2010-06-10 23:00:00
><p>[Il Firenze 11/06/2010] In tempo di crisi, precarietà e sacrifici c’è chi può godersi una liquidazione milionaria alla faccia della meritocrazia. È il caso degli ex-vertici di Acea, “premiati” in tre con totali 7 milioni di euro malgrado il crollo del titolo in Borsa. Si dirà, è il solito malcostume delle aziende italiane, che c’è di strano? Di strano e di grave c’è che questi “regali” vengono offerti dai cittadini utenti, costretti a pagare tariffe sempre più alte per un bene comune nonché diritto fondamentale come l’acqua. Acea infatti è una società di servizi idrici che fra l’altro detiene il 40% del capitale di Publiacqua, l’azienda partecipata dal Comune di Firenze che distribuisce l’acqua nella nostra città. E mentre i vertici si arricchiscono con le liquidazioni, i top manager con le trasferte, le società esterne con le consulenze, che cosa resta ai lavoratori? Meno delle briciole. Il nuovo Amministratore delegato infatti vuol togliere loro anche il premio produzione, malgrado la società abbia aumentato del 50% i propri utili, arrivati nel 2009 a 12 milioni di euro.</p>
<p>Insomma il modello privato, così efficiente e moderno secondo alcuni, mostra il suo vero volto, quello di una macchina per il profitto. In questa logica aumenta le tariffe, non ha interesse alla riduzione dei consumi e quindi non si impegna nella manutenzione di impianti e condutture, né tantomeno è tenuto alla ripartizione dei ricavi secondo criteri di equità.<br />Ce n’è abbastanza per cambiare idea e riportare l’acqua sotto il controllo pubblico? Noi pensiamo di sì.

Redazione

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