Il Decreto Art Bonus, DL 83/2014 arriva dopo appena 8 mesi dalla conversione del decreto legge 91/2013 nella L. 112/2013 avvenuta nell’ottobre scorso, legge che, pur gettando un’ancora di salvataggio per il Maggio Musicale Fiorentino in corso di Liquidazione coatta amministrativa, portava con sé luci e (molte) ombre.
Come mai si è sentita la necessità di intervenire nuovamente su una materia che da pochissimo era stata oggetto di un intervento legislativo? Probabilmente si è cercato di dare delle risposte tramite uno strumento, direi assolutamente improprio, alle domande che le OO.SS avevano posto attraverso un interpello al Ministero stesso, su questioni che nella L.112/2013 non erano sufficientemente chiare.
Per tradurre in pratica gli effetti del Decreto Franceschini sulla Fondazione del Teatro del Maggio potremmo evidenziare, per esempio, la possibile vanificazione degli sforzi fatti dalle OO.SS. nel siglare gli accordi di ridefinizione degli integrativi aziendali, frutto di rinunce e di sacrifici per i lavoratori, (le solite, uniche operazioni che da sempre garantiscono grandi risparmi di entità certa e sostanziosa) che costituiscono parte essenziale ed integrante degli accordi sindacali previsti per il risanamento, poiché ciò è avvenuto nella vigenza della norma della legge 100/2010 che ne impediva la stipula. Del resto anche la legge 112/2013 imponeva dei tempi di marcia, addirittura una decadenza, poi successivamente non ritenuta vincolante, che metteva nelle condizioni di dover siglare gli accordi pena la Liquidazione Coatta Amministrativa immediata.
Altra considerazione, la più importante a causa delle possibili ricadute sul piano occupazionale, è il punto in cui viene definita la modalità con cui verranno gestite le eccedenze (che già erano state determinate per legge). Una prima scrematura dovrà avvenire attraverso l’estensione della norma della legge 7 agosto 2012 n.35 riguardo al possibile pensionamento di personale tecnico e amministrativo che maturerà i requisiti di legge pre-Fornero entro il 31/12/2012: un numero che si aggira intorno alle 4-5 unità a fronte delle 53 considerate in esubero. Dopodiché, per le eventuali ulteriori eccedenze, non si parla più di trasferimento presso ALES (società del Ministero dove è prevista la ricollocazione degli esuberi), come si recita nella L.112, bensì di apertura di una procedura di mobilità, con interruzione del rapporto di lavoro, perdita di diritti contrattuali e dei trattamenti economici e previdenziali che lo strumento del comando avrebbe invece consentito. Il comando o distacco avrebbe altresí consentito di mantenere la titolarità del rapporto di lavoro in capo alla Fondazione di appartenenza e l’eventuale possibilità di rientro, temporaneo o definitivo, presso la Fondazione nel caso si rideterminassero necessità organiche.
Si inserisce anche la possibilità di procedere ad assunzioni a tempo determinato pur nel perdurare del soprannumero, consentendo pertanto l’eventuale possibile sostituzione del personale a tempo indeterminato licenziato con assunzioni di lavoratori con contratti a tempo determinato.
Il combinato disposto di questi elementi porta alla conclusione che il progetto di destrutturazione del sistema si sta avvicinando al completamento: non si cerca di andare verso uno “svecchiamento” del settore favorendo l’uscita delle persone più “anziane”; al contrario si favorisce l’uscita dei giovani, ultimi arrivati (si fa per dire, dato che il precariato in questi settori è quasi storico) in totale controtendenza, verrebbe da dire, rispetto al grido di “largo ai giovani” che tutti i giorni ci viene proposto. In questo modo il teatro viene svuotato di quelle professionalità che avrebbero consentito il vero ricambio generazionale e il tramandarsi dei mestieri, quando, nell’arco dei prossimi 5-8 anni, il personale che con questa operazione presumibilmente rimarrà all’interno avrà accesso alla pensione. Nello stesso tempo con l’operazione “indeterminato fuori-determinato dentro” si precarizza totalmente un rapporto di lavoro che faticosamente negli anni si era conquistato spazio e dignità professionale, sapendo anche che le necessità per la realizzazione delle “produzioni stellari e di respiro internazionale”, inevitabilmente porteranno a ricorrere a società di fornitura di servizi.
Altro punto meritevole di attenzione è quello relativo alle Fondazioni con forme organizzative speciali poiché a tale riconoscimento è legato il tema del contratto unico e del contributo aggiuntivo a valere sul Fondo unico dello spettacolo (di seguito FUS ndr- L. 30 aprile 1985, n. 163). Questa operazione potrebbe essere definita come l’operazione finale di destrutturazione del settore, perché si definisce una redistribuzione a priori delle già esigue risorse del FUS con un criterio per il quale a chi ha meno bisogno si danno le risorse che si tolgono a chi invece di bisogno ne ha di più, e si fa implodere la tenuta della categoria per il moltiplicarsi dei CCNL di lavoro.
Il settore di fatto viene riformato, non attraverso un progetto condiviso dove tutte le parti in causa vengono chiamate per dare un contributo, ma avviando a chiusura, o ridimensionando fortemente, importanti realtà che si trovano a dover operare in un contesto territoriale ed economico meno favorevoli rispetto ad altre. Per quanto riguarda la Fondazione fiorentina potrebbe voler dire una capacità produttiva ridotta al periodo del Festival del Maggio Musicale Fiorentino.
Cristina Pierattini, dipendente della Fondazione Teatro del Maggio fiorentino in distacco sindacale nella Segretaria Slc-Cgil Area Vasta Firenze-Prato-Pistoia