TAV. Cantieri fermi, boom dei costi il tunnel sotterraneo ora rischia

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2012-07-20 08:49:51

><div><strong>Cantieri fermi, boom dei costi il tunnel sotterraneo ora rischia</strong></div>
<div><strong>Il costruttore: “Siamo soggetti a richieste di risarcimenti”</strong></div>
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<div>MARIO <span>NERI per REPUBBLICA FIRENZE</span></div>
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<div>LIEVITATI. I costi di costruzione della Tav fiorentina stanno crescendo a dismisura e alla velocità della luce. Dai 694 milioni dell’offerta con cui Nodavia si era aggiudicata l’appalto nel 2007 siamo passati a 890 milioni. Solo lo stop imposto alla maxi fresa Monna Lisa dall’incognita sul trattamento delle terre di scavo finora ha generato «danni pari a 5 milioni di euro». E le spese potrebbero crescere ancora. Anzi, «cresceranno inevitabilmente». E il costruttore è soggetto a possibili richieste danni dagli appaltatori. È lo stesso consorzio di imprese vincitore della gara a scriverlo in una lettera infuocata spedita il 3 luglio a Rfi e a Italferr, le due società committenti del gruppo guidato da Moretti.</div>
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<div>In sostanza, scrive Nodavia nel documento scovato da Ornella De Zordo, capogruppo di Perunaltracittà, fra costi indiretti e diretti, oltre 15 varianti progettuali, modifiche al cronoprogramma e ritardi, la spesa pubblica per il nodo fiorentino dell’alta velocità è aumentata del 30%. L’incremento sfiora i 200 milioni. E l’aumento contrattuale concesso dal committente, che ha aggiornato l’appalto a 750 milioni, «non è effettivamente esauriente ». Insomma, di soldi ne servono ancora. Anche perché Nodavia deve già fare i conti con un «azzeramento dell’utile di 9 milioni previsto dal contratto» e con «un deficit di oltre 140 milioni». «Ovviamente noi eseguiamo degli ordini – dice Alfio Lombardi, responsabile di Coopsette, una delle imprese del consorzio – gli aumenti non sono causa nostra».</div>
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<div>Monna Lisa sarebbe pronta a partire e a scavare i 7,5 chilometri di gallerie adatte ai supertreni, ma Ferrovie temporeggia. Ha deciso – scrive Nodavia – di non trattare 1.463.400 tonnellate di smarino che produrrà la talpa «come rifiuto ma di attendere il percorso giuridico-amministrativo per gestire il materiale come terra e roccia». Sì, perché per poter spedire le terre sulla collina di Santa Barbara bisogna aspettare il decreto ministeriale fermo a Bruxelles. Nella lettera, Nodavia propone di non perdere più tempo e accusa Rfi e Italferr di «mancata cooperazione». In sostanza, dice il consorzio, facciamo partire i lavori subito trattando le terre come rifiuto e poi, una volta arrivato il via libera dall’Ue, potranno essere trasportate nel Valdarno. Anche perché il tempo è denaro e se il blocco del cantiere perdurasse sarebbe «foriero di uno stallo idoneo addirittura a revocare in dubbio la stessa fattibilità dell’opera» e di «una possibile risoluzione del contratto per inadempimento» dagli appaltatori.</div>
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<div>Ma la crescita dei costi non sarebbe dovuta solo al congelamento dei lavori a Campo di Marte. La Tav è già in ritardo di 500 giorni (la fine era prevista nel 2014) «perché stiamo concordando con Rfi varianti impreviste – dicono da Nodavia – Fra le modifiche ci sono i progetti per Santa Barbara e stiamo rivedendo anche i consolidamenti per la Fortezza». «Abbiamo ricevuto la lettera – confermano da Rfi – stiamo analizzando tutto ciò che la società ha scritto, è una verifica complessa. Dobbiamo chiarire se le varianti apportate sono coerenti con le nostre indicazioni». «Quanto ci costerà alla fine quest’opera? – chiede De Zordo – È antipatico il ruolo delle Cassandre, ma l’avevamo detto: questi contratti sono fatti in modo da garantire, innanzitutto, un vertiginoso aumento dei costi, e cioè del debito pubblico. Per una volta non parliamo di impatti ambientali e danni agli edifici, ma dei nostri soldi. E proprio in tempi di spending review. Proprio mentre si tagliano pensioni, salari, si cancellano servizi, sanità, scuola, ci si ostina a fare un tunnel inutile. L’avevamo detto, ma ora è venuto il momento di fermarsi».</div>
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