2010-07-20 08:22:05
>[La Repubblica Firenze, 20/07/2010]<br />La RU486 in Toscana verrà somministrata in regime di day hospital. Dal 6 luglio scorso le linee guida della Regione sulla pillola abortiva sono cambiate. Lo ha deciso il Consiglio dei sanitari, l’organo tecnico presieduto dal dottor Antonio Panti. Sulla stessa linea la Commissione di bioetica, che ha espresso il suo parere contrario al ricovero ordinario, indicato anche di recente dal ministero della Salute come unico regime ammissibile per dare il farmaco alle donne. La Toscana si smarca ancora una volta da Roma. La nostra regione è stata la prima ad usare la Ru486 dopo averla importata dalla Francia caso per caso. La struttura che ha aperto la strada è stata la ginecologia di Pontedera diretta da Massimo Srebot. Era la fine del 2005 e l’assessorato interpellò i professionisti per decidere le linee guida: venne indicato il ricovero ordinario di tre giorni. Malgrado questo, quasi tutte le donne a cui è stata data la pillola hanno firmato e sono tornate a casa. Comunque sia, fino al 7 luglio si è andati avanti nello stesso modo. Tra l’altro proprio sul punto del ricovero si sono concentrate le battaglie nell’ultima fase della lunga storia dell’approvazione della Ru486 da parte dell’Aifa. Dal Governo, specialmente dal sottosegretario Eugenia Roccella, si è pressato molto perché le donne rimanessero in ospedale per tutto il tempo che trascorre tra la prima somministrazione del farmaco e l’espulsione del materiale abortivo. Solo l’Emilia Romagna pratica da sempre il day hospital. Di recente le nuove linee guida del ministero hanno ribadito la necessità del ricovero. Quasi contemporaneamente la Toscana ha cambiato rotta. «Dopo l’approvazione dell’Aifa — spiega Panti — alcuni ginecologi ci hanno chiesto di rivalutare le nostre indicazioni. Abbiamo fatto un gruppo di lavoro con i capi dipartimento delle ginecologie della Regione. Siamo arrivati a un parere in cui si indica il day hospital. Anche se la donna torna a casa dopo aver preso la pillola, comunque resta sotto la responsabilità della struttura sanitaria. Ovviamente se medico e paziente decidono che sia più giusto un ricovero ordinario lo possono fare. C’è anche una questione di appropriatezza organizzativa, perché le strutture dovrebbero tenere da parte letti per queste donne, che invece non hanno bisogno di rimanere in ospedale». Panti critica le linee guida del ministero: «Hanno scritto che se la donna firma e torna a casa dopo aver preso il farmaco cessa ogni responsabilità da parte della struttura sanitaria. È una cosa deontologicamente vergognosa, perché se la donna cambiasse idea e chiedesse di rientrare in ospedale potrebbe sempre farlo. Ma le nostre linee guida prevalgono su quelle del ministero». <br />Michele Bocci

Redazione

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