Un’inchiesta rivoluzionaria da tramandare

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2010-05-12 10:16:45

>[Il Manifesto Firenze, 12/05/2010]<br />“Il sodalizio e la solidarietà fra gli indagati sono ancora intatti, quindi in considerazione dei legami profondi con soggetti di livello istituzionale elevato permangono i pericoli di recidiva e inquinamento delle prove. Un sistema così ben oliato e potente non si scardina certamente con tre mesi di detenzione”. Così scrive il gip Rosario Lupo, motivando il 5 maggio scorso l’ennesimo diniego alla richiesta di arresti domiciliari per Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, in carcere anche per l’inchiesta sull’appalto della Scuola marescialli carabinieri. Il giudice Lupo respinge poi un’analoga richiesta di arresti domiciliari per Fabio De Santis, ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana, osservando: “C’è un atteggiamento di totale chiusura nei confronti delle ipotesi accusatorie da parte di tutti gli indagati, non tenendo conto dell’inquietante contesto che emerge dagli oltre due anni di intercettazioni”. Di fronte ad una inchiesta così approfondita come quella avviata dalla procura di Firenze, per certi versi rivoluzionaria nell’ostinata ricerca di verità e di trasparenza sulle grandi opere sempre pagate a carissimo prezzo dalla collettività, e contro quello che il gip Lupo ha ben definito “sistema gelatinoso” di potere ai massimi livelli, sembra fare da contraltare ancora una volta l’atteggiamento dell’amministrazione fiorentina. “Il Comune si riserva la possibilità di chiedere i danni”, annuncia una tantum minimale il sindaco Renzi, intervenendo al Consiglio comunale dedicato al Maggio musicale fiorentino. Il sindaco guarda al Parco della Musica, sul quale si sta indagando, e dice semplicemente: “Chiediamo al governo che ci sia consegnato finito”. Poi, sulla Scuola marescialli carabinieri, il sindaco puntualizza solo una cosa: “L’allungamento dei tempi crea un danno evidente”. Meno male che arriva la frase di rito: “C’è piena fiducia nella magistratura, che farà le cose che deve fare”. Cioè quel controllo di legalità e trasparenza che il potere politico, a Firenze, non è riuscito a fare. Nonostante i tanti, evidenti segnali di allarme. <br />Riccardo Chiari

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