzi e  persone «che non ha eguali in nessun altra città italiana»,  dice Gerardo,alla guida del 6B,32 anni, da tré «uno degli autisti  disperati dell`Ataf». «Tè lo dice uno che c`è nato: Firenze somiglia sempre di più a Napoli, dove "traffico" uguale "Far  West"».  «Sei un miracolato. Il lunedì, fra piazza Dalmazia  e l`ospedale, ci vogliono 20 minuti», confessa Antonio, al  volante del 14 che ci porta a Careggi con 15 minuti d`anticipo.  «Macché anticipo,  prima di questa ne sono saltate due», interviene  un passeggero vicino. «I ritardi li abbiamo assorbiti, ma i  tempi di percorrenza in alcuni casi sono raddoppiati», spiega  Simone al ritorno.  Lo sa bene Elena Nisi, liceale al Castelnuovo:  «Io abito all`Isolotto. Prima saltavo sull`1 e in 25 minuti ero  a scuola. Ora devo spezzare il viaggio in tré. Navetta da casa alla fermata della tranvia,  tranvia fino alla stazione e da li’ sperare di trovare un posto  fra 6,14 o 23. Alla fine, un`ora di viaggio». E non è finita. «No, perché le navette da casa alla fermata del tram passano  ogni 20 minuti». Dei 270mila passeggeri che circolano per  Firenze ogni giorno, gli studenti sono una porzione importante.  Orari precisi, autobus sempre gli stessi. «Perlopiù il 6»,  continua Lorenzo Sacco in S. Marco. «Campo di Marte, S. Frediano,  Centro: si fa tutte le scuole e i licei. Quando arrivano qui  sono strapieni, non c`entra neanche uno spillo. Nessun problema  a mezzogiorno, lascio passare uno o due bus e poi un posto strizzato in un angolo lo  trovo. Ma quando le lezioni finiscono all`una e mezzo, arrivare  a Fiesole può diventare un`odissea. In quella fascia oraria  le corse si fanno sempre più rade. Una volta sono tornato a  casa alle quattro».  Non si è più fortunati se il capolinea  è Santa Maria Novella. Sui duecento metri di via Valfonda,  lato McDonald`s, ci sono 5 paline. Dall`una all`altra 20 passi.  Ognuna vale per quattro o cinque fermate. In tutto 19 linee.  In più ci sono Cap, Lazzi e Linea. Tutti strizzati uno sull`altro:  in prima, seconda, e pure terza fila. Ieri, a mezzogiorno e  mezzo, erano in 18 i bus a sgomitare e sbuffare come bufali. «E mica si fermano dove trovano posto», ghigna Irene che aspetta  il 28, uno di quei bussoni lunghi 20 metri fatti a fisarmonica  che ora si è mezzo intraversato al semaforo. «No, ognuno deve  perforza arrivare alla sua palina. Che rabbia. Stanotte vengo  e gliele inverto tutte». <br />Mario Neri

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