2010-08-03 16:45:39
>[Il Fatto Quotidiano, 03/08/2010]<br />Nel conclave di Palazzo dei Marescialli, Michele Vietti è entrato da Papa, ed è pure uscito da Papa. Le previsioni questa volta sono state confermate. Il neo vice presidente del Csm, avvocato torinese con la passione di famiglia per la sanità privata, ha già avuto un’esperienza a Palazzo dei Marescialli come consigliere laico del Pdl. Ma se n’è andato via un anno prima della fine del mandato per correre a Montecitorio nel 2001. Da consigliere, insieme ai colleghi pidiellini Bartolo Gallitto e Mario Serio, si attivò per un provvedimento contro i pm di Milano Margherita Taddei e Giulia Perrotti che stavano indagando su Paolo Berlusconi. Alcuni dei magistrati che lo hanno votato come ai tempi della Dc, “turandosi il naso”, si giustificano dicendo che in fondo anche se è stato il vice di Roberto Castelli, al ministero della Giustizia “è tra i meno peggio” ed è uno “con cui si può parlare ”. Ma più delle parole contano i fatti. Prendiamo per esempio l’ultima legge su misura per premier (e ministri), il legittimo impedimento . Vietti il 2 dicembre 2009 subito dopo la presentazione del testo Costa-Brigandì dichiara: “É come se non peggio del lodo Alfano”. Dopo poche ore però presenta il suo ddl solo in favore del presidente del Consiglio. Quando il 3 febbraio scorso a Montecitorio viene licenziato un testo che prevede il legittimo impedimento anche per i ministri, Vietti annuncia l’astensione dell’Udc ma rivendica la legge ponte (durata 18 mesi in attesa di un nuovo lodo costituzionale), e l’obiettivo di proteggere il Cavaliere dai processi: “Il premier si considera, a torto o a ragione, vittima di una sistematica e annosa persecuzione giudiziaria”, ma “senza l’alibi dei processi, Berlusconi deve governare… senza scappare dalla crisi con la scusa di scappare dai giudici”. Vietti d’altronde è abituato a soccorrere il premier. Insieme al collega Gaetano Pecorella, storico difensore di Berlusconi, è uno dei padri della depenalizzazione del falso in bilancio, approvata nel 2001. E nel 2004 Vietti si schiera contro eventuali modifiche della legge: “Sono contrario a cambiare di nuovo il falso in bilancio: una nuova riforma farebbe sospettare che la precedente sia stata fatta per salvare dal processo qualche imputato in particolare”. Nello stesso anno, l’11 dicembre, nel giorno della condanna a Palermo di Marcello Dell’Utri a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, invoca anche il privilegio di casta: “Va ripristinata l’immunità parlamentare, prevista saggiamente dai padri costituenti”. A metà gennaio del 2008 in un’intervista fa un’ammissione: la legge sul falso in bilancio “a Berlusconi tutto sommato qualche vantaggio glielo ha portato”. Per esempio l’assoluzione ai processi “All Iberian 2” e “Consolidato Fininvest” perché “il fatto non costituisce più reato”. Il 31 gennaio del 2008 durante la trasmissione di “Annozero” dedicata a Totò Cuffaro, condannato in primo grado per favoreggiamento al mafioso Michele Aiello, il neo vice presidente del Csm, difende il compagno di partito e nega la sua imminente candidatura a Palazzo Madama, rivolgendosi a Marco Travaglio: “E a lei chi glielo ha detto che candideremo Cuffaro al Senato? Spero non un informatore”. La notizia era su tutti i giornali. Il 10 settembre 2008, d’accordo con Niccolò Ghedini e Luciano Violante si schiera per un rafforzamento dei poteri della polizia giudiziaria a scapito dei pm: “La vera separazione non è quella delle carriere ma quella tra il potere investigativo e l’esercizio dell’azione penale”. Per Vietti non esiste il problema del controllo politico: ”L’anomalia è quella di oggi in cui il pm si va a cercare fior da fiore la notizia criminis e poi è costretto a coltivarla, mentre non si occupa di quelle che non va a cercare”. Concetto ribadito il 16 aprile scorso sul Foglio : “Bisogna porsi il problema di una riflessione sul potere dei pm”. Quanto al Csm, il numero due a Palazzo dei Marescialli è per una modifica della composizione “con una parte di nomina presidenziale che riduca il peso delle correnti”. E il peso dei politici? <br />Antonella Mascali

Redazione

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